Zaha Hadid Architects progetta nuovo polo per le scienze di Singapore
Per i cinquant’anni della propria fondazione, nel 2027, il Singapore Science Center Board si doterà di una nuova sede: un maxi centro “fluttuante”, progettato da Zaha Hadid Architects. Al suo interno, turisti e singaporiani di tutte le età potranno avvicinarsi alle STEM come mai prima d’ora
Nel saggio di recentissima pubblicazione Urbanità, edito da Einaudi, l’architetto e ingegnere Carlo Ratti individua nella Singapore degli ultimi decenni “uno dei massimi laboratori di innovazione urbana al mondo”. Nel veloce processo di ridefinizione della propria reputazione e immagine, la città-stato asiatica indipendente dal 1965 ha scelto di puntare sul contribuito, spesso audace e visionario, di progettisti ed esperti internazionali. E forse non è un caso che temi come la mobilità alternativa o l’integrazione della componente vegetale nell’edilizia residenziale contemporanea siano stati affrontanti con un certo anticipo proprio a queste latitudini. Il risultato è un luogo, prosegue Ratti, “da osservare, da studiare e per molti aspetti da ammirare”, che continua a investire nella propria crescita, anche attraverso iniziative in grado di coniugare architettura, paesaggio e formazione. Come il nascente Science Center, progettato dallo studio Zaha Hadid Architects (ZHA), con Architects 61 Pte, come partner locale, e Atelier Ten, come consulente ambientale, che dovrebbe essere ultimato entro il 2027 nel distretto di Jurong Lake.
IL MAXI CENTRO PER LE SCIENZE DI SINGAPORE
Il complesso, oltre 52.400 metri quadrati distribuiti in cinque volumi rettangolari “a incastro”, è stato commissionato dal Singapore Science Center Board. Fondata nel 1977, questa istituzione si occupa di favorire la conoscenza delle discipline scientifiche e delle innovazioni tecnologiche, con particolare riguardo per le giovani generazioni. Attraverso la nuova sede, nel prossimo futuro l’ente intende espandere il proprio raggio d’azione, in modo da coinvolgere la comunità locale indipendente dall’età: un approccio che testimonia l’evoluzione in corso nella comune percezione delle materie STEM e lo sforzo che si sta compiendo per renderle pienamente accessibili a tutti. Di conseguenza, l’edificio metterà a servizio dei singaporiani (e dei visitatori globali) un’ampia varietà di gallerie espositive, laboratori interattivi e spazi per eventi, oltre a disporre di tutte le imprescindibili strutture accessorie, di uffici amministrativi e archivi. Tali funzioni, anche per effetto del clima locale, non saranno concentrate esclusivamente all’interno, ma anche la copertura e gli spazi pubblici all’esterno verranno impiegati. A livello compositivo, dalle prime immagini diffuse da ZHA, si possono evidenziare almeno due aspetti salienti dell’opera, entrambi legati alla relazione che la struttura intende stabilire con il contesto di inserimento. Analogamente al MAXXI di Roma, i volumi rettangolari presentano grandi aperture vetrate, i cosiddetti “monocles”: inquadreranno specifiche zone, privilegiando le viste sullo specchio lacustre. Anche grazie a porzioni a ponte, il futuro Science Centre vorrebbe essere in grado di “fluttuare sopra il parco circostante”; attraverso il proprio sistema di cortili e giardini, cercherà inoltre di stabilire una connessione fluida con la più vicina stazione della metropolitana e con il resto del quartiere, riducendo barriere e canonici filtri di ingresso.
A SINGAPORE IL NUOVO PROGETTO IN ASIA DI ZAHA HADID ARCHITECTS
In linea con il programma Singapore Green Plan 2030, nel disegno e nella costruzione del complesso verranno seguiti i principi della progettazione sostenibile e saranno adottate strategie per la riduzione delle emissioni di carbonio. Dichiarato obiettivo dell’intero team di lavoro è l’ottenimento della certificazione BCA Green Mark Platinum Super Low Energy e, anche in questa ottica, si collocano la scelta di ricorrere al fotovoltaico e la presenza di giardini pensili, con vegetazione autoctona. Il risultato potrebbe dunque essere un edificio pubblico capace di agire come “manifesto” delle pratiche legate alla sostenibilità, le stesse che attraverso programmi e mostre saranno poi al centro della propria azione divulgative. Qui, ad esempio, sarà possibile capire il funzionamento dei sistemi di agricoltura verticale, si potrà conoscere l’universo in un osservatorio di nuova generazione. Ma anche iniziare a scrivere il proprio futuro professionale o imprenditoriale con le iniziative del Digital Fabrication Lab o capire la fattibilità della propria idea e invenzione nel Makerspace. “La nostra ambizione per il nuovo Science Center è quella di essere una destinazione davvero gratificante per tutte le età e abilità. I principi di progettazione universali del nuovo edificio faciliteranno pari opportunità per tutti i visitatori, indipendentemente dalle capacità demografiche o di apprendimento”, ha raccontato il professor Lim Tit Meng, amministratore delegato del consiglio di amministrazione del Science Center. E, forse, il luogo giusto per tentare questa sfida è proprio Singapore, la “città-laboratorio” asiatica per eccellenza.
Valentina Silvestrini
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