Carlo Ratti e Italo Rota progettano il polo culturale AGO Modena Fabbriche Culturali
Dopo il Padiglione Italia a Expo 2020 Dubai, nuova collaborazione fra i due studi di progettazione: insieme hanno elaborato il masterplan per i 20mila mq del nascente hub culturale di Modena, che si insedierà in un complesso settecentesco nel cuore della città
Scomparsa a Milano esattamente dieci anni fa, Gae Aulenti dedicò parte dell’ultima fase della sua vita al progetto di riqualificazione dell’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena, su incarico della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. In quello che sarebbe dovuto diventare il grande polo culturale cittadino, l’architetta del Musée d’Orsay aveva previsto di destinare l’area monumentale del complesso (risalente al XVIII secolo) alla funzione espositiva, riservando le porzioni con i corridoi voltati (le cosiddette “tenaglie”) a due biblioteche. Sebbene il suo programma sia rimasto irrealizzato, il recupero e la riattivazione del manufatto settecentesco continuano a rappresentare un obiettivo per Modena. Oggi la città scommette sul masterplan elaborato da CRA- Carlo Ratti Associati e dall’architetto Italo Rota con AGO Modena Fabbriche Culturali, un’operazione dalla dichiarata vocazione interdisciplinare in parte già avviata. Risale infatti a un anno fa (novembre 2021) la consegna alle imprese esecutrici del primo stralcio del cantiere di AGO, dopo la gara di appalto: stiamo parlando di circa 10.000 dei quasi 21.000 mq di spazi complessivamente a disposizione. Questi lavori sono attualmente in corso e si prevede che saranno ultimati entro il 2024. Essendo inoltre disponibili le autorizzazioni necessarie anche per gli ulteriori stralci, il completamento dell’opera dovrebbe avvenire entro il 2027.
Il progetto AGO Modena di Carlo Ratti Associati e Italo Rota
Dopo le esperienze del Padiglione Italia a Expo 2020 Dubai e di MEET Digital Cultural Center, a Milano, gli studi guidati da Ratti e Rota proseguono nel solco della collaborazione con questo nuovo incarico. Insieme a loro nel progetto sono coinvolti l’architetto Francesco Doglioni (docente di Restauro Architettonico allo IUAV di Venezia fino al 2015, oltre che a Ferrara e Trento) e Società Politecnica Politecnica, fra le principali realtà italiane di progettazione integrata. Situata a ridosso del centro storico cittadino, la struttura sarà restaurata adottando “un approccio progettuale sperimentale”. Spiega Rota: “Quando abbiamo esaminato da vicino il passato di AGO, abbiamo scoperto una panoplia di storie, personaggi e funzioni. Poiché il complesso aveva così tanti passati, abbiamo pensato che il nostro design avrebbe dovuto permettergli di incarnare una molteplicità di futuri. AGO Modena è la perfetta incarnazione di questo approccio in quanto riunisce sotto lo stesso tetto musei, formazione e spazio di co-working”.
Una piazza triangolare con copertura cinetica come cuore di AGO Modena
La parola chiave dell’intervento, che interessa 22mila mq, sembra essere flessibilità: un’esigenza in un certo senso dettate dalle molteplici funzioni raccolte nel polo (che all’inizio, al proprio interno, riunirà istituzioni attive nelle arti visive, nella cultura digitale e nella sperimentazione educativa) e dalle sue future possibilità di sviluppo. “I luoghi culturali dovrebbero essere pensati come dinamici, capaci di incorporare il cambiamento nel tempo”, osserva Ratti. “La natura mutevole dell’ambiente costruito consente, a sua volta, un approccio partecipativo per attivare la produzione culturale. L’architettura di AGO crea spazi flessibili e riconfigurabili in cui passato e futuro si completano a vicenda”. Probabilmente esemplificativa di questa posizione è la copertura apribile co-progettata da CRA e dall’artista-ingegnere Chuck Hoberman, fra i massimi esperti mondiali nella progettazione di strutture dinamiche ed ex collaboratore della NASA. Uno dei cortili principali di AGO, di forma triangolare, sarà caratterizzato da una copertura leggera e pieghevole, che permetterà usi diversificati a seconda del meteo e delle esigenze di gestione.
Musei e soggetti presenti in AGO Modena Fabbriche Culturali
“In molti casi il restauro di un edificio antico porta ad un risultato statico che poco interagisce con ciò che sarà contenuto al suo interno”, precisa Doglioni, che all’interno del team di progettazione è la figura esperta in restauro. “Nel progetto dell’ex Ospedale Sant’Agostino ci sforziamo di recuperare lo spazio antico e monumentale e di liberarlo da ogni ingombro. Inoltre, il progetto cerca un’apertura per essere in dialogo con le installazioni future. Ciò a cui miravamo valorizzando le componenti antiche dell’edificio è la riconfigurabilità dinamica: reversibile e adattabile alla trasformazione continua. Il restauro è lasciato volutamente incompiuto in alcuni punti. Ciò lascia spazio all’edificio per subire ulteriori evoluzioni, provocando una tensione costante tra il vecchio e il nuovo”, sottolinea l’architetto nel suo commento. Soci fondatori di AGO saranno Comune di Modena, Fondazione di Modena e Università di Modena e Reggio Emilia, che puntano così a riunire in un unico luogo realtà come Fondazione Modena Arti Visive (FMAV), il Museo della Figurina, i Musei Universitari e il Centro Interdipartimentale di Ricerca sulle Digital Humanities DHMoRe ed il Future Education Modena – FEM, centro internazionale per la didattica innovativa (gli ultimi soggetti si sono già insediati).
La costituzione di Fondazione AGO
Al luglio 2023 è stata costituita la Fondazione AGO- Modena fabbriche culturali ETS da Comune di Modena, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e da Fondazione di Modena “con lo scopo di favorire coesione, unità e identità al sistema culturale della città“, racconta ad Artribune la presidente esecutiva Donatella Pieri. “Le realtà che costituiscono il nucleo produttivo e culturale che connotano la proposta articolata del progetto AGO tra cui FMAV Fondazione Modena Arti Visive con il Museo della Figurina, FEM Future Education Modena, il Centro Interdipartimentale di Ricerca sulle Digital Humanities – DHMoRe e i Musei Scientifici e Universitari di Unimore, sono già molto attive, riconosciute ed apprezzate nel contesto cittadino in virtù dei risultati eccellenti ottenuti grazie alle attività espositive, di ricerca e di prototipazione di modelli educativi. AGO fungerà quindi da catalizzatore di azioni progettuali culturali eterogenee ma dialoganti e condivise, potenziando così anche le proprie attività in rete a livello nazionale e internazionale. Gli organi della Fondazione AGO hanno ora il compito fondamentale di sviluppare un modello operativo orientato su più livelli e linee d’azione al fine di sviluppare la vocazione di AGO, nell’interazione fra discipline e linguaggi artistici differenti, nell’esplorazione e interpretazione degli interessi del mondo contemporaneo attraverso l’arte“.
Valentina Silvestrini
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati