Comunità Resilienti: quali sono le 14 sezioni tematiche del Padiglione Italia 2021
La crisi climatica, la disparità di genere, il ripensamento radicale della convivenza umana, il modello resiliente di città, i grandi maestri del passato: vediamo quali sono le principali tematiche affrontate dalle sezioni del Padiglione Italia alla 17. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia
Interdisciplinare, plurale, mutevole, aperto ai grandi quesiti dell’architettura e del suo modo di influire sulla vita dell’uomo e delle società: tutto questo e molto di più è il Padiglione Italia curato da Alessandro Melis e presentato alla 17. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia 2021 con il titolo di Comunità Resilienti. Un’ampia ricognizione sugli ultimi esiti della ricerca italiana in diversi campi declinata a sua volta in 14 progetti che si avvalgono della collaborazione di professionisti e curatori, con la finalità di offrire un palinsesto di proposte concrete per il miglioramento delle condizioni delle aree urbane, delle periferie e delle aree interne del Paese. La natura è l’interlocutore principale delle diverse sezioni: Comunità Resilienti affronta temi di impellente attualità, dalle risposte ai cambiamenti climatici alle sfide della pandemia, nel tentativo di interpretare il ripensamento radicale della convivenza umana con l’ambiente che la circonda
ARCHITECTURAL EXAPTATION
A cura di: Alessandro Melis, Benedetta Medas, Paola Corrias e Alice Maccan. Architectural Exaptation si configura come leitmotiv dell’intera mostra. A partire dal concetto stesso di “exaptation”, ovvero il meccanismo di selezione naturale proveniente dal campo della biologia, che indica come gli organismi spesso impieghino a proprio vantaggio strutture già a disposizione per funzioni inedite. Il Padiglione Italia 2021, “promuoverà l’exaptation architettonica come manifestazione di diversità, variabilità e ridondanza, sfidando l’omogeneità estetica deterministica a favore della diversità delle strutture creative. Come il genoma e il cervello umani, il padiglione sarà una giungla abitata da strane creature”, hanno spiegato i curatori. Questa prima sezione viene quindi collocata all’inizio del percorso per sottolineare come diversità, variabilità, ridondanza e disomogeneità siano gli attributi della resilienza, con riferimento al principio della Niche Construction.
DOLOMITI CARE
A cura di: Gianluca D’Inca Levis. Ascoltare la natura è un’urgenza i cui effetti si riflettono sulle nostre stesse vite e che ci spinge a trovare nuove soluzioni affinché le attività umane non entrino in conflitto con gli ambienti e gli ecosistemi. Una questione che più volte è stata sottolineata dalle vicende storiche: dal disastro del Vajont alla tempesta Vaia, questa sezione mette in campo un’analisi specifica del cambiamento climatico e pone un quesito aperto a una pluralità di risposte: come può l’architettura mitigare le conseguenze di questi eventi?
DECOLONIZING THE BUILT ENVINONMENT
A cura di: RebelArchitette e Alessandro Melis. Ascolto delle diversità, inclusività, consapevolezza del contributo delle donne nella professione: la sezione illustra le ineguaglianze nell’architettura, a partire dalla questione di genere, e riunisce oltre 100 studi di eccellenza a trazione femminile fra volti noti ed emergenti. È l’analisi portata nel Padiglione Italia da RebelArchitette, il collettivo italiano di attiviste che si conforma come un open project e orienta la propria azione – a livello nazionale e internazionale – verso la mancata trasmissione di modelli di ruolo al femminile e le disparità di genere in ambito architettonico.
DESIGN(ING): DAL CUCCHIAIO ALLA CITTÀ
A cura di: Paolo di Nardo e Francesca Tosi. Quali sono le potenzialità e le risorse della “città media italiana”? È la domanda al centro di questa sezione, che esplora tutti i temi legati alla città attraverso storia, design, maestri di resilienza e rigenerazione urbana. Le figure prese a esempio sono Michelucci, Giorgini, Pettena e Pico Ciamarra, di cui si rileggono le lezioni di e si esaminano gli insegnamenti per comprendere, in chiave contemporanea, quel “concentrato di conoscenza” tipico della città media italiana.
ARCHITETTURA COME CAREGIVER
A cura di: Antonino Di Raimo e Maria Perbellini. Il ruolo dell’architettura all’interno degli ambiti del benessere e della salute: un tema che la sezione Architettura come Caregiver esplora attraverso i lavori di architetti come Valentina Soana, Crilo e Oren Lieberman fra gli altri, ponendo come riferimento l’Health and Wellbeing (la Salute e il Benessere) nell’epoca dei Sustainable Development Goals stabiliti dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Vengono prese in considerazione tre variabili: il clima (letto attraverso le classificazioni), la condizione del comfort umano e le strategie progettuali affinché le prime due variabili possano trovare un punto di armonia senza incidere negativamente sulla disponibilità delle risorse, per esempio energetiche.
