A Napoli la creatività è giovane. Intervista a FADD Architects
La città non è mai stata tanto vivace: mai come negli ultimi anni un coro di eventi, progetti e voci, a opera della nuova generazione di designer (che ha fatto in tempo a formarsi all'estero e tornare), si sta facendo sentire, ridefinendo una nuova geografia, sentimentale e creativa. Ad esempio? I FADD Architects
Acronimo dei cognomi dei quattro soci fondatori – oggi in tre, uno attualmente è in Svizzera ‒ FADD Architects è uno studio di progettazione con sede a Napoli, composto da Marco Acri, Antonio Di Foggia e Fabrizio Fasolino. Attivo dal 2016, il team in realtà inizia a collaborare già a partire dal 2007, lavorando insieme a progetti di interior e a concorsi internazionali di architettura. Incredibilmente attenti al contesto in cui si trovano a operare, i FADD applicano alla loro produzione progettuale ‒ che include numerosi interni, sia abitazioni private che locali e ristoranti ‒ una dimensione autoriale fresca e attenta al dettaglio. L’obiettivo? La definizione di soluzioni che soddisfino, con estrema chiarezza architettonica (hanno un debole per il minimalismo), le necessità funzionali e tipologiche dell’ambiente e le esigenze di chi quegli spazi li vivrà. Una committenza, di solito, sempre più consapevole e in cerca di bellezza. Per la città di Napoli nutrono un legame speciale, ombelicale: ecco perché dopo essere partiti e aver compiuto percorsi di formazione e scoperta all’estero, hanno scelto di tornare e costruire qui la loro base professionale.
INTERVISTA A FADD ARCHITECTS
Partiamo dalla Napoli contemporanea: molti designer e giovani architetti stanno ridefinendo il volto creativo della città. Si può forse parlare di un nuovo “momento partenopeo”?
Napoli è una città permeata di cultura tradizionale, molto legata alla sua storia, una profonda ispirazione. Ma certo, in passato talvolta ci è stata stretta. Ecco perché alcuni di noi hanno scelto di partire, studiare fuori, specializzarsi, per poi tornare qui, apprezzando le radici e anche le grandi contraddizioni che ci sono. Il guardare Napoli da una nuova prospettiva, più distante, ci ha permesso, oggi, di amarne ancora di più le sfumature. E poi la città sta vivendo una nuova eccitante stagione creativa, nel cinema, nell’arte, nel design, nella fotografia, con tanti eventi di spessore dedicati. Una nuova linfa contemporanea che scorre, frutto di ibridazioni. La generazione 30/40 di cui siamo parte è decisamente meno local e più global.
Entriamo nel merito del vostro lavoro. Quali sono le fonti di ispirazione da cui attingete per costruire il vostro metodo, o il vostro stile?
Le fonti sono trasversali e arrivano da tutto il mondo. Dall’architettura, certo, ma anche moltissimo dai film e dai viaggi. Viaggiare apre la mente! I registi che oggi ci ispirano maggiormente sono Wes Anderson e Paolo Sorrentino: il primo per l’attenzione agli interni; il secondo per lo sguardo poetico su animo umano e città. Ecco, anche a noi piace molto guardarci intorno, osservare il contesto. I nostri progetti non sono mai uguali, anche se parte di uno stesso format (è il caso, ad esempio, della catena di sushi bar realizzata a Portici, Napoli e Sorrento: tre ristoranti, tre progetti differenti). Cerchiamo sempre di evolverci, pur mantenendo caratteristiche ricorrenti. Fa parte di un naturale processo di maturazione.
Data la giovane età, avete un ottimo rapporto con la comunicazione social, che utilizzate come potente strumento di lavoro. Su Instagram ad esempio andate forti, con oltre 11mila follower. Quanto conta per voi comunicare così la vostra immagine?
È fondamentale! Faccio una premessa: siamo giovani architetti sì, ma in primis imprenditori! Quindi scegliamo di parlare a un pubblico che ci segue, e di farlo con gli strumenti propri della comunicazione di oggi, della nostra età e dell’era digitale. Instagram è una vetrina importante, un modo per veicolare chi siamo, la nostra impronta, in maniera diretta. Insieme al sito, anch’esso necessario, in cui i lavori sono presentati nella loro interezza.
LA PROGETTAZIONE SECONDO FADD ARCHITECTS
Parliamo di Aria, il ristorante che avete progettato nel cuore di Napoli e che ha recentemente preso la sua prima stella Michelin (con lo chef Paolo Barrale). Raccontateci meglio il concept e qualche dettaglio del progetto.
Per questo locale, ospitato in un palazzo di fine Ottocento/primi Novecento del centro storico, da subito abbiamo tenuto in considerazione due aspetti: la valorizzazione del luogo e lo standard di offerta e servizio da proporre. Gli interni sono stati progettati pensando a un’atmosfera accogliente, ovattata, dalle luci soffuse, quasi uno spazio domestico. Ma con un’attenzione ai dettagli altissima. Quasi tutto qui è su disegno, realizzato artigianalmente, in primis il bar all’ingresso a tutta altezza, una bottiglieria di sei metri, con il soffitto specchiato. Il legno utilizzato è un noce scuro, i pavimenti sono in parquet di rovere posato in maniera classica per richiamare la storia dell’immobile con l’aggiunta di un riquadro giallo verde.
Da Napoli al mondo, oggi, ma anche da qui ai prossimi dieci anni: c’è un’altra città in cui vorreste lavorare? Una collaborazione che proprio vorreste mettere in campo? E un progetto dei sogni da realizzare?
Di solito ci diamo traguardi ambiziosi, quasi impossibili. Dico quasi perché chissà, in fondo la vita è piena di sfide e occasioni da prendere. Ti direi in generale di uscire sia da una dimensione regionale che di scala, passando dal mondo dell’interior a uno più muscolare, costruttivo. Il sogno? Realizzare un grattacielo, a New York, insieme a David Chipperfield.
‒ Giulia Mura
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