Biennale Architettura 2023: 10 padiglioni nazionali che ci hanno convinto
Fra le 64 partecipazioni nazionali della Biennale, distribuite fra Giardini, Arsenale e centro storico di Venezia, abbiamo selezionato 10 interventi riusciti ed efficaci. Sia dal punto di vista del layout espositivo che per chiarezza concettuale
Non manca neppure la “sepoltura” del water in ceramica, sommerso nella terra dei Giardini per effetto dell’avvento dell’omologo green finlandese “huussi”, nell’immancabile miscellanea visiva e tematica dei padiglioni nazionali alla Biennale Architettura 2023. Si sentirà parlare, nei prossimi giorni, degli (ormai consolidati) sconfinamenti nell’arte visiva e performativa, riflesso di una professione sempre più ibrida, così come dei focus sui materiali – con gli instancabili tedeschi intenti a ripristinare l’efficienza del loro padiglione (bagno incluso!), rigorosamente con scarti delle passate edizioni della Biennale, o con gli statunitensi alle prese con la tentacolare plastica – oppure della rivalutazione belga dei funghi o della diligenza olandese, con la scelta (che potrebbe fare scuola) di accumulare d’ora in poi l’acqua piovana. Con le dieci proposte che riteniamo convincenti proviamo a esplorare ulteriori traiettorie tematiche e soluzioni espositive.
Valentina Silvestrini
SVIZZERA – NEIGHBOURS
“La competizione tra i padiglioni nazionali è un retaggio del passato”, affermano i curatori del progetto svizzero, che quest’anno disintegra – letteralmente – il confine fisico con l’adiacente Venezuela nel segno di una mai retorica vicinanza. Soprattutto in questi foschi tempi. Via, dunque, alla separazione in mattoni che occludeva il passaggio e la vista con il vicino edificio progettato da Scarpa; addio pure alle recinzioni in ferro, temporaneamente rimosse e accatastate alle pareti. La sala principale interna è interamente occupata da un monumentale tappeto bianco: riproduce le planimetrie del padiglione di Bruno Giacometti e di quello scarpiano. Inclusi i platani, ovvero i “vincoli vegetali” che apprendiamo essere stati determinanti in entrambe le composizioni.
Curatori: ARCH+ / SUMMACUMFEMMER / BÜRO JULIANE GREB
Sede: Giardini
CANADA – NOT FOR SALE!
Partecipazione militante per il Canada, che “mette in piazza” la propria crisi abitativa con un padiglione-manifesto. È stato concepito come il quartier generale della campagna Not for Sale!, un’iniziativa a sostegno della realizzazione di alloggi accessibili nel Paese. Riconoscendo che il sistema residenziale interno è “fondato sull’espropriazione delle terre che appartenevano alle popolazioni indigene”, il progetto invita alla mobilitazione. E finisce per avvicinarsi alla questione analoga deflagrata nel dibattito politico italiano in queste stesse settimane.
Curatori: Architects Against Housing Alienation (AAHA): Adrian Blackwell, David Fortin, Matthew Soules, Sara Stevens, Patrick Stewart, Tijana Vujosevic
Sede: Giardini
AUSTRIA – PARTECIPAZIONE
Preso in esame anche dal progetto indipendente Unfolding Pavilion, giunto alla quarta edizione, il tema dell’accessibilità dei Giardini della Biennale da parte della comunità veneziana costituisce il fulcro della proposta austrica. La mostra illustra di fatto un insuccesso, ovvero il fallimentare tentativo di connettere con il ponte il padiglione (e dunque i Giardini) al quartiere di Sant’Elena. In assenza delle necessarie autorizzazioni (e del sostegno della stessa Biennale), il team curatoriale ha optato per il “piano b” – la variante percorribile in tubi Innocenti – e per il cristallino racconto del progressivo ampliamento degli spazi della Biennale nell’area dei Giardini Pubblici nel corso dei decenni. Con le conseguenti limitazioni nell’ingresso per residenti e turisti.
Curatori / Espositori: AKT (Fabian Antosch, Gerhard Flora, Max Hebel, Adrian Judt, Julia Klaus, Lena Kohlmayr, Philipp Krummel, Gudrun Landl, Lukas Lederer, Susanne Mariacher, Christian Mörtl, Philipp Oberthaler, Charlie Rauchs, Helene Schauer, Kathrin Schelling, Philipp Stern and Harald Trapp) & Hermann Czech
Sede: Giardini
LETTONIA – T/C LATVIJA (TCL)
Astuto? Brillante? Ironico? In ogni Biennale una certa quota di padiglioni spinge con forza sulla componente pop-instagrammabile, sulla dimensione ludica, sulla diretta partecipazione dei visitatori: quest’anno accade nei padiglioni di Messico e Polonia, fra gli altri. A una prima lettura il “convenience store lettone”, con tanto di cassa che emette scontrini, Shopper’s Guide cartacea e claim a effetto (Più idee, più architettura, più prodotti), potrebbe essere rapidamente associato a questa categoria. Ma la provocatoria messa in vendita, sotto forma di 506 “prodotti unici” generati dall’intelligenza artificiale e disposti su scaffali, dei concept di altrettanti padiglioni delle precedenti edizioni della Biennale Architettura espande le possibilità di lettura. Si finisce per riflettere sulla condizione del consumatore, sulla responsabilità insita in ogni acquisto, inclusi quelli relativi alla fruizione culturale (“Non sono i prodotti a essere importanti, ma le tue decisioni”, indicano i curatori lettoni), ma anche sulla pressione di “produrre” concetti e visioni per essere davvero parte di kermesse come la Biennale.