SUD GLOBALE
A cura di: Paola Ruotolo. “Il ‘Sud Globale’, dai primi anni del Ventunesimo secolo, si presenta sempre più, anche nella coscienza e nella conoscenza collettiva, come un mondo non definibile geograficamente: non associabile ad un luogo o ad un popolo preciso”, scrive Paola Ruotolo nel blog di Comunità Resilienti. “Il S.G. è, infatti, individuabile all’interno di realtà dinamiche che richiedono agilità di pensiero e studi interdisciplinari. Le attuali, radicali e improvvise, mobilità sociali ed economiche, le emergenze sanitarie, le instabilità politiche, le rapide evidenze di crisi climatiche diffuse, sono fortemente congiunte tra loro”. All’interno di questa sezione viene presentato il contributo degli studi italiani attivi al fianco delle comunità esposte al cambiamento climatico e ai suoi riflessi sociali (soprattutto quelle sub sahariane, maggiormente colpite). Sono esposti i lavori di Arturo Vittori, TAM Associati + ARUP, CODESIGNLAB di Paolo Cascone e Maddalena Laddaga, Giovanni Betti e Katharina Fleck, il progetto realizzato da Andrea Tabocchini e Francesca Vittorini, il progetto fotografico di Filippo Romano e infine il lavoro multimediale di Eva Palacios.
UNIVERSITÀ. AGENZIE DI RESILIENZA
A cura di: Maurizio Carta e Paolo Di Nardo. La resilienza? È parte della formazione avanzata, come rivelano gli esempi forniti da 26 università e le possibili alleanze con le rispettive comunità territoriali. Le Università e le comunità resilienti possono stabilire una stretta collaborazione e sinergia, in cui la cultura, l’educazione, la ricerca, la creatività e l’innovazione diventino potenti strumenti per riattivare le qualità e le identità delle comunità, mitigare gli effetti del cambiamento climatico, incentivare l’innovazione sociale e la creatività culturale.
STORIA DI UN MINUTO
A cura di: Emilia Giorgi, Guido Incerti, Alessandro Gaiani in partnership con Action Aid. Resilienza e rischio sismico in Italia si intrecciano in questa “mostra nella mostra”, che punta sulla potenza del linguaggio fotografico ripercorrendo le tappe di un evento catastrofico per aiutarci a riconoscere i segnali che arrivano dal nostro territorio.
ITALIAN BEST PRACTICE
A cura di: Gian Luigi Melis, Margherita Baldocchi e Benedetta Medas. La resilienza come “rapporto con lo spazio esistente, valorizzazione dei legami con il territorio e restituzione degli spazi alle comunità” è il fil rouge delle opere degli architetti italiani qui esposte. Negli esempi più virtuosi dei lavori dei progettisti del nostro Paese, viene evidenziato e valorizzato il legame con il territorio e la restituzione degli spazi alle comunità, in un rinnovato rapporto di equilibrio fra socialità e ambiente, un binomio tra natura e artificio che mira al perfetto equilibrio.
LABORATORIO PECCIOLI
A cura di: Ilaria Fruzze, Laura Luperi e Nico Panizzi. Dalla provincia pisana, il caso-studio Peccioli approda alla Biennale offrendo una concreta testimonianza di come i centri storici minori possano diventare modelli di sviluppo e contesti chiave per la sperimentazione contemporanea. Strutturata come un vero e proprio laboratorio di ricerca, questa sezione apre una strada per la sperimentazione di “innesti di contemporaneità” all’interno di un ambiente storico.
ECOLOGIA TACITA
A cura di: Ingrid Paoletti. I prototipi presentati in forma di installazione offrono una “lettura resiliente” del rapporto tra tecnologia e biodiversità. Fra questi, Genoma una “macchina architettonica” con all’interno organismi viventi collegata a sorgenti esterne che scambiano continuamente relazioni con la struttura. La sezione Ecologia Tacita è estesa all’intero padiglione.
RESILIENZA, PAESAGGIO E ARTE
A cura di: Annacaterina Piras ed Emanuele Montibeller. Da Arte Sella all’Asinara, considerati dei casi studio e punti di partenza, si sviluppa un itinerario fra comunità virtuose in cui l’arte diviene sinonimo di resilienza dei luoghi ed esaltazione del contesto naturale.
GIARDINO DELLE VERGINI
A cura di: Dario Pedrabissi. La sezione raccoglie strategie eterogenee di approccio progettuale allo spazio pubblico, con un’attenzione per l’uso consapevole dei materiali: nel percorso vengono presentate le opere di Giuseppe Fallacara e Pierandrea Angius per ZHA architects, oltre agli interventi di Maria Perbellini, Gianni Pettena, del collettivo Orizzontale e di David Turnbull.
ARTI CREATIVE ED INDUSTRIALI
A cura di: Benedetta Medas, Monica Battistoni, Dana Hamdan e Jose Antonio Lara- Hernandez. Riccardo Burchielli e Giacomo Costa dialogano con l’intero Padiglione, per rafforzare la volontà del team curatoriale di far interagire l’architettura con il fumetto, il cinema e altre forme espressive e creative. “Questa inclusione, oltre a emancipare la cultura pop, corrobora la polifonicità della comunicazione del padiglione”, spiegano gli organizzatori. Arti creative ed industriali è concepita come una sezione cross-over, un percorso itinerante che si estende fino a coinvolgere la sezione Decolonising the Built Environment, e a sovrapporsi fisicamente ad essa. Presenti Riccardo Burchielli e Giacomo Costa, rappresentanti di questo connubio fra architettura e arti industriali e creative; ulteriore esempio di contaminazione interdisciplinare è l’installazione curatoriale Spandrel, realizzata in collaborazione con l’Orto Botanico di Padova e l’Orto Botanico di Pisa, un prototipo a metà tra un’architettura e un organismo vivente
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