Biennale Architettura 2023: i padiglioni dell’Europa orientale e settentrionale
Dall’assenza della Russia al ritorno dell’Ucraina, con due interventi, l’area settentrionale e orientale dell’Europa è ampiamente rappresentata alla Biennale Architettura 2023. Ecco i progetti di 13 partecipanti alla kermesse lagunare
Dall’Europa orientale agli stati settentrionali, una varietà di riflessioni sull’architettura che vanno dal suo rapporto con le radici culturali di un popolo alla gestione dei rifiuti organici, dalla cura del paesaggio al suggerimento di non abusare della tecnologia. Progetti e riflessioni per la società del futuro che non potrà prescindere dal recuperare il rapporto con la natura, con cui si chiude la nostra panoramica sulle partecipazioni nazionali, dopo Italia, Europa occidentale, continente americano, Medio, Estremo Oriente e Australia.
Niccolò Lucarelli
BELGIO – IN VIVO
Con approccio ecologista, il padiglione mette in discussione il sistema estrattivo delle miniere a cielo aperto, che impattano profondamente sull’ambiente. Un team multidisciplinare di architetti, filosofi, designer, antropologi e microbiologi ha lavorato per unire l’architettura al campo delle scienze umane. Su queste basi è nato un progetto per la sperimentazione su larga scala di materiali naturali come l’argilla cruda o il micelio, ottenibili senza devastare il paesaggio e la natura; una sorta di “palestra” tecnica e critica che affronta questioni di responsabilità, di sensibilità verso altri esseri viventi, di giustizia in relazione al rispetto del territorio. Alla base, la necessità di ripensare l’architettura in un ecosistema le cui risorse non sono inesauribili. Nello specifico i territori della regione di Bruxelles e della Vallonia saranno un punto di partenza per sognare, studiare, progettare un’architettura a misura d’individuo e di territorio.
Curatori / Espositori: Bento e Vinciane Despret
Sede: Giardini
PAESI BASSI – PLUMBING THE SYSTEM
L’acqua, elemento scelto in numerosi progetti curatoriali della Biennale Architettura 2023, diviene nel Padiglione Paesi Bassi una metafora attraverso la quale tradurre la complessità del quadro economico contemporaneo. Proverà a farlo, attraverso l’affascinante serie di disegni The Waterworks of Money, l’architetta Carlijn Kingma. Classe 1991, con le opere in mostra illustra il funzionamento del capitalismo e i suoi meccanismi, dimostrando come possano sia ostacolare che consentire l’auspicato cambiamento di paradigma. A Kingma, infine, si deve anche la restituzione visiva delle soluzioni alternative rispetto all’attuale modello di sviluppo elaborate con esperti ed economisti. Nell’ottica di un’economia “ecologicamente rigenerativa”. (Valentina Silvestrini)
Curatore: Jan Jongert / Superuse
Sede: Giardini
IRLANDA – IN SEARCH OF HY-BRASIL
Curato da un team di cinque architetti, il Padiglione Irlanda cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della gestione delle risorse da parte degli isolani e sul loro equilibrio tra cultura e natura. Lo fa puntando attraverso un’installazione sull’energia rinnovabile, sulla produzione alimentare etica e sulla biodiversità. Un ibrido fra pittura, paesaggio sonoro, video e scultura installativa, l’opera offre un’esperienza immersiva che unisce il tessuto sociale, il paesaggio culturale e la natura delle isolette di Inishmaa, Skellig Michael e Clare Island. Sono state scelte come laboratorio di pratiche virtuose e come esempio di bellezza paesaggistica, luogo ideale per immaginare Hy-Brasil, la leggendaria isola dell’Atlantico che incarna la possibilità di re-immaginare l’Irlanda e il suo ambiente marino circostante.
