La collezione dell’architetto Italo Rota è in mostra a Lucca
Alla Fondazione Ragghianti di Lucca è in mostra la collezione di Italo Rota. Un viaggio caleidoscopico che copre un arco di 120 anni, dall'architettura al cinema, dalla musica al design. Tutto per raccontare le città.
Pianeta città. Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900-2021 è il titolo dell’esposizione allestita fino al 24 ottobre negli spazi espositivi della Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti a Lucca. Una mostra ideata da Paolo Bolpagni con Aldo Colonetti, filosofo e studioso di architettura e design e con lo stesso collezionista e architetto Italo Rota.
LA COLLEZIONE NELLE PAROLE DI ITALO ROTA
“In realtà non è una collezione: entrarci è come fare un viaggio e prendere tutto quello che sembra importante, portarlo con sé per qualche ora, immagazzinarlo e poi rimetterlo nella scatola”, racconta lo stesso Rota. “Io credo molto a questo, a prolungare un po’ il momento del contatto, per assimilare una cosa che mi interessa. Se non ti rimane dentro vuol dire che non era per te: questo è un metodo che ho sempre seguito. Ho anche cose che non mi interessano, che reputo brutte, ma che sono importanti perché devo usarle: è un approccio mirato all’uso di questi oggetti e delle idee che veicolano”.
La rassegna è un racconto del Novecento e del primo ventennio del nuovo millennio attraverso la visione delle città, la sua rappresentazione nelle arti e nel cinema e l’evoluzione del libro. Oggetti, immagini video, documentari contribuiscono ad arricchire l’esposizione. Il percorso è suddiviso in dieci sezioni, dal Primo ’900: l’alba della contemporaneità a L’orrore del nazismo, da Berlino est: l’angoscia del socialismo reale a Nuove prospettive.
DALL’ARCHITETTURA ALLE LOCANDINE PSICHEDELICHE
La mostra mette al centro una serie di piccole architetture che segnano ogni passaggio urbano e consente di pensarci immediatamente dentro un insediamento storico; dalle immagini del futuro degli Archigram ma anche dai primi segnali del movimento ecologista, fino alla rivoluzione silenziosa degli scandinavi per quanto riguarda l’abitare. L’esposizione è una testimonianza attraverso l’analisi dell’iconosfera urbana, secondo la prospettiva di un archivio dell’immaginario visivo che si manifesta in oggetti disparati, dai libri alle opere d’arte, dai manifesti al cinema, dalle copertine dei dischi ai prodotti di design, dalle riviste ai fumetti. Un percorso storico e tematico, dove l’esercizio del visitatore è enigmistico, tridimensionale, e attraversa il tempo e lo spazio.
LA CITTÀ DI ITALO ROTA COME UN “NOI”
La mostra si sviluppa in una storia per esplorazioni non lineari, inducendo il visitatore a inventare un proprio itinerario, riscoprendo memorie e suggestioni passate. Il viaggio tiene conto della qualità espressiva delle opere senza mai dimenticare il contesto nel quale è necessario ricondurre ogni materiale: sta al visitatore non perdere mai di vista il periodo nel quale ogni elemento è nato e l’influenza che ha avuto sulla società, così da arrivare a capire da dove veniamo e comprendere perché “siamo come siamo”.
Italo Rota definisce il concetto di città con un “Noi”, pensiero condivisibile poiché chi rende viva una città sono le persone che la abitano e la attraversano; è bene ricordare che l’identità della città in cui viviamo incide su noi stessi, su quello che facciamo, su come viviamo, e persino, nel caso degli artisti, sulla loro modalità espressiva e stilistica.
– Giada Fanelli
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