Il South Learning debutta in Calabria grazie a La Rivoluzione delle Seppie
Architetta e cofondatrice dell’associazione La Rivoluzione delle Seppie, Rita Elvira Adamo racconta l’esperienza di South Learning, che in questi mesi ha portato un gruppo di studenti di architettura della London Metropolitan University a trasferirsi a Belmonte Calabro (Cosenza). Per sperimentare un nuovo metodo di apprendimento e contribuire al cambiamento culturale e sociale del borgo.
Sperimentare al di là dell’accademia. Si definiscono “nomadi digitali dell’ambito creativo” e lavorano in transdisciplinarietà in modo spontaneo e coerente: “Siamo abitanti temporanei costanti, perché abbiamo bisogno di evadere, di lasciare la grande città per sperimentare aree marginali ossia luoghi più fluidi, dove paradossalmente, è molto più facile attivare delle sinergie per la riattivazione culturale”, racconta ad Artribune Rita Elvira Adamo, architetta e cofondatrice dell’associazione La Rivoluzione delle Seppie, commentando la prima esperienza di South Learning che si sta svolgendo a Belmonte Calabro (Cosenza). Partita a ottobre, doveva durare fino a Natale, ma gli studenti londinesi, che ora vivono nelle case degli abitanti di Belmonte, vorrebbero prolungare la permanenza fino a maggio piuttosto che tornare a Londra a studiare dalla propria stanza. A ospitare le loro attività è lo spazio di coworking denominato Casa di BelMONDO. La ristrutturazione dell’immobile deve essere terminata, così da renderlo funzionale a ospitare sempre più persone: a questo scopo è attiva sulla piattaforma Eppela una campagna di crowdfunding per supportare il progetto architettonico curato da Le Seppie e dal collettivo Orizzontale.
INTERVISTA A RITA ELVIRA ADAMO
Che cosa s’intende per South Learning? Com’è nata l’idea e quali sono state le problematiche da affrontare anche in concomitanza della crisi legata al COVID-19?
South Learning è il punto di arrivo di un progetto che nasce nel 2016 a Belmonte Calabro e che consisteva in workshop brevi attivati in collaborazione con la London Metropolitan University. Quest’anno, vista la situazione Covid-19, gli studenti non sarebbero potuti venire nei periodi stabiliti. Così ho proposto che si fermassero a Belmonte per un periodo più lungo rispetto ai precedenti workshop: l’università ha accettato, organizzando il programma accademico in base a questa richiesta. Gli studenti vivono qui, svolgono attività in gruppo, sviluppano il loro progetto e seguono le lezioni da remoto: quindi l’esperienza è stata denominata “South Learning”. Anch’io mi sono trasferita a Belmonte e si è creata una reazione a catena per cui altri del nostro collettivo si aggregassero ad aiutare nel progetto. Oggi siamo in nove studenti e un buon numero di professionisti per un totale di quindici persone. Questo tipo di attività continuativa è sempre stata la nostra utopia, ma era difficile chiedere alle persone di trasferirsi a Belmonte Calabro in maniera permanente.
Quali sinergie sono state messe in campo per poterla realizzare?
Innanzitutto sono nate sinergie tra noi ideatori e collaboratori del progetto. Una seconda sinergia è quella fondamentale tra i professionisti e il mondo accademico: gli studenti sviluppano un progetto ideale ma calato in un contesto che sperimentano personalmente, a diretto contatto con lavoratori esperti e la comunità locale che rappresenta “la committenza”. Si tratta cioè di un processo di educazione e di crescita che nasce dall’esperienza che è molto diverso dalla didattica tradizionale.
E rispetto alla comunità locale?
