Nell’estate 2022 aprirà il Taipei Performing Arts Center progettato da OMA
Dopo una lunga gestazione, apre il complesso teatrale e centro culturale da 60mila metri quadri e promette di essere “la punta di diamante dello sviluppo culturale asiatico nel 2022”. Non diversamente da quanto accaduto con l’M+ a Hong Kong, però, il museo arriva in un momento difficile per Taiwan.
Chi la dura la vince. Dopo anni di rinvii, c’è finalmente una data per il nuovo centro teatrale e culturale di Taipei, capitale di Taiwan: l’estate del 2022. Progettato dallo studio internazionale OMA – l’Office for Metropolitan Architecture, fondato dall’architetto Pritzker Prize Rem Koolhaas, – con i partner locali KRIS YAO ARTECH e con la mega società di ingegneria Arup –, il Taipei Performing Arts Centre promette di essere “la punta di diamante dello sviluppo culturale asiatico del 2022”. Destinato a diventare il nuovo centro di attrazione di Taipei, il complesso teatrale vuole sì rappresentare un punto di riferimento per il teatro e le arti performative ma anche catalizzare tutte le correnti emergenti in seno all’arte contemporanea sull’isola asiatica. “L’apertura del Taipei Performing Arts Center è una pietra miliare per Taipei, che diventa così un centro artistico culturale internazionale”, ha dichiarato l’AD del complesso Austin Wang, aggiungendo che “ciò che è iniziato come un’idea nel 1997 ed è diventato un concept visivo nel 2007, è ora una realtà entusiasmante per il 2022. La nostra missione è diventare il centro della creatività contemporanea di Taiwan, dove talenti e punti di vista di tutte le generazioni possono mescolarsi e prosperare”. Il Taipei Performing Arts Center sarà infatti scelto come nuova sede dai numerosi gruppi di arti dello spettacolo taiwanesi, che abbracciano il teatro all’avanguardia, la danza contemporanea, il teatro musicale, l’opera tradizionale, il teatro delle marionette e il teatro per bambini.
TAIPEI PERFORMING ARTS CENTRE: TRE TEATRI E UNA PASSERELLA INNOVATIVA
Tre i teatri che andranno a comporre il Taipei Performing Arts Centre, tutti collegati a un volume centrale rialzato: la Globe Playhouse, con 800 posti e un proscenio sferico che ricorda appunto un pianeta, il Grand Theatre, uno spazio da 1500 posti destinato a un’ampia varietà di arti dello spettacolo, e la Blue Box, un teatro da 800 posti dalla forma variabile per gli spettacoli più sperimentali. Queste ultime due strutture hanno la possibilità di essere accorpate e diventare il Super Theatre, una struttura da 2.300 posti in grado di garantire la più ampia offerta possibile per “nuove opportunità teatrali”. Il pubblico entrerà nel centro percorrendo una passerella aperta e innovativa, che attraversa l’infrastruttura del teatro e gli spazi di produzione (solitamente nascosti alla vista): grazie a una serie di finestre lungo il percorso, si potrà sbirciare nelle sale dove si svolgono gli spettacoli. “Con tre teatri collegati a un cubo centrale e un circuito pubblico, il Taipei Performing Arts Center crea nuovi meccanismi interni di spazi performativi, ispirando possibilità teatrali inimmaginabili. Questo è un nuovo tipo di teatro per artisti, pubblico e pubblico per esplorare la vita creativa in modi nuovi”, ha detto l’architetto David Gianotten, managing partner di OMA e responsabile con Koolhaas del progetto. Nel 2017, i due progettisti avevano firmato insieme l’MPavilion di Melbourne.
UN TEATRO CHE RIFLETTA LA CITTÀ DI TAIPEI
Commissionato dal governo della città di Taipei per promuovere lo sviluppo delle arti, il monumentale complesso di quasi 60mila metri quadrati troverà la propria casa sopra il famoso mercato di Shilin, destinazione gastronomica internazionale ed epicentro della vita notturna della capitale. Il design futuristico pensato dallo studio OMA – che oltre a Koolhaas e Gianotten comprende altri sei partner, Ellen van Loon, Reinier de Graaf, Shohei Shigematsu, Iyad Alsaka, Chris van Duijn e Jason Long – vuole riflettere la capacità della città e dell’isola di accogliere e mescolare diverse spinte e culture. “Taipei”, ha detto appunto Rem Koolhaas, “ha un tipo unico di energia creativa che si estende a ogni aspetto della vita. Il Taipei Performing Arts Center, formato da un forte nucleo tecnico e da teatri più ‘emozionali’ legati ad esso in reciproca dipendenza, incarna allo stesso tempo una nuova organizzazione per il teatro e un’immagine fresca e intelligente che incapsula la creatività della città”.
TAIWAN E LA CINA
Non diversamente da quanto accaduto con l’M+ a Hong Kong – nato dopo il passaggio della National Security Law cinese, istituita per formalizzare la repressione delle proteste volte a ottenere una maggiore democratizzazione dell’isola – il centro arriva in un momento piuttosto difficile per Taipei. Il sempre più forte accerchiamento politico e materiale da parte della Cina – che considera Taiwan alla stregua di una “nazione ribelle” da ricondurre all’ovile – pone l’antica isola di Formosa nell’ardua posizione di non poter chiedere supporto internazionale né alleanze senza che i suoi interlocutori suscitino le ire della “Mainland China”. I piccoli Paesi che ne riconoscono l’autorità come nazione si contano sulle dita di una mano. È anche per contrastare questo sempre più drastico isolamento che è arrivata la decisione di aprire una struttura dal respiro così internazionale: “OMA ha creato per Taipei un centro artistico di livello mondiale”, ha detto il presidente del centro Liu Ruo-yu. “Non vediamo l’ora di accogliere pubblico e artisti di tutto il mondo per lavorare con gli artisti taiwanesi e creare nuove opere che rispondano ai problemi più urgenti del nostro tempo. Speriamo che Taiwan impari dal mondo attraverso queste collaborazioni internazionali e che il mondo acquisisca una maggiore comprensione della storia, della cultura e della gente di Taiwan”.
– Giulia Giaume
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