Il nuovo volto del ponte di Belvedere all’Aquila. Parte la ricostruzione post-sisma
La struttura in acciaio a un’unica campata salvaguarderà il dialogo paesistico con la vallata dell’Aterno e costituirà un nuovo elemento attrattivo per il capoluogo abruzzese. Ecco alcune immagini del progetto
L’Amministrazione dell’Aquila dà il via libera per la sostituzione post-sisma del ponte di Belvedere, 43 anni dopo l’edificazione del 1966. Pronti quasi 5 milioni di investimenti, per il progetto dello strutturista Marco Petrangeli, autorità internazionale nella progettazione di “strallati” (ovvero ponti sospesi e retti da cavi). L’opera, tecnologicamente innovativa ed ecosostenibile, si annuncia come un attrattore monumentale per turisti, curiosi e studiosi delle infrastrutture civili. La prima volta, nel 1966, un ponte di 450 metri in cemento armato “cuciva” i versanti sud e nord del centro storico dell’Aquila, tra i più vasti e monumentali d’Italia. Liaison, in realtà, destinata urbanisticamente a ricomporre il cuore vetusto della città con gli insediamenti residenziali modernisti e razionalisti, ma anche liberty e déco, dei primi del ‘900. Operazione culturale e sociale perché, si sa, nelle prospettive di un ponte c’è quasi sempre l’esigenza primaria di propiziare l’osmosi tra differenti aree e ceti demografici.
LE POLEMICHE SUL PONTE DI BELVEDERE ALL’AQUILA
Questa saldatura urbanistica – gentrifricazione – rimane la chiave di lettura del nuovo progetto costruttivo per il Ponte di Belvedere, compromesso dal terremoto del 2009. Sulla tenuta infrastrutturale, tuttavia, si è accesa fin da subito una polemica tra gli ambienti accademici aquilani (convinti da saggi statici e di carico professavano che, solo con piccolo maquillage, il ponte avrebbe dovuto conservarsi “com’era e dov’era”) e i fautori, invece, di una novità architettonica. Obiettivo, quest’ultimo, colto nel nuovo programma costruttivo da 4,8 milioni di euro, firmato dal professor Marco Petrangeli, autorità nello studio di ponti strallati e autore del Ponte Verde di Padova e del ponte Zezelj sul Danubio. Il nuovo ponte sarà tutto in acciaio, con un’unica campata sorretta verticalmente da piloni aerei. Il progetto vuole essere metafora di stabilità e slancio, di sicurezza e al contempo di dinamismo.
IL NUOVO PONTE DI BELVEDERE ALL’AQUILA
Il nuovo ponte di Belvedere salvaguarda il dialogo paesistico tra l’architettura storica e la vallata dell’Aterno, tra l’edificato e la spazialità ambientale, che si allunga dalle cime del Gran Sasso, il “piccolo Tibet” italiano, fin giù al pianoro, che si apre al di sotto del ponte Belvedere. I controlli per la sicurezza saranno facilitati tramite diretta accessibilità delle parti da vagliare, tenute insieme come un puzzle. I lavori saranno eseguiti dalla RTI delle due srl locali Taddei e Todima, titolari di importanti commesse internazionali, mentre alla progettazione concorre il laboratorio Casarchitettura dell’architetto Luca Carosi con la partecipazione dello strutturista e ingegnere Fausto Fracassi. Una volta terminati i lavori, che si prevedono della durata di un paio d’anni, l’Aquila sarà dotata di una nuova infrastruttura di forte impatto, che potrebbe addirittura trasformarsi in una attrazione turistica, oltre che di studio, grazie alla ricercata intersezione tra adesione alla tradizione e sperimentazione innovatrice. L’Aquila si riconferma così punto di riferimento di arte e architettura (ricordiamo la sede del MAXXI appena inaugurata a Palazzo Ardinghelli), con esempi autorevoli che vanno dall’epoca Romana fino al Razionalismo.
-Paolo Rico
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