Belmonte Calabro è un paesino di poco meno di 2000 abitanti con un’età media di 70 anni e con un background culturale completamente diverso da quello di un ragazzo che viene dalle grandi città. Di conseguenza non si mettono a lavorare con noi, non vengono alla festa sulla terrazza; è raro che partecipino ai laboratori o a un nostro evento di proiezione di un film, perché c’è una differenza di interessi, di tempi, di età che non possiamo cercare di forzare. Tuttavia la sinergia con gli abitanti del borgo si vede quando, dopo lo studio, gli studenti vanno al bar e si creano momenti di condivisione in maniera del tutto naturale: alcuni insegnano inglese alle persone del posto e, parlando, si scopre che qualcuno ci può dare delle mattonelle per i nostri lavori, che un’altra persona ci dà il contatto con l’idraulico. Il bar è il fulcro di queste occasioni, dove ci si conosce e si creano i legami.
Oltre alle lezioni universitarie da remoto, quali attività svolgono gli studenti?
Organizziamo attività tali che i ragazzi possano avere un immaginario completo della Calabria, che vada oltre la quotidianità vissuta nel borgo. Ad esempio uno storico e cantautore del paese ci ha portato in un tour raccontando storie inedite sui luoghi di Belmonte; facciamo poi rassegne cinematografiche sulla Calabria, passando da De Sica a Muccino. Infine la nostra Casa di BelMONDO è il luogo di ritrovo e socialità dove oltre a lavorare e studiare, cuciniamo, facciamo barbecue, mangiamo la pizza, vediamo un film, cantiamo col karaoke, qualcuno sa suonare la chitarra o l’organetto e allora iniziamo a suonare: è tutto molto spontaneo e fluido.
Quali spazi della città vengono maggiormente fruiti dai ragazzi durante il tempo libero? Quali stimoli e impressioni ha suscitato il borgo di Belmonte Calabro sugli studenti abituati agli spazi delle metropoli?
Il paesino di Belmonte si trova tra mari e monti e appena possibile andiamo al mare. Alcuni studenti si fanno ancora il bagno: nonostante sia dicembre durante il giorno arriviamo anche a 19-20 gradi, che per loro è un clima tropicale! Poi c’è la zona montana, con le valli, dove a metà novembre era periodo di funghi e quindi si poteva andare a raccoglierli oppure semplicemente si facevano delle passeggiate; ci sono tanti belvedere, dove potersi rilassare e guardare il tramonto. Queste attività ed esperienze danno luogo a impressioni sul borgo molto personali: sulla tranquillità, il fatto che tutti si conoscano, come si siano sentiti accolti, i ritmi più lenti, il fatto che non si debbano rinchiudere nelle metropolitane e che si possa uscire a piedi e a contatto con la natura.
BELMONTE CALABRO, TRA RECUPERO EDILIZIO E VALORIZZAZIONE
La rivitalizzazione del tessuto sociale ed economico può essere uno stimolo positivo per le aree marginali soggette a progressivo spopolamento. Nel caso di Belmonte le nuove modalità di fruizione degli spazi da parte degli studenti stanno influendo concretamente sul borgo? Se sì, con quali modalità?
Belmonte è uno dei pochi paesini sulla costa tirrenica che hanno ancora le poste sempre aperte e, molto tempo prima del South Learning, avevamo fatto la richiesta attraverso il Comune di Belmonte a Poste Italiane per avere il bancomat (altrimenti per ritirare si doveva andare fino ad Amantea, che è il paese più grande della zona). Casualmente proprio con l’inizio del South Learning, il 7 ottobre, le poste hanno aperto il primo bancomat in paese a Belmonte Calabro: questo è stato per noi un esempio di come l’economia locale stia crescendo. Dal punto di vista sociale invece vediamo che si stanno realizzando e radicando delle relazioni al di là del progetto, che ci sono una serie di attività culturali e di scambi anche non costruiti che automaticamente accrescono il welfare culturale di queste zone.
Altro fattore chiave per la rigenerazione dei borghi è il recupero edilizio nel rispetto dell’identità culturale e ambientale, oltre che la valorizzazione del patrimonio. Quali progetti sono stati messi in atto a Belmonte in questo senso?
