Rinasce a Ground Zero la chiesa di San Nicola. Il progetto è di Santiago Calatrava
L’architetto portoghese si è ispirato alla basilica bizantina di Santa Sofia per ricostruire l’edificio di culto greco-ortodosso distrutto nell’attentato alle Torri Gemelle. La particolarità? Di notte, la cupola si trasforma in un faro che veglia su New York
La sua prima “accensione”, con tempistiche non casuali, ha coinciso nel settembre 2021 con il ventennale dell’attentato alle Torri Gemelle. Ma solo di recente, il 6 dicembre scorso, la “nuova” chiesa greco-ortodossa di San Nicola, progettata dall’archistar Santiago Calatrava, è stata inaugurata nell’area di Ground Zero, ai piedi del World Trade Center, dove prima di quell’11 settembre tristemente noto stava l’edificio fondato nel 1832, adibito a luogo di culto dal 1922, per interessamento della comunità di immigrati greco-americani, riuniti nella Congregazione della Chiesa greco-ortodossa di San Nicola.
LA STORIA DELLA CHIESA DI SAN NICOLA AL WORLD TRADE CENTER
Unica superstite al fermento edilizio che nella seconda metà del Novecento interessò il Financial District, la piccola chiesetta – di cui restano, suggestive, le foto che documentano la convivenza con le svettanti Twin Towers alle sue spalle – non sopravvivrà alla furia distruttiva dell’attentato del 2001, sepolta dalle macerie della torre sud insieme alle reliquie di San Nicola, Santa Caterina e San Sava donate da Nicola II di Russia e mai ritrovate. Nell’ambito del progetto di ricostruzione del World Trade Center, nel 2011 si è iniziato a ragionare sull’opportunità di riedificare il luogo di culto, nell’area del Liberty Park, accanto al Memoriale e Museo dell’11 settembre. E a Santiago Calatrava – già all’opera sul World Trade Center Transportation Hub, aperto al pubblico nel 2016 – è stato affidato il compito di progettare l’edificio, senza però ricalcare le forme della chiesa distrutta, e anzi ideando una soluzione inedita, in linea con il principio costruttivo che ha guidato, nell’ultimo ventennio, la rigenerazione di Ground Zero: ciò che è andato perduto non potrà (dovrà) mai essere sostituito. Contrattempi finanziari e burocratici hanno però rallentato oltremodo i lavori, e la consegna dell’edificio – inizialmente prevista per il 2017 – è slittata di anno in anno. E complice la pandemia, sebbene praticamente ultimata, la chiesa di San Nicola non ha potuto aprire battenti neppure in concomitanza con l’anniversario del 2021, costringendo la città di New York a procrastinare l’inaugurazione di un ulteriore anno.
LA CHIESA DI SAN NICOLA DI SANTIAGO CALATRAVA
Con la chiesa di San Nicola, Calatrava si confronta per la prima volta in carriera con la progettazione di un edificio religioso, facendosi ispirare dall’architettura bizantina per la cupola – rivestita in marmo pentelico, ma realizzata in vetro e pietra stratificati, per lasciar filtrare all’esterno l’illuminazione interna, quasi si trattasse di un faro che veglia sulla notte della città – debitrice alla basilica di Hagia Sophia (che proprio su una sapiente modulazione della luce impostava il rapporto del fedele con il divino). Ma dalla monumentale basilica simbolo di Istanbul è stato mutuato anche l’anelito alla maestosità di un edificio che, seppur di piccole dimensioni rispetto ai grattacieli che lo circondano, ambisce a svettare – posta su un basamento di 8 metri che la rialza rispetto al piano stradale – per suggerire un’idea di rinascita e speranza. “L’architettura può avere un valore simbolico intrinseco, che non è scritto o espresso in modo specifico ma in modo astratto e sintetico, inviando un messaggio di rinascita e lasciando così un’eredità duratura”, ha spiegato Calatrava a riguardo. E maestosa è la cupola, scandita da 40 nervature (come il numero delle costole di San Nicola e delle nervature di Santa Sofia) e iscritta in una pianta di forma quadrata definita da quattro torri angolari arrotondate (qui il riferimento architettonico è alla Chiesa del Santissimo Salvatore a Chora, per l’alternarsi di fasce orizzontali in marmo bianco e grigio che ritmano la decorazione esterna). All’interno la chiesa è riccamente decorata con immagini sacre, come il Cristo Pantocratore che corona la cupola: il programma iconografico è stato definito dal vescovo Gioacchino di Amissos, esperto di iconografia sacra bizantina, ed eseguito da padre Loukas, sacerdote-monaco del Monastero di Xenonphontos sul Monte Athos.
Livia Montagnoli
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