Curatore: Peter Cody, Peter Carroll, Elizabeth Hatz, Mary Laheen, Joseph Mackey
Sede: Arsenale
PAESI NORDICI – GIRJEGUMPI THE SÁMI ARCHITECTURE LIBRARY
L’architetto e artista norvegese Joar Nango presenta il suo progetto di biblioteca collettiva itinerante avviato quindici anni fa. Un’iniziativa basata sulla raccolta di un archivio di libri e documenti vari (circa 500 pezzi in totale), con cui indaga l’architettura e il design indigeni Sámi, le pratiche dell’edilizia tradizionale, l’attivismo anti-coloniale. Il Girjegumpi è stato aperto per la prima volta al pubblico nel 2018, ed è subito diventato uno spazio inclusivo per documentare e promuovere la cultura Sámi. Il termine Girjegumpi nasce dall’unione di due vocaboli della lingua Sámi settentrionale: “Girji”, che significa libro, e “Gumpi”, che indica una piccola capanna mobile di pastori; questo gioco di parole si riferisce a una biblioteca, a un archivio e alla struttura in cui questi vengono conservati e trasportati.
Curatori: Carlos Mínguez Carrasco (ArkDes), James Taylor-Foster (ArkDes)
Sede: Giardini
FINLANDIA – HUUSSI, IMAGINING THE FUTURE HISTORY OF SANITATION
“Huussi” è la parola finlandese per indicare un piccolo servizio igienico comunemente usato dai finlandesi in ambienti rurali o nelle case-vacanza. La partecipazione riflette sui meccanismi di scarico delle acque reflue e delle sostanze organiche, per trovare soluzioni più efficienti e meno inquinanti, e che riducano la dispersione idrica. Un gruppo di architetti, artisti e designer, che comprende Eero Renell, Emmi Keskisarja, Janne Teräsvirta, Barbara Motta e Antero Jokinen, è stato selezionato per immaginare come migliorare tecnicamente questa pratica della vita quotidiana, nel più generale contesto dell’impatto dei rifiuti umani nell’attuale crisi climatica.
Curatore: Arja Renell, The Dry Collective
Sede: Giardini
DANIMARCA – COASTAL IMAGINARIES
Definito dalla curatrice Josephine Michau “un laboratorio di speranza in un mondo di disillusione virale”, il padiglione danese si compone di grandi diorami di paesaggi costieri dell’Europa Settentrionale, presentati come fossero scenografie teatrali. Lo scopo è quello di richiamare l’attenzione sul fatto che tali paesaggi stanno vivendo una fase delicata, minacciati da mareggiate e alluvioni. Ma se protetti possono rappresentare una risorsa per lo stoccaggio di CO2, per fornire aree coltivabili, cave di materiali, microzone per la biodiversità e nuovi spazi naturali destinati ad attività ricreative e sociali. Il concetto del padiglione sta nel ribadire come una delle principali sfide della nostra epoca, ovvero la crisi climatica e la conseguente riduzione della biodiversità, esige nuove pratiche architettoniche in equilibrio con la natura.
Curatore: Josephine Michau
Sede: Giardini
ROMANIA – NOW, HERE, THERE
Guarda al passato, il padiglione curato da Emil Ivănescu, Simina Filat, Cătălin Berescu e Anca Păsărin, suggerendo di ispirarsi a quelle invenzioni che nel campo della scienza e della tecnica hanno contribuito al sensibile miglioramento della vita dell’umanità. La cornice architettonica sarà trasformata in un “grande acceleratore di idee” attraverso dieci temi di analisi: ciascuno è associato a casi di studio, tra cui si annoverano quelli relativi alle innovazioni realizzate da grandi nomi della scienza e della tecnica romena quali Henri Coandă o Iustin Capră. Il passato e il suo esempio etico sono intesi come fonte di ispirazione per creare ambienti urbani più piacevoli e resilienti. Al padiglione ha collaborato anche il National Technical Museum di Buchares, che ha fornito una serie di manufatti originali da esporre alla Biennale.