Belmonte è molto attivo su questo fronte: si trova a dieci minuti dal mare, quindi non è un’area interna; è molto conosciuta a livello nazionale e internazionale per l’albergo diffuso e i B&B, e c’è sempre stato un forte turismo. Il nostro apporto è stato sicuramente quello di aver allungato la stagione, abbiamo fatto sì che questi luoghi non venissero visitati solo d’estate. In più c’è la Casa di BelMONDO, il nostro quartiere generale: uno spazio nato da un accordo di partenariato tra la London MET e il Comune di Belmonte con l’impegno e l’obiettivo della riattivazione del borgo. Dalla nostra parte abbiamo deciso di investire in questa struttura e ogni volta che torniamo contribuiamo a migliorarla. Adesso siccome c’è l’intenzione di vivere il paese sempre di più, siamo riusciti a ottenere due case da ristrutturare per creare ulteriori residenze. Sappiamo inoltre che alcuni abitanti di Belmonte vorrebbero ristrutturare le loro proprietà e affittarle, ma si tratta sempre di processi lunghi.
Rispetto all’esito che sta avendo questa esperienza, pensate di ripeterla in futuro e di applicarla anche in realtà simili?
A giugno, in collaborazione con La Cooperativa Sociale Il Delfino che si occupa dell’inserimento di giovani migranti nella società, doveva partire un progetto di riattivazione a Mendicino, un comune di 9000 abitanti, ai piedi del capoluogo calabrese e con un centro storico semi abbandonato. La proposta è nata da loro, poiché, partecipando ai nostri workshop, ne hanno capito le potenzialità: i ragazzi migranti che abitano questi luoghi sono altrettanto locali, anche se non nativi, ma grazie agli studenti di Londra conosciuti a Belmonte hanno avuto l’occasione di allargare i loro orizzonti. Il fine del nuovo progetto – che è stato temporaneamente interrotto causa Covid – è quello di riattivare un palazzo del Comune in modo partecipativo e di autocostruzione, che la comunità possa poi continuare a usare e vivere. La vicinanza di Mendicino a Cosenza è importante perché significa poter attrarre nel nostro progetto ulteriori personalità, ma soprattutto i giovani.
I PROGETTI PER BELMONTE CALABRO
Quali altri progetti sono stati e/o saranno attivati a Belmonte?
Adesso è urgente terminare la ristrutturazione della Casa di BelMONDO: è uno spazio molto grande, su tre piani; ci vogliamo focalizzare sul primo a cui già nel 2019 abbiamo rifatto i pavimenti, portato l’acqua e la luce – ma in maniera provvisoria –, abbiamo poi sistemato tre stanze, il bagno e installato il wifi. Adesso rimane un’altra metà da ristrutturare e una serie di lavori tecnici e di servizi per certificare l’abitabilità in modo tale che non sembri più un cantiere ibrido, ma sia completamente agibile e funzionale per ospitare sempre più persone e creativi e per ampliare l’esperienza del South Learning. A tale scopo, oltre a partecipare ai bandi ministeriali, abbiamo iniziato una campagna di raccolta fondi attraverso la piattaforma Eppela e stiamo avendo dei riscontri positivi: abbiamo stabilito un target alto e mancano pochi giorni alla fine della raccolta. La raccolta fondi è un aiuto esterno importante per poter amplificare le opportunità che questo spazio può fornire e quindi le nostre potenzialità che si sostanziano nell’avere continuamente nuove sinergie ed energie.
E poi?
Un altro progetto importante, cui abbiamo messo le basi a luglio 2020, è un programma strutturato dal titolo Academy not academy per l’individuazione di valori comuni e di una linea teorica solida con l’obiettivo, che è quello con cui siamo partiti dall’inizio, di sperimentare sempre di più l’educazione non-formale.
‒ Antonella Bellinetti
https://www.eppela.com/it/projects/29203-casa-di-belmondo-collaboration-and-creativity
http://larivoluzionedelleseppie.org/
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