Palazzo Visconti a Brignano Gera d’Adda: la villa più affrescata della Lombardia
Oltre sessanta stanze decorate e un'infinità di ambienti, scaloni d'onore, gallerie, passaggi, loggiati, torrette e kaffeehaus fanno del palazzo di Brignano Gera d'Adda uno degli edifici nobiliari più straordinari di tutta la regione
La Lombardia è terra di grandi ville e residenze nobiliari, ed è difficile scegliere la più sontuosa o la più imponente. Eppure tra tutti i palazzi ce n’è uno che può vantare un record davvero difficile da battere: Palazzo Visconti a Brignano Gera d’Adda infatti ha più metri quadrati decorati ad affresco di ogni altra residenza in Lombardia. Nel solo Palazzo Nuovo, che rappresenta la metà degli ambienti, si trovano ben sessanta sale affrescate. L’edificio potrebbe essere considerato come una sorta di museo dell’arte dell’affresco dal XVI al XVIII secolo. L’organismo architettonico, infatti, anche se apparentemente risulta unitario, è in realtà il risultato dell’assemblaggio di vari corpi di fabbrica che sono stati costruiti uno a fianco dell’altro e testimoniano l’evoluzione della sensibilità artistica.
La porzione più antica è uno storico castello che si estende a ovest con torri e mura a carattere prettamente difensivo, risalente al XII-XIV secolo: già nel 1106 qui infatti sorgeva proprio un castello. Tracce dell’epoca sono visibili nel giardino occidentale, ancora recintato da mura e circondato da un profondo fossato. Nel 1186 il feudo venne assegnato ai Visconti e a partire da Sagramoso I, figlio di Bernabò Visconti a cui è dedicata una sala del piano nobile di Palazzo Vecchio, ebbe inizio il ramo locale dei Visconti di Brignano.
La seconda porzione di Palazzo Visconti è quella composta dall’austero corpo di fabbrica rigorosamente cinquecentesco nota come Palazzo Vecchio, che si affaccia sul paese di Brignano con la facciata est e quella sud, la principale. Sul loggiato della corte interna del Palazzo Vecchio si innesta la settecentesca costruzione di Giovanni Ruggeri: un corpo di fabbrica con pianta a U costruito tra il 1710 e il 1725. Il “Palazzo Nuovo” (così si chiama il palazzo realizzato da Ruggeri) è dotato di caratteristiche torrette che paiono di porcellana, una per ogni lato: al centro, la torretta dell’orologio. Su ognuna delle estremità del Palazzo Nuovo viene edificato uno scalone monumentale. L’edificio barocco si apre su un’ampia esedra trilobata, una sorta di “giardino segreto” che si affaccia a nord-ovest.
L’ARCHITETTURA DI GIOVANNI RUGGERI
È il caso di aprire una parentesi su quella figura fondamentale che fu Giovanni Ruggeri, un talentuoso architetto che realizzò varie opere fondamentali del Settecento lombardo, tra le quali il celebre Palazzo Cusani che sorge di fronte alla Pinacoteca di Brera a Milano, oggi utilizzato come sede di rappresentanza NATO e sede del Comando Militare Esercito Lombardia. Ma Ruggeri, che fu allievo del ticinese Carlo Fontana e del Bernini, ebbe grande successo nel territorio lombardo. Dopo tanti artisti e architetti che calavano nella Roma papalina per trovare ricchi committenti, il Ruggeri compì invece il percorso opposto e venne da Roma, ricco di un bagaglio di forme esuberanti (in realtà forse più borrominiane che berniniane, per ironia della sorte) che non potevano lasciare indifferenti la prospera nobiltà lombarda.
E di questa cultura berniniana-borrominiana di stampo ticinese il palazzo, anzi la reggia Visconti di Brignano Gera d’Adda, è una filiazione diretta. L’esempio di Borromini della Sant’Agnese in Agone a Piazza Navona è stato recepito da Johann Bernhard Fischer von Erlach nel suo progetto per la chiesa di San Carlo a Vienna, con tanto di colonna Traiana binaria a completare un quadro decisamente romano. Ma spingendosi oltre, in ambiente ancora più nord europeo, non sarebbe troppo peregrino comparare le torrette delle kaffeehaus gemelle che sorgono al termine del giardino grande di Palazzo Visconti con le pagode cinesi del contemporaneo Schloss Pillnitz che sorge nel cuore della Sassonia, vicino a Meissen, il luogo dove l’Europa scoprì i segreti della porcellana, l’oro bianco di cui erano fatte le tazzine in cui veniva bevuto il caffè, esotica bevanda che richiedeva padiglioni appositi ‒ le kaffeehaus, appunto ‒ per essere assaporato. Il caffè e la porcellana andavano di pari passo, a quei tempi, e le sottili forme che consentiva quest’ultima venivano imitate da un’architettura ispirata alle suggestioni d’oriente.