Curatori: Ernests Cerbulis, Uldis Jaunzems-Pētersons
Sede: Arsenale
PAESI NORDICI – GIRJEGUMPI THE SÁMI ARCHITECTURE LIBRARY
Pelli di renna, (ulteriori) odorosi tronchi di alberi, manufatti lignei e ceramici del popolo Sami, libri: si può restare impassibili di fronte al dirompente allestimento raw di Girjegumpi? A nostro avviso no. Non fosse altro per il memorabile contrasto con l’inattaccabile equilibrio compositivo del padiglione di Sverre Fehn.
Curatori: Carlos Mínguez Carrasco (ArkDes), James Taylor-Foster (ArkDes)
Sede: Giardini
UZBEKISTAN – UNBUILD TOGETHER, ARCHAISM VS MODERNITY
Vicino al Padiglione Italia, e dunque situato quasi alla fine dell’Arsenale, il padiglione dell’Uzbekistan regala ai visitatori quel meritato mix di poesia, mistero e fuga dalla realtà che andrebbe riconosciuto di diritto a chi, scrupolosamente, arriva vigile fino a questo punto del percorso di visita. Il processo di svelamento, passo dopo passo, dei tradizionali mattoni smaltati blu collocati in più punti di una pseudo-labirintica struttura (a sua volta realizzata con gli ormai irrinunciabili materiali di recupero), è un’esperienza appagante, comprensibile e suggerita a tutti.
Curatori: Studio Ko, Karl Fournier & Olivier Marty, Jean-Baptiste Carisé, Sophia Bengebara
Sede: Arsenale
LITUANIA – CHILDREN’S FOREST PAVILION
La coinvolgente componente olfattiva incoraggia a esplorare tutte le piccole stanze del padiglione lituano, che una volta disassemblato farà ritorno nelle foreste locali. Le stesse dalle quali proviene il profumato legno costitutivo dell’installazione esposta a Venezia, legata a un percorso educativo che ha avuto luogo nei mesi scorsi. Il risultato è uno spazio bilanciato, in cui sostare e sperimentare gesti minimi e “analogici”. Come proiettare un’ombra su una parete proprio come si faceva da bambini.
Curatori: Jurga Daubaraitė, Egija Inzule, Jonas Žukauskas
Sede: Castello 2125, Campo della Tana
REPUBBLICA CECA – THE OFFICE FOR A NON-PRECARIOUS FUTURE
Nel 2020 quasi il 50% dei giovani architetti che lavorava come libero professionista non godeva dei diritti riconosciuti ad altre categorie di lavoratori, come l’assicurazione sanitaria. Difficile pensare che la situazione immortalata dal report ceco Working Conditions of Young Architect, base teorica del padiglione nazionale, sia nel frattempo cambiata. E allora è urgente portarla alla ribalta, dati alla mano, e offrire un segnale in controtendenza, come avviene nella sezione del laboratorio. Perché è tempo di chiedersi: “Come possono gli architetti progettare un mondo migliore se lavorano loro stessi in un sistema di lavoro tossico?”. Necessario farlo in Italia, dove il tema è altrettanto sentito e diffuso.
Espositori: Eliška H. Pomyjová, David Neuhäusl, Jan Netušil
Sede: Arsenale (e Giardini)
SLOVENIA – +/- 1°C: IN SEARCH OF A WELL-TEMPERATED ARCHITECTURE
Sfruttamento delle risorse estrattive dell’Africa, crisi idrica e cambiamento climatico sono temi ricorrenti nei padiglioni e nella mostra principale. Con le sue “lanose” partizioni interne, il padiglione sloveno svincola la questione dell’efficienza energetica degli edifici dall’attuale dipendenza da leggi e norme, per indirizzare lo sguardo verso le (concrete) soluzioni vernacolari presenti nella tradizione locale.
Curatori: Jure Grohar, Eva Gusel, Maša Mertelj, Anja Vidic, Matic Vrabič
Sede: Arsenale
BULGARIA – EDUCATION IS THE MOVEMENT FROM DARKNESS TO LIGHT
Convincente e semplice allestimento nel Centro Culturale Don Orione agli Artigianelli, affacciato sulle Zattere. Lo struggente e amaro Padiglione Bulgaria racconta lo spopolamento di un Paese che è stato agricolo e non lo è più e vede svuotarsi le campagne e in alcuni casi anche le città. Le foto di Alexander Dumarey documentano le scuole abbandonate di una nazionale che negli ultimi quarant’anni ha perso milioni e milioni di cittadini. Ma c’è una speranza e il padiglione, oltre al problema, porta anche alcune possibili soluzioni.
Curatore: Boris Tikvarski
Sede: Sala del Tiziano, Centro Culturale don Orione Artigianelli, Dorsoduro 919
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