Biennale Architettura 2021: il curatore Alessandro Melis presenta il Padiglione Italia
Comunità resilienti sarà un “padiglione delle possibilità”: corale e comunitario per autodefinizione, esplorerà le marginalizzazioni e i territori dell’architettura meno noti al grande pubblico. A scandirlo saranno quattordici macro-progetti tematici, affidati dal curatore Melis a team di esperti, studiosi e attivisti che animano altrettante “sotto comunità”.
“Questo Padiglione Italia non vuole dire cos’è l’architettura. Non vuole spiegarne i dogmi. Se cercate lo stile, se cercate l’omogeneità, qui non li troverete. Al contrario troverete domande. E, spero, troverete un ambiente che sia in grado di stimolare la creatività, soprattutto quella delle giovani generazioni”. È chiarissimo l’architetto e ricercatore Alessandro Melis nell’introdurre il Padiglione Italia alla 17. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, al via sabato 22 maggio 2021. E per raccontare il lavoro svolto in questi mesi, in stretta collaborazione con le cosiddette “sotto comunità” – ovvero i laboratori operativi, centri di ricerca e team di esperti cui sono stati affidati i quattordici macro-progetti del percorso espositivo –, ricorre al paragone della bottega del Verrocchio. Anziché esito di una curatela autoreferenziale, questo padiglione va infatti immaginato come il risultato dell’attività di laboratorio denso di visioni, energie e posizioni. Anticipato alla fine del 2020 dalla pubblicazione del video “sneak peek” su Biennale Channel, Comunità resilienti è stato ufficialmente presentato questa mattina dallo stesso Melis, dal Ministro della Cultura Dario Franceschini, dal Presidente de La Biennale di Venezia, Roberto Cicutto, e dal Direttore Generale Creatività Contemporanea, Onofrio Cutaia, che ha preso il posto di Margherita Guccione, tornata al MAXXI.
IL PADIGLIONE ITALIA 2021: UNA GIUNGLA ABITATA DA STRANE CREATURE
Come noto, centrale sarà la trattazione del cambiamento climatico e delle sfide connesse, nelle quali il contributo dell’architettura è considerato imprescindibile. Peculiari le modalità messe in campo nello sviluppo del progetto, a partire dall’ “accettare la sfida che il Padiglione stesso sia una comunità resiliente”, come ha sottolineato Melis, specificando la natura corale e lo spirito interdisciplinare dell’operazione, aperta al racconto di esperienze provenienti dai territori italiani, agli sconfinamenti e alle ibridazioni fra botanica, agronomia, biologia, arte, medicina e architettura. “Le nostre comunità resilienti aspirano a sentire il rumore di fondo. Discipline come la fisica e la biologia dell’evoluzione ci insegnano che è proprio lì, in quella marginalità, che si trovano le soluzioni ai problemi. Quindi la nostra esplorazione delle marginalità, lo spingerci verso i confini dell’architettura convenzionale è un’esplorazione della capacità di resilienza umana, che risiede nella creatività”, ha aggiunto il curatore. L’incipit della narrazione sarà affidato all’installazione dedicata al concetto-chiave Architectural Exaptation. Coordinata dallo stesso Melis e da Benedetta Medas, Paola Corrias e Alice Maccanti, tale sezione sarà funzionale a delineare il leit-motiv dell’intera esposizione. Infatti il Padiglione Italia 2021 “promuoverà l’exaptation architettonica come manifestazione di diversità, variabilità e ridondanza, sfidando l’omogeneità estetica deterministica a favore della diversità delle strutture creative. Come il genoma e il cervello umani, il padiglione sarà una giungla abitata da strane creature”.
