Morto Vittorio Garatti, architetto e urbanista della Cuba di Fidel Castro
L’architetto milanese lavorò a L’Avana nel periodo post-rivoluzionario, concependo insieme a Ricardo Porro e Roberto Gottardi il visionario complesso delle Escuelas Nacionales de Arte. Molti i progetti realizzati a Milano dopo il 1974
Vittorio Garatti era nato a Milano, nel 1927, e al Politecnico si laureò in Architettura, negli anni in cui le stesse aule erano frequentate da quelli che sarebbero diventati illustri colleghi, come Guido Canella e Gae Aulenti. La sua carriera, però, e i suoi interessi, si sarebbero presto spostati oltreoceano, prima in Venezuela (dove presto iniziò a insegnare progettazione architettonica all’Università di Caracas, dal ’57 al ‘61), per lavorare al progetto del Banco Obrero, sotto la guida dell’architetto Carlos Raúl Villanueva, poi a Cuba, a seguito della Rivoluzione che aveva portato al potere Fidel Castro, per iniziare un prolifico sodalizio con Ricardo Porro Hudalgo (Camagüey, 1925 – Parigi, 2014), cui il lìder màximo aveva affidato il progetto per la costruzione del nuovo edificio delle Escuelas Nacionales de Arte.
VITTORIO GARATTI A CUBA. LE SCUOLE NAZIONALI D’ARTE
Il complesso, commissionato dal regime de L’Avana nell’ambito della politica educativa promossa da Fidel Castro e Che Guevara, fu solo in parte realizzato e nel 2010 è stato dichiarato Monumento Nazionale di Cuba; nell’idea di Castro, l’area occupata dall’Havana Biltmore Golf Club avrebbe dovuto trasformarsi in un polo di formazione dei giovani provenienti da America Latina, Africa e Asia, centro culturale gratuito per l’insegnamento delle principali discipline artistiche. I lavori furono quindi affidati a Hidalgo, Garatti e Roberto Gottardi (Venezia 1927 – 2017), giovani ma già capaci: Porro concepì le scuole di danza moderna e di arte plastica, le uniche a essere completate nei tempi e oggi restaurate, Garatti quelle di musica e di balletto e a Gottardi quella di arte drammatica. Questioni di carattere economico e politico, infatti, condussero all’abbandono della costruzione e all’esilio, in Francia, di Porro. Ma nei decenni a seguire i tre architetti hanno sempre cercato di tenere vivo l’interesse verso un architettura visionaria, emblema del modernismo organico, ispirata da un processo di “autogenerazione dal contesto” e mirata all’integrazione tra arte, architettura e paesaggio (in Italia è nato il Comitato Vittorio Garatti, per “tutelare le Scuole Nazionali d’arte, imprescindibili l’una dall’altra, unico organismo insieme al parco in cui sono sorgono”, mentre al 2018 data la mostra allestita alla Palazzina Reale di Firenze Cuba: Scuole Nazionali d’arte. Un sueno a mitad).
LA NUOVA URBANISTICA DE L’AVANA
Vittorio Garatti resterà a Cuba fino al 1974, insegnando alla facoltà di Architettura de L’Avana composizione e progettazione architettonica (dal 1961 al 1967) e progettazione urbanistica (dal 1968 al 1974). Sono molte le opere pubbliche da lui progettate in città – per cui realizza anche il Piano Regolatore dell’Avana post-rivoluzionario, insieme al sociologo ed economista Jean Pierre Garnier e agli architetti Max Vaquero, Eusebio Asquez, e Mario Gonzales – dal Nuovo Porto al Parco Metropolitano, al Centro del Traffico. Sull’isola, a Guines, progetta anche la Scuola Tecnica di Agraria Andrè Voisin. Nel giugno del ’74, però, in un clima politico sempre più teso, Garatti finisce agli arresti con l’accusa di spionaggio, poi costretto a lasciare Cuba.
I PROGETTI DI GARATTI A MILANO
Il resto della sua carriera lo vedrà diviso tra insegnamento e progettazione, professore di composizione architettonica presso la facoltà di Architettura di Milano e firma di numerosi progetti in città, dal complesso residenziale di Cusano Milanino subito dopo il rientro in Italia all’atelier Gianfranco Ferrè nel 1986, alla ristrutturazione esterna e interna dell’Hotel Gallia Milano nel 1990. Nel 1983 partecipa al concorso per la progettazione della nuova sede Opera de la Bastille, a Parigi, mentre ancora nel 2012 – anno in cui riceve il Premio Vittorio De Sica per l’Architettura dall’allora Presidente Giorgio Napolitano – realizza il progetto preliminare per un centro sociale in una favelas brasiliana a San Paolo. Del ’19 è il riconoscimento conferito dall’Accademia di Belle Arti di Brera, che gli ha assegnato il diploma accademico honoris causa in Arti Visive e il titolo di socio onorario. Scompare all’età di 95 anni.
Livia Montagnoli
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