Indicativa di una evoluzione è in questo caso la scelta di utilizzare per il palazzo di Brignano Gera d’Adda l’antico sedime delle possenti mura medievali per innestarvi, al posto delle grevi torri difensive, le eteree cupole delle kaffeehaus. Siamo nella Bergamasca, ma l’estetica qui è quella del più puro Settecento europeo. Giovanni Ruggeri, oltre a Palazzo Visconti e a Palazzo Cusani, realizzò anche lo stupendo castello di Chignolo Po, tra i più belli ed esuberanti di tutta la Lombardia, così come Villa Alari Visconti a Cernusco sul Naviglio. Alcuni intravvedono la sua mano anche nelle stupende facciate di Villa Cavazzi della Somaglia Litta a Orio Litta o della superba Villa Arconati a Bollate.
LE CARATTERISTICHE DI PALAZZO VECCHIO
L’ambizione degli esterni si rispecchia anche nella grandiosa sontuosità degli interni, dove troviamo decine e decine di sale affrescate, e i nomi a cui queste decorazioni sono attribuite risultano di primissima fascia. Scrive l’attuale sindaca di Brignano Gera d’Adda e storica dell’arte Beatrice Bolandrini: “Le due dimore viscontee ospitano al loro interno oltre cinquanta sale, la cui decorazione è riconducibile alle personalità più in vista del Seicento e del Settecento nello Stato di Milano, tra cui si riconoscono […] Camillo Procaccini, Giovanni Stefano e Giuseppe Montalto, Ercole Procaccini, Giovanni Ghisolfi, Johann Storer, Fabrizio e Giovanni Antonio Galliari, Giovanni Antonio Cucchi, Giovanni Battista Sassi e Mattia Bortoloni, ovvero i protagonisti coinvolti nelle principali campagne decorative delle ville e dei palazzi della nobiltà milanese”.
Già il primo ambiente che si incontra, entrando nel Palazzo Vecchio, è puro teatro barocco: lo scalone d’Onore principale è completamente ricoperto di affreschi dedicati alle fatiche di Ercole dalla vibrante forza coloristica: sulla volta è Giove stesso a conferire l’immortalità alla dinastia Viscontea. È senza dubbio uno dei più imponenti scaloni di tutta la Lombardia, e forse il meglio conservato. Entrando troviamo la Sala del Trono, anch’essa ricoperta interamente da decorazioni murali, con soffitto ligneo pure dipinto: è concepita come una sorta di museo della storia patria di Milano, tant’è vero che sono raffigurati ben otto dei dodici Signori di Milano dal 1277 al 1447. Oltre troviamo la Sala dell’Innominato, la galleria affrescata che corre parallela alla facciata sud e attraverso il loggiato dà sulla corte interna. Il suo nome deriva dal fatto che secondo la tradizione Francesco Bernardino Visconti, la figura su cui il Manzoni avrebbe modellato il suo “Innominato” dei Promessi Sposi, sarebbe nato in questo ambiente del palazzo. Non ci è dato sapere se questo corrisponda o meno alla realtà, quello che è sicuro è il fatto che nella parrocchiale del paese è conservato l’atto di nascita di Francesco Bernardino Visconti.
Per la Sala dell’Innominato è stata anche ipotizzata da parte di Bolandrini l’attribuzione degli affreschi a Giovanni Mariani il Vecchio, un nome che ancora non gode della fama e della popolarità che meriterebbe come esponente del quadraturismo, la tipologia di decorazione pittorica basata sui trompe-l’œil, le finte architetture e le prospettive ardite “di sotto in su” e l’illusionismo architettonico. La Galleria (o Sala dell’Innominato) di Palazzo Vecchio, secondo Bolandrini, presenta caratteristiche tipiche di Mariani il Vecchio.
