In Austria la mostra che celebra Günther Domenig, l’architetto della provocazione

A lui si devono alcuni dei progetti architettonici più controversi del secolo scorso. A dieci anni dalla morte, Klagenfurt e la Carinzia, luoghi di origine di Günther Domenig, gli dedicano una mostra in più sedi che ne ripercorre la carriera

Dimensional: strutture e forme è il titolo della mostra con cui Klagenfurt e la Carinzia celebrano, a dieci anni dalla morte, l’architetto Günther Domenig, nato nel 1934 proprio nel capoluogo carinziano. Si tratta della prima esposizione che ripercorre tutto il lavoro e l’elaborazione teorica di Domenig ed è articolata su quattro sedi: il MMKK Museo di arte moderna della Carinzia e l’AHK Architektur Haus Kärnten a Klagenfurt, la Domenig Steinhaus sul Lago di Ossiach e gli ex altoforni Heft/Hüttenberg che proprio l’architetto, in occasione dell’Esposizione regionale della Carinzia del 1995, trasformò in uno spazio per manifestazioni e spettacoli.
Per inquadrare l’opera di un autore che, in vita, per le sue idee provocatorie e spiazzanti si trovò spesso in contrasto con gli ambienti culturali più chiusi e provinciali dell’Austria negli Anni Sessanta e Settanta e si attirò critiche feroci, si può partire dall’esposizione al Museo di arte moderna di Klagenfurt.

Günther Domenig, Schulschwestern, Graz, 1973 77. Photo Gerhard Maurer

Günther Domenig, Schulschwestern, Graz, 1973-77. Photo Gerhard Maurer

I PROGETTI ARCHITETTONICI DI DOMENIG

Dopo gli studi alla Technische Universität di Graz ‒ ne diventerà professore a partire dal 1980 ‒, assieme ad altri giovani architetti dalle idee radicali, Domenig contribuisce a fondare quella che sarà poi ricordata nella storia dell’architettura contemporanea come la “Scuola di Graz”. Nei lavori degli Anni Sessanta e i primi Anni Settanta in collaborazione con Eilfried Huth è evidente l’influenza del brutalismo e dello strutturalismo: si possono ricordare in particolare la chiesa di Oberwart (1969) e i lavori per la piscina olimpica di Monaco di Baviera, in occasione delle Olimpiadi del 1972 (opera poi smantellata).
Gli Anni Settanta sono caratterizzati da due opere che mettono Domenig al centro delle polemiche: l’originale sala polivalente ‒ una strana creatura vertebrata e tentacolare che prende possesso del cortile nel convento delle Suore francescane di Graz-Eggenberg (1972) ‒ e soprattutto la filiale per la Z-Sparkasse (1979) nel quartiere Favoriten di Vienna, con facciata in lamiera contorta e pervasa da furore espressionista negli interni. “Una vergogna per il quartiere“, “una gabbia per scimmie” ma anche “un’idea grandiosa” e “finalmente qualcosa di diverso“: questi i controversi commenti che registrava il cronista di Domus nel 1980, pochi mesi dopo l’inaugurazione dell’edificio destinato a diventare successivamente anche un negozio di valigie.

Günther Domenig, Steinhaus, 1996. Photo © Christian Brandstaetter

Günther Domenig, Steinhaus, 1996. Photo © Christian Brandstaetter

LA CONTROVERSA STEINHAUS

Subito dopo la costruzione della Z-Sparkasse, Günther Domenig inizia a elaborare i primi disegni per una casa da costruire sul terreno ereditato dalla nonna a Steindorf sul lago di Ossiach, poco a ovest di Klagenfurt. L’edificio si sviluppa progressivamente dal lato lago, con un pontile che si trasforma in rampa e conduce all’ingresso di quella che sarà la Steinhaus, la casa di pietra. Un percorso costruttivo che sarà poi elaborato dal 1986 al 2008, andando a sintetizzare il pensiero teorico ed emozionale di Domenig e diventando il suo testamento espressivo e sentimentale. L’edificio è anche la sublimazione in blocchi di cemento, vetro e acciaio di un motivo paesaggistico, le aspre formazioni montuose della Mölltal, la valle dove è cresciuto Domenig. E con la sua cesura rivoluzionaria rispetto alle convenzioni dell’arte del costruire può considerarsi anticipatoria di tendenze contemporanee dell’architettura, come quelle di Frank Gehry.  Nelle sale del museo di Klagenfurt viene presentato un modellino in legno della Steinhaus e le sue opere dialogano con quelle di artisti e fotografi contemporanei e alcuni pezzi appartenenti alle collezioni permanenti dell’istituzione carinziana.
Nella Steinhaus sono previste performance del Tanzquartier Wien (TQW) e il 23 e 24 settembre l’edificio simbolo dell’architetto austriaco ospiterà un forum con teorici dell’architettura e artisti che faranno luce sul ruolo storico e sul valore attuale delle opere e del pensiero di Domenig. Sugli anni di costruzione della Steinhaus fioriscono molti aneddoti. Si racconta che durante la fase di edificazione si siano riscontrati un numero crescente di tamponamenti all’incrocio della strada che passa davanti alla casa, dovuto al fatto che i guidatori erano distratti dallo stano oggetto che stava prendendo forma. E anche il risultato finale fu molto avversato dagli abitanti locali, che ritenevano la costruzione più un pugno nell’occhio che un fiore all’occhiello del Paese. Significativa l’iniziativa presa dal campeggio adiacente alla Steinhaus, che nella sua brochure pubblicitaria inserì una foto aerea dove l’edificio non compariva e veniva sostituito da un boschetto.

Günther Domenig, T Center, Vienna, 2002 04. Photo Gerhard Maurer

Günther Domenig, T-Center, Vienna, 2002 04. Photo Gerhard Maurer

DOMENIG DA NORIMBERGA A VIENNA

Fra le opere più prestigiose firmate nell’ultima parte della sua carriera va citato, anche per il forte valore simbolico, il Centro di Documentazione (1998) costruito a Norimberga sugli spazi che dal 1927 al 1938 avevano ospitato i raduni del Partito Nazionalsocialista sotto la regia dell’architetto di regime Albert Speer e immortalati dalle celebri immagini di Leni Riefenstahl (La vittoria della fede e Il trionfo della volontà). Una resa dei conti anche con il proprio privato perché Domenig era figlio di un magistrato coinvolto con il regime nazista. Sempre del 1998 è l’ampliamento del teatro comunale di Klagenfurt.
Infine da citare gli uffici del T-Center a Vienna (2004), indubbiamente uno dei primi edifici che hanno segnano il profilo architettonico contemporaneo della capitale austriaca che negli ultimi decenni ha visto la città svilupparsi ben oltre quella cintura di quasi immutabile classicità rappresentata dal Ring.

Dario Bragaglia

www.domenigdimensional.at

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Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

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