È morto a 85 anni l’architetto e designer modenese Cesare Leonardi

In oltre quarant’anni di attività ha operato a cavallo fra le discipline, dall’architettura al design, fino all’urbanistica e poi fotografia, scultura, pittura. Tra i suoi libri, “L’Architettura degli Alberi”: scritto con la socia Franca Stagi e uscito nel 1982, è considerato un riferimento imprescindibile per la progettazione del verde.

Ricostruendo la parabola dell’architetto Cesare Leonardi, scomparso il 4 febbraio 2021 all’Ospedale di Baggiovara (Modena) all’età di 85 anni, uno dei primi dati a emergere è la poliedricità della sua produzione. Nato a Modena il 3 giugno 1935 e formatosi alla Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze – dove seguì i corsi, fra gli altri, di Leonardo Savioli, Ludovico QuaroniLeonardo Ricci e Adalberto Libera –, Leonardi si distingue nel panorama nazionale per la capacità di esplorare e oltrepassare i confini fra le discipline. Alla pratica professionale, contraddistinta nei primissimi anni di attività dai notevoli risultati conseguiti nel campo del design, ha costantemente affiancato quella artistica, divenuta poi prevalente a partire dal 2000. Leonardi architetto, designer e urbanista dunque, ma anche fotografo, pittore e scultore, con la predilezione per il legno, tangibile memoria delle esperienze maturate nella falegnameria di famiglia. La sua trasversalità è stata indagata in anni recenti da un fortunato ciclo di progetti espositivi, che grazie al coinvolgimento dell’Archivio Architetto Cesare Leonardi, ha permesso di aprire un varco nella carriera del progettista, facendo luce anche sui suoi contributi come autore e docente. Si va da Cesare Leonardi – Strutture, curata da Joseph Grima e Andrea Bagnato a Villa Croce di Genova, alla retrospettiva modenese Cesare Leonardi – L’Architettura della Vita, per arrivare all’installazione curata da Triennale Milano e dall’Archivio Leonardi che ha rappresentato l’Italia alla London Design Biennale 2018.

IL SODALIZIO PROFESSIONALE CON FRANCA STAGI

Da studente dell’ateneo fiorentino, Leonardi inizia a rivolgere il proprio interesse verso il design. Il sodalizio professionale con Franca Stagi, destinato a durare dagli anni Sessanta fino alla metà degli anni Ottanta, si manifesta in prima battuta attraverso gli importanti risultati ottenuti proprio in tale settore. Disegnano la poltrona Nastro, brevettata nel 1966 e concepita come un sinuoso e sottile elemento continuo in vetroresina; a essa seguono, fra gli altri prodotti, il tavolino K e la seduta Dondolo. Quest’ultima viene esposta alla storica mostra newyorkese Italy: The New Domestic Landscape, nel 1970, e in seguito confluisce nelle collezioni permanenti del MoMA, del Centre Georges Pompidou e del Victoria and Albert Museum. Più di recente, viene scelta dal Comune di Modena per la propria casa editrice: ribattezzata non a caso “Il Dondolo”, ne omaggia anche attraverso il proprio logo l’iconica silhouette.

DAL DESIGN AL RESTAURO FINO AI PARCHI URBANI

Insieme, Leonardi e Stagi si occupano di progettazione architettonica e urbana. Nel modenese progettano il Centro Nuoto di Vignola; costruito in più fasi, fino all’ultimazione datata 1982, venne apprezzato dalla critica dell’epoca per la peculiare capacità di inserimento nel non facile contesto locale. Al 1975 risale il restauro del collegio San Carlo, a Modena. Con la vittoria conseguita nel 1970 al concorso per il Parco urbano della Resistenza, ancora a Modena, e il successivo progetto del Parco Amendola, in un’altra porzione della stessa città, la reputazione dei due architetti nell’ambito della progettazione paesaggistica si consolida. I principi che li ispirano e li guidano in questa tipologia di interventi vengono scrupolosamente raccolti nel “volume-cult” L’architettura degli alberi, che debutta dopo una gestazione quasi ventennale nell’edizione Mazzotta del 1982. Il libro ancora oggi rappresenta un’opera di riferimento per gli addetti del settore e raccoglie i risultati di un lungo ed esemplare lavoro di osservazione e analisi del verde, restituito attraverso disegni, fotografie e altri documenti.

LE MOSTRE, GLI OMAGGI, I RICORDI

Rappresentano l’esito della ricerca condotta da Leonardi in forma autonoma i cosiddetti Solidi, sui quali ragiona fin dai primi anni Ottanta. Alle tendenze prevalenti dell’epoca, l’architetto “risponde” privilegiando un materiale basico, da lui sottratto al lessico cantieristico: nelle sue mani, le tavole di legno impiegate come casseforme da calcestruzzo divengono infatti la materia d’elezione per dare vita a un’ampia gamma di elementi d’arredi, che include anche letti e divani. Il legame verso la sua terra d’origine, che a cavallo fra il 2017 e il 2018 lo aveva omaggiato con la prima ampia retrospettiva dal titolo Cesare Leonardi – L’Architettura della Vita, trova oggi conferme e corrispondenze nei commossi messaggi di stima e riconoscenza che accompagnano la notizia della sua scomparsa. Fra tutti, quello del primo cittadino di Modena, che ha affidato a Facebook il suo ricordo. “Ci lascia un grande modenese, conosciuto in tutto il mondo per opere che hanno scritto pagine della storia dell’architettura”, ha scritto ieri il sindaco Gian Carlo Muzzarelli. “È stato un grande modenese, ammirato nel mondo, ed ha portato il nome di Modena ben oltre i confini. La mostra allestita alla Palazzina dei Giardini Ducali ed alla Galleria Civica nel 2017 è stata un grande successo che ha riportato il suo nome all’attenzione anche di tanti giovani modenesi”, ha aggiunto, anticipando infine che “il Comune sta lavorando insieme alla Fondazione Leonardi per rendere ancora più moderno, bello e fruibile una delle sue opere più note e riconoscibili insieme al Parco di Bosco Albergati: il Parco Amendola” e che la città intende rendergli il giusto tributo. Per un approfondimento critico sulla produzione di Cesare Leonardi segnaliamo il recente ritratto scritto da Luigi Prestinenza Puglisi per la nostra testata.

CESARE LEONARDI. IL RICORDO DI BONACCINI E FELICORI

Con la sua laboriosità, creatività e la passione per la sua terra l’architetto Leonardi ha lasciato un segno indelebile con le sue costruzioni e le sue tante creazioni artistiche, opere orientate al funzionale ma soprattutto al bello e all’armonia con l’ambiente. Il progetto del Bosco Albergati resta uno dei progetti più importanti del XX secolo in Emilia-Romagna“, così ricordano l’architetto modenese il presidente della Regione Stefano Bonaccini e l’Assessore alla Cultura e Paesaggio Mauro Felicori.Le sue opere sono segni visibili di uno straordinario talento che ha travalicato i confini di Modena e dell’Emilia-Romagna per arrivare, in oltre mezzo secolo di attività, a conquistare il cuore del panorama artistico mondiale. E’ stato artefice, con Franca Stagi, di opere che sono entrate a far parte delle collezioni permanenti di musei quali il MoMA di New York, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Vitra Design Museum di Weil am Rhein. Un artista sensibile alla natura la cui attenzione sul rapporto tra spazio e ambiente è racchiuso nel monumentale volume ‘L’architettura degli alberi’, uno studio apprezzato in tutto il mondo“.

-Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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