GLI AMBIENTI DI PALAZZO NUOVO
Gli interni di Palazzo Nuovo sono invece un tripudio assoluto dell’arte dell’affresco. Ha fatto scalpore in passato l’attribuzione di uno degli affreschi a un maestro come Tiepolo in un ambiente noto come “Sala dell’eroe ferito”: i committenti, i fratelli Pirro II e Annibale Visconti, erano infatti in ottimi rapporti con il potere spagnolo e Tiepolo aveva affrescato la Sala del Trono del Palazzo Reale di Madrid. Nell’affresco dell’Eroe ferito Bolandrini vede invece oggettivi segnali stilistici propri di una delle figure più sottovalutate di tutto il Settecento veneto: Mattia Bortoloni, un folgorante talento eclissato dal Tiepolo, che pure condivise con lui alcuni episodi di decorazione nel capoluogo lombardo, come quello riferibile a Palazzo Clerici, bell’edificio tardobarocco oggi sede dell’ISPI, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. Bortoloni è però celebre per gli affreschi di Palazzo Barolo a Torino e soprattutto per la maestosa decorazione della cupola ellittica più grande d’Europa: quella del Santuario di Vicoforte in Piemonte.
Oltre agli affreschi di Bortoloni sono visibili nelle sale del Palazzo Nuovo anche altre pitture murali di grande valore, come ad esempio le decorazioni dell’ala ovest, caratterizzata da una strepitosa infilata di ambienti straordinariamente ricchi di decorazioni ad affresco: dapprima la Sala dei Giganti, poi la Sala del Trionfo di Ercole e infine la stupenda Sala di Fetonte. Sul torrino dell’ala ovest si apre un piccolo appartamento noto come “del Cardinale” affrescato con capricci di rovine classiche che paiono già anticipare la pittura di Giovanni Paolo Pannini o Hubert Robert. Da questo appartamento sopraelevato, una vera e propria altana dal sapore romano, si gode di una splendida vista su tutto il centro abitato di Brignano. L’ala sud è la più antica e risale al Seicento, mentre l’ala est ospita la cosiddetta Sala dei Fratelli Galliari (furono Fabrizio e Giovanni Antonio Galliari a decorare l’ambiente), la già citata Sala dell’Eroe con l’affresco di Bortoloni e l’ambiente più vasto dell’ala orientale: il Salone d’Onore o Sala del Trono, con tanto di cupola e lanternino completamente coperti da affreschi, compreso un Annibale Visconti a cavallo che riceve la corona della Vittoria da una donna alata alle sue spalle.
Il corpo di fabbrica settecentesco di Palazzo Nuovo fu voluto da due importanti figure politiche dello Stato di Milano, che ebbero anche la sorte di essere considerate “Grandes de España”, la massima dignità nobiliare spagnola: i fratelli Pirro II e Annibale Visconti, che si succedettero nella carica di Marchesi di Borgoratto e Signori di Brignano. Gli ambienti interni di Palazzo Visconti dovevano dunque rispecchiare le ambizioni europee dei signori che lo vivevano come un autentico palazzo reale, un ambiente di rappresentanza che doveva essere all’altezza delle più sontuose residenze europee. Con il passaggio di Milano e della Lombardia all’Austria del 1735 e la Pace di Vienna del 1738, i Visconti di Brignano iniziarono una parabola discendente che si concluse con l’estinzione del ramo della famiglia nel 1892, non prima di un ultimo, spettacolare fuoco d’artificio durante la Seconda Guerra d’Indipendenza, quando nel 1859 si dice che Napoleone III, l’imperatore dei francesi, visitò il palazzo in nome dell’amicizia con Giacomo Visconti.
IL FUTURO DI PALAZZO VISCONTI A BRIGNANO GERA D’ADDA
Oggi l’edificio è uno straordinario esempio di sontuosa residenza nobiliare, ma solo Palazzo Vecchio è pubblico e visitabile in quanto sede del Comune. Palazzo Nuovo, con tutte le sue straordinarie ricchezze artistiche e architettoniche, è infatti privato e di proprietà sin dal 1997 della società Rea Dalmine, ed è visitabile in talune occasioni, come ad esempio durante le Giornate FAI.
In attesa che il grandioso monumento di Brignano Gera d’Adda torni al suo splendore originale e divenga pienamente fruibile da turisti e visitatori, raccogliamo le accorate parole della sindaca e storica dell’arte Beatrice Bolandrini, che della promozione dello straordinario Palazzo ha fatto una autentica missione: “È una fortuna potere vivere questi ambienti che ci consentono di respirare quella bellezza di cui oggi c’è tanto bisogno. Sta a noi difenderla, tutelarla e consegnarla intatta alle prossime generazioni”.
Thomas Villa
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