Parte la stagione del Grande MAXXI. Cosa c’è nel futuro del museo
Sostenibilità, innovazione e inclusione sono le parole chiave della visione di futuro del MAXXI di Roma, che a poco più di dieci anni dalla sua fondazione avvia un percorso di trasformazione e rinascita. Con nuovi spazi, riqualificazione dell’esistente, sinergia tra competenze diverse. E anche Roma Capitale entra in squadra
Soltanto 24 ore fa, il Ministero dei Beni Culturali ha annunciato l’approvazione da parte della Conferenza Unificata Stato-Regioni dell’ambizioso piano strategico ribattezzato Grandi Progetti Beni Culturali (38 progetti di recupero e 3 nuove acquisizioni per un investimento pari a 200 milioni di euro). L’aggettivo non è casuale, sottolinea la centralità della cultura nell’azione di politica economica del governo e investe anche il futuro del MAXXI, il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo inaugurato a Roma nel 2010, e pronto a crescere ancora (il 2021 è già stato l’anno del raddoppio a L’Aquila, nonostante i numerosi rinvii per la pandemia). A 15 milioni di euro – la somma più cospicua del pacchetto dopo quella, pari a 23 milioni, destinata a Palazzo Reale di Napoli – ammonta lo stanziamento per la realizzazione, nei prossimi anni, del Grande MAXXI, un nuovo edificio (ma non solo) nella parte nord del lotto di pertinenza dell’ente museale, che oggi è nient’altro che uno spiazzo abbandonato in attesa di rigenerazione. È questa una delle parole chiave della rinascita del MAXXI, intesa come visione di futuro. Le linee guida ufficiali vanno nella direzione della sostenibilità, dell’innovazione e dell’inclusione, ma molti altri sono i concetti che ricorrono nel discorso di Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI, mentre battezza l’inizio di una nuova sfida, ancor più ambiziosa di quella che portò alla “prima” nascita del polo museale romano.
GRANDE MAXXI. IL FUTURO PRENDE FORMA
Si celebra innanzitutto l’intelligenza collettiva di un luogo di sperimentazione artistica e culturale fatto del lavoro di una grande squadra, oltre all’interdisciplinarietà di un progetto che avrà bisogno di tutte le competenze per crescere e spiccare il volo. Partendo dal percorso fatto sin qui: “Il MAXXI è un’istituzione strumentale alle politiche nazionali per il contemporaneo”, spiega Melandri, “e una palestra strategica per la sostenibilità”. Il Grande MAXXI, dunque, non è banalmente l’idea di una moltiplicazione degli spazi, ma un progetto per approfondire e ampliare visioni e attitudini di ricerca, formazione, tutela ambientale e riqualificazione urbana. “La pandemia ci ha fatto chiudere, ma non ci ha spento. Abbiamo scoperto le potenzialità di una coesistenza tra reale e virtuale, abbiamo inaugurato la sede a L’Aquila e riaperto al pubblico Casa Balla. Ma soprattutto abbiamo pensato e studiato, ci siamo chiesti come diventare utili in una situazione di sindemia. Abbiamo trovato le risposte nell’idea di New European Bauhaus sostenuta dall’Europa: la crisi ci richiede audacia, come nell’incredibile stagione di cambiamento rappresentata dal Bauhaus nel Novecento”. Un allineamento programmatico con le istanze europee che però non lascia indietro il radicamento nella città: “Il MAXXI è aperto al mondo, ma ha profonde radici nella Capitale. Proprio con la pandemia abbiamo ritrovato una relazione sentimentale di prossimità che ci avvicina ancora di più alla città, che nel 2021 ci ha fatto raggiungere un record di visite, principalmente grazie al sostegno dei romani. E il Grande MAXXI sarà un’opportunità per Roma”. A farle eco, il sindaco Roberto Gualtieri annuncia una significativa novità: l’ingresso in Fondazione di Roma Capitale, “azione doverosa e utile, in un momento in cui il MAXXI si candida a diventare un polo straordinario per la città, nell’ambito del più ampio progetto di rigenerazione urbana che nei prossimi anni dovrà coinvolgere il quadrante Flaminio, a partire dalla realizzazione della Città della Scienza con la presidenza scientifica del neo Nobel Giorgio Parisi”.
I NUOVI SPAZI, HUB E GREEN
L’operazione Grande MAXXI prevede una serie di interventi integrati che si compiranno entro il 2026, con la progettazione di un nuovo edificio (il MAXXI Hub) e di un corridoio verde attrezzato, produttivo e fruibile (MAXXI Green) allineato lungo via Masaccio, ma anche con la riqualificazione degli spazi esistenti, nel segno della sostenibilità, per raggiungere la “carbon neutrality”. Per la realizzazione dell’Hub e dello spazio Green – che ospiterà orti urbani per approvvigionare i ristoranti del museo e interventi site specific di artisti e paesaggisti – è stato indetto un Concorso Internazionale di Idee, rivolto a gruppi di progettazione multidisciplinari, proprio per la molteplicità delle funzioni da coniugare. La commissione costituita da Giovanna Melandri, Petra Blaisse, Maria Claudia Clemente, Mario Cucinella e Lorenzo Mariotti e proclamerà un vincitore il 10 giugno 2022, scegliendo tra i progetti pervenuti entro il 13 maggio. È da sottolineare dunque che queste nuove strutture non saranno progettate dallo studio di Zaha Hadid che ha disegnato tutto il resto del museo, benché proprio in questi spazi fossero previsti non certo piazze o aree verdi bensì proprio ulteriori edifici pensati da Hadid. “Un primo elemento concreto è il concorso di idee per ridisegnare il fronte nord del nostro sito museale. È un’operazione molto ambiziosa che vogliamo realizzare in tempi brevi”, spiega la capa della sezione architettura del MAXXI Margherita Guccione ad Artribune. “Proprio per voler cominciare a dare una forma fisica a questa nuova e stimolante idea di futuro che il MAXXI sta sviluppando. Il concorso riguarda un edificio polifunzionale e una spettacolare fascia di verde urbano che investirà la piazza e riempirà la sequenza degli spazi pubblici del museo. La formula del concorso di idee è stata una scelta, non solo obbligata dalla norma, in attesa della effettiva disponibilità del finanziamento, ma è soprattutto una decisione consapevole in linea con la nostra convinzione che solo con il confronto di idee diverse possa far emergere quella migliore da sviluppare e da trasformare in realtà”, prosegue. “Il concorso è uno strumento efficace e democratico, dà spazio ai talenti, stimola la creatività dei progettisti di rispondere a temi nuovi e sfidanti come questi. Il concorso è anche una operazione culturale. Il concorso internazionale è in una fase, e riguarda tanto l’edificio che il sistema del verde. Che sono considerati un unico, grande intervento, per questo abbiamo richiesto un gruppo multidisciplinare di progettazione”. I primi cinque progetti avranno comunque l’opportunità di essere esposti al MAXXI. Il nuovo edificio dovrà articolarsi su due livelli, con giardino pensile sul tetto (collegato al nuovo corridoio verde), e sommerà al suo interno diverse attività. Sarà polo di ricerca e sviluppo, coniugando creatività e information technology; centro d’eccellenza per il restauro del contemporaneo; spazio di formazione specialistica, per valorizzare nuove professionalità.
GLI INTERVENTI STRUTTURALI. LA COLLABORAZIONE CON IL MINISTERO DELLA DIFESA
Alla nuova progettazione si sposa l’evoluzione dell’esistente, in termini tecnici e concettuali. Al tema della sostenibilità saranno ricondotte sul lungo periodo azioni determinanti per fare del MAXXI un edificio all’avanguardia anche sotto il profilo dell’efficienza energetica. Si interverrà sugli impianti di climatizzazione, sull’illuminotecnica e soprattutto su 3000 metri quadri di coperture con il fotovoltaico: “Ci piacerebbe essere un prototipo virtuoso nell’utilizzo del fotovoltaico su architetture monumentali”, sostiene orgogliosa Melandri. Su questo terreno si rinsalda la collaborazione con il Ministero della Difesa: agli albori del MAXXI fu l’intuizione dell’allora ministro Beniamino Andreatta a consentire la cessione degli spazi dismessi del demanio della Difesa dove sarebbe nato il museo; oggi è il ministro Lorenzo Guerini a raccogliere il testimone, firmando una lettera di intenti (presto Protocollo d’Intesa) che trasferirà nuovi spazi (adiacenti) del demanio alla Fondazione (in cambio, il Ministero della Difesa riceve dal MiC un sostegno economico per il rilancio dei musei militari). Inoltre, insieme, MAXXI e Difesa costituiranno una Comunità Energetica per procedere nel segno della sostenibilità. Non ultimo è il tema dell’inclusione, intesa innanzitutto come apertura alla città. In concreto, oltre che con la creazione di nuovi spazi verdi, con il progetto MAXXI Storage, per rendere accessibili i depositi che custodiscono la collezione pubblica nazionale (ve lo avevamo detto che il progetto del Depot di Rotterdam avrebbe fatto scuola!). MAXXI Technology è invece l’operazione che agevolerà il costante upgrade digitale del museo, facilitando la fruizione delle collezioni, ma pure incentivando gli artisti a esplorare il mondo del metaverso come strumento espressivo.
GRANDE MAXXI: I COSTI E GLI OBIETTIVI
Tutto questo costerà 42 milioni di euro, di cui 37,5 già disponibili come somma di diversi stanziamenti: i 15 milioni del Piano strategico Grandi progetti Beni Culturali, i 20 milioni dal Fondo MIMS per gli interventi infrastrutturali, 1 milione e 200mila euro del PNRR di competenza del MiC. I lavori per la realizzazione del nuovo edificio avranno inizio nel 2023, per concludersi nel 2026. “Non è mai stato facile, in questo Paese, costruire istituzioni aperte, libere, funzionanti. Col Grande MAXXI ci impegnamo a proseguire su questa strada”, chiosa Melandri “perché come ha ribadito il presidente Sergio Mattarella la cultura non è il superfluo, ma l’identità costitutiva dell’Italia”. Gli fa eco il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini: “L’Italia ha bisogno di credere nel futuro e il MAXXI ha ormai assunto un grande valore internazionale. Ma ancor più importante è il suo legame con il contesto in cui è nato: oggi i musei sono luoghi di vita che arricchiscono le città”. E prosegue: “Il MAXXI è la storia di una sfida importante fin dalla sua nascita. È dentro le principali istituzioni di arte contemporanea e il suo successo conferma l’intuizione di dedicare un grande museo solo all’arte e all’architettura contemporanea. Nel nostro Paese, infatti, per troppo tempo s’è lasciato poco spazio al presente, all’arte contemporanea, alle industrie creative. In realtà c’è uno spazio enorme che abbiamo cercato di colmare in questi anni e su cui dobbiamo lavorare ancora molto. Anche perché è un settore dove l’Italia ha grandi maestri e giovani talenti. In più adesso c’è una finestra temporale incredibile, perché è possibile unire la creatività italiana con i potenti strumenti offerti dal digitale e dalla rete. Essere dentro questo settore è fondamentale per accompagnare lo sviluppo previsto da qui ai prossimi anni”. Non resta che sperare che i cantieri partano e che poi si chiuda nei tempi prestabiliti.
– Livia Montagnoli
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