TUTTI I MACRO PROGETTI DI COMUNITÀ RESILIENTI
Si prosegue quindi con Dolomiti Care, a cura di Gianluca D’Inca Levis, il capitolo dedicato alla Tempesta Vaia e all’impatto sul fragile territorio italiano degli eventi climatici estremi. Melis e il collettivo di attiviste RebelArchitette si sono occupati di Decolonizing the built envinonment, la sezione che oltre a puntare l’indice sul persistere di dinamiche tossiche e di forme di disparità fra uomini e donne nell’ambiente professionale e accademico, fornisce gli strumenti per una visione più inclusiva dell’architettura contemporanea italiana. Anche a partire dall’analisi di figure come Michelucci, Giorgini, Pettena e Pico Ciamarra, DESIGN(ING): Dal cucchiaio alla città, presentata da Paolo di Nardo e Francesca Tosi, riflette su potenzialità e risorse della “città media italiana”. Antonino di Raimo e Maria Perbellini indagano i riflessi dell’architettura nel campo della salute e del benessere, in Architecture as caregiver. Ritorno nel Padiglione Italia in veste di espositori, dopo quello di curatori, per TAMAssociati, una delle realtà scelte da Paola Ruotolo per Sud Globale. Si tratta della sezione che racconta le esperienze degli architetti italiani impegnati al fianco delle comunità internazionali maggiormente esposte al cambiamento climatico e alle sue conseguenze sociali. Il contributo delle università sul fronte dell’educazione alla resilienza è al centro del focus curato da Maurizio Carta e da Paolo di Nardo, dal titolo Università. Agenzie di resilienza. Sviluppato in partnership con Action Aid, il progetto fotografico Storia di un minuto di Emilia Giorgi, Guido Incerti e Alessandro Gaiani si sofferma sul rischio sismico nel contesto italiano. Gian Luigi Melis, Margherita Baldocchi e Benedetta Medas hanno selezionato i lavori degli architetti italiani attivi nel campo della resilienza per esporli in Italian Best Pratice. Dalla provincia pisana approda alla Biennale di Architettura il caso-studio di Peccioli, cui viene riservata la sezione Laboratorio Peccioli, supervisionata da Ilaria Fruzzetti, Laura Luperi e Nico Panizzi. C’è anche Urbansphere di EcologicStudio fra le installazioni protagoniste di Ecologia Tacita, a cura di Ingrid Paoletti. Si viaggia quindi nei territori italiani, da Arte Sella all’Asinara, in Resilienza, paesaggio e arte, il progetto presentato da Annacaterina Piras (LWCircus) e Emanuele Montibeller. A gettare lo sguardo sullo spazio pubblico è la sezione seguita da Dario Pedrabissi, che riunisce anche lavori di Pettena e del collettivo Orizzontale. Dichiaratamente interdisciplinare e concepita in forma di “sovrapposizione fisica” a Decolonizing the built envinonment è, infine, Arti creative e industriali, alla quale prendono parte, fra gli altri, l’artista Giacomo Costa e il fumettista Riccardo Burchielli.
IL FUMETTO COME ESPEDIENTE COMUNICATIVO DEL PADIGLIONE
Il linguaggio del fumetto, del resto, “diventa una sorta di scenografia dell’intero Padiglione Italia”, ha anticipato Melis, precisando che la scelta di invitare Burchielli riflette la volontà di enfatizzare lo stile dichiaratamente cyber punk di Comunità Resilienti. Nel complesso, infatti, verrà dato “rilievo all’aspetto esperienziale e immersivo, privilegiando forme espressive legate alla graphic novel, al gaming, in toni e modalità di ispirazione cyber punk”, con l’obiettivo di “avvicinare e sensibilizzare, un pubblico ampio e giovane”. Come già noto, infine, il progetto di allestimento sarà “a impatto CO2 quasi zero”, grazie al recupero e al riutilizzo dei materiali del Padiglione Italia 2019 della 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Pubblicato da D Editore, il catalogo del Padiglione Italia 2021 seguirà la medesima filosofia: sarà stampato su carta riciclata e adotterà la rilegatura giapponese, senza ricorrere all’impiego di colle.
-Valentina Silvestrini
https://www.comunitaresilienti.com/
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