Tangenziale Verde: ecco come potrebbe essere la versione romana della High Line

Il progetto “Tangenziale Verde” concepisce la zona limitrofa alla stazione Tiburtina e a un tratto della Tangenziale Est di Roma come “infrastruttura per l’ambiente”. Al via la raccolta firme a favore dell’intervento, che potrebbe supportare la candidatura della Capitale a sede di Expo 2030

Una petizione con 7500 firme: così l’associazione PartecipaRoma intende sottoporre al sindaco di Roma Roberto Gualtieri, al ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini e al ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani il progetto-pilota Tangenziale Verde, sorto nell’ambito dell’Agenda 21 per le città sostenibili. La necessità di poter disporre a Roma di nuovi spazi verdi di qualità, gestiti in forma partecipata con i cittadini, rappresenta il punto di avvio della visione elaborata a partire dal 2011 dall’architetta Nathalie Grenon – Sartogo Architetti Associati insieme a una pluralità di soggetti: quasi trenta gli esperti coinvolti, oltre a una ventina di associazioni, fra cui “Coltiviamo la Città” e RES Ricerca Educazione Scienza. Nel corso del tempo il programma di interventi di Tangenziale Verde è maturato ed è stato integrato e perfezionato con i contributi specialistici di sei atenei (La Sapienza, Roma Tre, Tor Vergata, Tuscia, Salerno e Molise), di sette centri di ricerca (CNR, ENEA, CREA, ISPRA, ARSTAL, ESA, ISS), e con gli apporti di ulteriori soggetti. Si può dunque considerare come l’esito di un percorso di ricerca e progettazione corale e multidisciplinare: è una visione che ridefinisce funzioni, ruolo e identità di una delle più note infrastrutture della Capitale e dell’area adiacente la stazione Tiburtina.  

COSA POTREBBE ESSERE LA TANGENZIALE VERDE PER ROMA 

Presentato in decine di occasioni pubbliche e anche nelle scuole, il progetto riscrive il destino della sopraelevata Tangenziale Est romana, in modo che possa passare dall’essere una “infrastruttura per la mobilità” alla condizione di “infrastruttura per l’ambiente”. Un’operazione che concettualmente si pone sulla scia di opere che hanno fatto scuola a livello internazionale – in primis, la High Line di New York –, ma che risulta dotata di caratteri distintivi, profondamente legati alla storia locale. Peculiari, inoltre, sarebbero anche le modalità di uso e attivazione, capaci di rendere il progetto un modello esemplare per la Capitale e un riferimento per l’intero Paese. Nell’ultimo decennio (periodo in cui a Roma si sono susseguiti quattro sindaci), Tangenziale Verde ha raccolto significative manifestazione di sostegno: oggi è appoggiata da un robusto network di associazioni cittadine, da esperti, politici, artisti e cittadini, oltre che dai citati istituti, enti di ricerca e dipartimenti universitari. I tempi – e il grado di sviluppo raggiunto dal progetto, data anche la complessità e il numero di player coinvolti a vario titolo nell’operazione – sarebbero dunque maturi per compiere un passo in avanti. Per passare finalmente all’azione, è partita una mobilitazione online. 


 

UN PARCO SCIENTIFICO CITTADINO SENZA PRECEDENTI PER ROMA 

Con la riqualificazione della High Line, lo studio newyorkese Diller Scofidio+Renfro ha restituito alla collettività una dismessa infrastruttura ferroviaria sopraelevata in forma di parco urbano. Nel concepire Tangenziale Verde, il team di progettazione coinvolto ha dichiaratamente attinto alla tradizione del giardino all’italiana, con particolare riguardo per l’ottocentesco giardino agronomico di Villa Pamphili. Alla demolizione dell’infrastruttura, il progetto contrappone il mantenimento dell’impianto esistente e la sua riconversione in un articolato sistema di verde pubblico, provvisto di servizi a vantaggio dell’intero tessuto urbano capitolino, capaci di incentivare la fruizione partecipata e una forma di cura collettiva. Non stiamo parlando di un verde a decoro, ma di “un verde attivo”: orti, giardini condivisi, un vigneto, un frutteto, un “giardino dei germogli” si susseguirebbero lungo i 2 chilometri (e nei complessivi 4 ettari) di questo “polmone verde capitolino”. Per irrigarli, verrebbero impiegate anche le acque piovane raccolte in loco. A intervallare le aree coltivate sarebbero poi impianti sportivi, aree gioco per bambini, uno skatepark, una zona per iniziative pubbliche e performance, e un mercato agroalimentare e ortoflorovivaistico. Il piano, nella sua complessità, offre risposte anche a una serie di urgenze tipiche dei contesti metropolitani: dalla richiesta di posti auto (previa realizzazione di parcheggi coperti provvisti di copertura vegetale) alla necessità di disporre di percorsi ciclabili e pedonali attraversabili in piena sicurezza. Include inoltre specifiche misure per raggiungere l’autosufficienza sui fronti energetico e gestionale. 

LA MOBILITAZIONE A FAVORE DI TANGENZIALE VERDE 

Una tematica così importante come l’ambiente non è un optional: è una necessità per tutti”, afferma l’architetta Nathalie Grenon raggiunta da Artribune, chiarendo che si tratta di “un progetto-pilota che nasce nel punto più inquinato di Roma”. Una volta realizzato diverrebbe un “parco cittadino scientifico, quasi un museo di scienze naturali all’aperto, nel quale la comunità locale e l’eccellente comunità scientifica che opera a Roma potrebbero lavorare insieme. I cittadini di tutte le età sarebbero coinvolti nella conoscenza dei processi scientifici e nella sua cura”, precisa la progettista in qualità di membro del gruppo di lavoro. Il progetto evidenzia una sentita esigenza cittadina: quella di disporre a Roma di uno spazio pubblico e urbano (da realizzarsi attraverso risorse già individuate), nel quale l’ambiente venga, onorato e accudito senza discontinuità, così da poter essere vissuto da tutti. Cosa fare per evitare che Tangenziale Verde si trasformi in un’occasione persa per la città di Roma, i suoi residenti e anche per i turisti? La raccolta firme, in corso, rappresenta una fondamentale leva per avvicinare l’opinione pubblica al tema. E per provare a passare dalle (diffuse) manifestazioni di consenso a una nuova fase, anche in considerazione della candidatura della città a sede di Expo 2030. Del resto, le parole scelte del sindaco Gualtieri, in occasione della presentazione a Dubai, sembrerebbero porsi in coerenza con le linee guida di Tangenziale Verde: “Vogliamo valorizzare tremila anni di storia migliorando l’accesso a siti archeologici eccezionali della città e promuovere una rigenerazione verde che aiuti a ridurre le emissioni. Vogliamo riqualificare il fiume Tevere e il litorale romano, costruire una comunità energetica e piantare oltre un miliardo di alberi. Ma anche puntare sulla cultura. Roma è un faro della cultura, della scienza, della ricerca”.  

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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