Khadka + Eriksson Furunes, gli architetti che si ispirano al senso di comunità
Insignito della Menzione d’Onore alla Biennale Architettura 2021, il duo composto da Sudarshan Khadka e Alexander Eriksson Furunes realizza i suoi progetti in base al principio del bayanihan, il meccanismo di sostegno reciproco con cui le comunità filippine si aiutano nelle difficoltà
È una biblioteca comunitaria costruita nella provincia del Bulacan, smantellata, spedita a Venezia e quindi ricostruita nel Padiglione delle Filippine, l’opera che ha conquistato a sorpresa una Menzione d’Onore alla Biennale Architettura 2021. Realizzata secondo il principio del bayanihan, il meccanismo di sostegno reciproco attraverso cui le comunità filippine si aiutano nelle avversità, la biblioteca di Barangay Encanto è solo l’ultimo dei progetti con cui Sudarshan Khadka (Metro Manila, 1986) e Alexander Eriksson Furunes (Trondheim, 1988) esplorano da più di un decennio le diverse tradizioni di mutuo soccorso.
Una sfida alle comuni modalità di produzione architettonica iniziata nel 2013, quando il super tifone Haiyan travolge la città di Tacoblan, devastando anche un centro studi realizzato da Eriksson Furunes per la ONG Streetlight: “Venuto a conoscenza della situazione, Sudar si è offerto di aiutarmi. Ne è risultato un processo lungo tre anni, durante i quali, insieme alla comunità sfollata, abbiamo ricostruito il centro studi, due orfanotrofi e un edificio per uffici”, racconta l’architetto norvegese. “Il progetto ci ha fatto capire come il sostegno reciproco sia la naturale risposta delle comunità per superare le crisi: così è iniziata la nostra ricerca in giro per il mondo”.
I PROGETTI DI KHADKA + ERIKSSON FURUNES
Dopo il bayanihan filippino, Khadka + Eriksson Furunes si sposta prima nella regione di Ha Giang, in Vietnam, per progettare e costruire insieme alle donne H’mong la sede della loro cooperativa tessile, e poi in Brasile, dove, seguendo la tradizione del mutirão, realizza un progetto per la metro di San Paolo con un gruppo di migranti. Fino a Oslo, dove gli spazi condivisi di un’abitazione collettiva nella periferia di Sletteløkka sono recuperati coinvolgendo i residenti attraverso idee e sistemi costruttivi ispirati al dugnad, l’espressione norvegese del mutuo soccorso.
LA PROGETTAZIONE SECONDO KHADKA + ERIKSSON FURUNES
Un bagaglio di esperienze e pratiche collaborative attraverso cui il duo elabora una peculiare metodologia, che scompone l’iter progettuale in una serie di workshop in cui la comunità è parte attiva nell’ideazione e costruzione dell’opera. “È un processo che richiede un’interazione faccia a faccia: non si può prescindere dal lavorare fisicamente con le persone”. E che, nonostante la crisi pandemica, non conosce arresti, con i due architetti al lavoro nei rispettivi Paesi natali, uno a seguire un centro museale a Bugnay e l’altro la costruzione di un community center a Oslo. In attesa di conoscere l’esito degli AR Emerging Architecture Awards a cui è candidato, il duo guarda al futuro: “Vogliamo continuare a lavorare con le comunità, ma anche trovare altri professionisti con cui unire le forze per sviluppare la nostra ricerca. Per questo”, concludono Khadka e Eriksson Furunes, “non vediamo l’ora che inizi la nostra nuova collaborazione con i curatori del Padiglione del Giappone di questa Biennale!”.
‒ Marta Atzeni
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #63
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati