Stefano Boeri Architetti per Amatrice: un progetto per la rinascita
Ecco il volto della "Casa Futuro": una grande struttura che recupera un punto cardine della città con macerie e materiali locali. Metterà a disposizione aree di accoglienza, biblioteca, auditorium e tanto altro
Si chiama Casa Futuro, perché sei anni dopo il terremoto Amatrice non desidera altro. Il progetto dello Studio Stefano Boeri Architetti per la città, che sorgerà nell’area del vecchio complesso “Don Minozzi” s’ispira al concetto cardine di ecologia integrale espressa nell’Enciclica Laudato sì di Papa Francesco, riprendendo allo stesso tempo l’architettura preesistente di Arnaldo Foschini, nata negli anni Venti per ospitare gli orfani di guerra. La Casa, che sorgerà con il contributo della Diocesi di Rieti e dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia in luogo di grande importanza per la città e il territorio, consiste nel più grande intervento di ricostruzione privata, ed è tra quelli che procedono più speditamente: dalla posa della prima pietra il 15 ottobre scorso a oggi, tutte le opere di demolizione sono state completate, e si procede alla costruzione.
UNA “CASA FUTURO” PER FAR RINASCERE AMATRICE
L’obiettivo di Casa Futuro, dicono dallo studio dell’archistar, è “quello di rafforzare l’idea di spazi di comunità così come erano stati pensati da Padre Giovanni Minozzi: luoghi di culto, ma anche di studio e aggregazione, immaginati come spazi semi-collettivi dedicati a nuove funzioni, quali servizi civici, vita comunitaria e ospitalità“. Come già nel primo dopoguerra, la struttura vuole tornare a essere un motore sociale per la città e il territorio articolandosi come incubatore di ricerca tecnologica e laboratorio ambientale permanente grazie a quattro macro-aree. A nord del sito c’è la Corte Civica, che si sviluppa su due livelli fuori terra e ospita funzioni amministrative – cioè la sede comunale, una sala polifunzionale e una biblioteca pubblica – e accoglie la Fontana delle Pecore, opera del Monteleone; al centro del sito c’è la Corte del Silenzio, che ospita la Casa Madre dell’Opera Nazionale, con le residenze dei religiosi, una struttura di assistenza da destinare a casa di riposo e alcuni ambienti di carattere museale e liturgico; a ovest del sito c’è la Corte dell’Accoglienza, dedicata a funzioni di ospitalità per i giovani, con sale ricreative, mensa e sale per la formazione, e dove sarà ripristinata un’area teatro/auditorium per eventi, convegni e spettacoli; e infine sorgerà la Corte delle Arti e del Mestieri, che si sviluppa su un unico livello e ospita laboratori didattici e spazi di trasformazione dei prodotti delle filiere locali. “Ispirato alla Laudato sì e pensato secondo una prospettiva unitaria, il progetto intende essere una forma concreta per tradurre la ricostruzione in rigenerazione, grazie all’attenzione ai giovani, agli anziani, all’economia e la cultura“, ha dichiarato il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili.
LE TECNICHE E I MATERIALI DI CASA FUTURO
Costruita con una struttura antisismica, Casa Futuro nasce letteralmente dalle macerie, se si considera che insieme a materiali locali ha previsto il riutilizzo del 60% del volume totale delle macerie per i sottofondi stradali e l’impasto dei pannelli di facciata, con la speranza di recuperare e usare in corso d’opera più detriti possibili. “Non solo i lavori procedono con regolarità e nel pieno rispetto dei tempi previsti, ma il cantiere comincia a funzionare come un laboratorio a cielo aperto in cui, per esempio, le macerie vengono per quanto possibile riutilizzate per la costruzione delle superfici carrabili e calpestabili della Casa Futuro“, ha detto Stefano Boeri. “Credo che la costruzione di Casa Futuro ad Amatrice, grazie al suo formidabile valore sociale e rigenerativo di un’economia e di un percorso formativo, potrá essere assunta come modello di ripartenza anche per l’intero Paese”.
L’impatto ambientale del progetto, infine, mira a essere davvero basso anche grazie al riutilizzo delle terre da scavo, alla gestione ecologica dell’acqua piovana e a 930 pannelli fotovoltaici integrati in copertura, oltre al recupero dell’ex fattoria e del silo adiacente nelle funzioni originali. In questo, così come nel progetto complessivo, Casa Futuro tiene conto del paesaggio in cui è inserita, nientemeno che il Parco Nazionale Gran Sasso e i Monti della Laga, integrando nella struttura le superfici verdi, che costituiscono il 40% del totale della superficie del progetto.
– Giulia Giaume
www.stefanoboeriarchitetti.net
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