Curatori: Emil lvănescu, Simina Filat
Sede: Giardini
UNGHERIA – REZIDUUM – THE FREQUENCY OF ARCHITECTURE
Il progetto documenta l’iter costruttivo del nuovo Museo Etnografico di Budapest, sorto nel 2022. Un cortometraggio animato intitolato Ethnozoom e un’applicazione digitale interattiva, MotifCreator, avvicinano il pubblico alla collezione del museo, dedicata agli usi e costumi del Paese, dai riti religiosi all’artigianato e all’agricoltura. Nello specifico, MotifCreator incorpora migliaia di motivi decorativi che i visitatori, attraverso un touch screen, potranno combinare secondo il loro gusto per creare una personale decorazione. Ethnozoom invece, girato nelle sale del museo, ne racconta architettura e collezione, documentando l’armonizzazione fra il nuovo edificio con il paesaggio circostante. Inoltre saranno esposti modelli in scala degli edifici già realizzati e di quelli in progress nell’ambito del Liget Budapest Project (di cui il Museo Etnografico è parte), fra i più importanti programmi di sviluppo culturale e urbano in Europa.
Curatore: Mária Kondor-Szilágyi
Sede: Giardini
POLONIA – DATAMENT
La monumentale installazione del padiglione polacco, realizzata con “scheletri” di quattro abitazioni realizzate in scala 1:1, è all’apparenza caotica e piena di soluzioni illogiche: in realtà riproduce fedelmente le sequenze di dati nella loro forma non filtrata. Quella forma cui siamo poco abituati, considerando che li riceviamo elaborati da vari dispositivi tecnologici, con il rischio non troppo raro di ricevere anche un’immagine distorta della realtà. L’analisi di dati statistici e l’uso di algoritmi per la progettazione nei campi dell’architettura, dell’urbanistica e della pianificazione territoriale di fanno influenzano anche il modo di concepire e vivere gli spazi abitativi. Attraverso l’installazione di Anna Barlik e Marcin Strzała, il padiglione ricorda che la tecnologia non è in grado di proporci soluzioni già pronte, ma può aiutare a formulare le domande giuste. L’obiettivo è quello di aprire un dibattito su come il ragionamento critico è lo strumento più efficace di cui l’umanità possa disporre anche per pianificare le modalità abitative del futuro.
Curatore: Jacek Sosnowski
Sede: Giardini
ESTONIA – HOME STAGE
In un appartamento al 96 di Salizada Streta, adiacente all’Arsenale, il padiglione curato da b210 Architects è pensato nella forma della performance. Lo spazio abitativo diventa quindi una sorta di palcoscenico per indagare come, a seconda del nostro ruolo, cambia anche l’atteggiamento verso gli spazi e le persone che ci circondano. Una riflessione in forma artistica sulle dicotomie inquilini/proprietari, sogno/realtà, residenti/ospiti, intimità/alienazione, e sui paradossi delle tante case di proprietà non abitate, quando tante persone sono alla ricerca di un tetto. Inoltre, le logiche accelerate del mercato immobiliare e la nuova concezione flessibile e temporanea di molti immobili contrasta con quella tradizionale di casa intesa come spazio intimo, luogo della storia familiare e della biografia materiale. Anche la casa diventa un prodotto “usa e getta”, e il padiglione estone porta in scena situazioni domestiche quasi grottesche, dove la fantasia si sovrappone alla realtà. Un lavoro concettuale per riflettere sull’uso che in un prossimo futuro potrà essere fatto dell’architettura.
Curatori/Espositori: Aet Ader, Arvi Anderson, Mari Möldre (b210 Architects)
Sede: Castello 96 (Salizada Streta, 96)
LETTONIA – T/C LATVIJA (TCL)
A vent’anni dalla sua prima partecipazione alla Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, la Lettonia apre un supermercato. Nulla di più democratico, sostengono gli organizzatori, (e, probabilmente, pop!) di uno spazio in cui idee e concept sono in vendita sui tradizionali scaffali, alla portata di tutti. Fiore all’occhiello dell’offerta lettone sono i “506 prodotti unici che si ispirano alle ultime dieci mostre di architettura, creati dagli autori con l’aiuto dell’intelligenza artificiale”. Alla visita è associata la possibilità di partecipare in prima persona ed esprimersi attraverso un “divertente sistema di votazione”. (Valentina Silvestrini)
Curatori: Ernests Cerbulis, Uldis Jaunzems-Pētersons
Sede: Arsenale
LITUANIA – CHILDREN’S FOREST PAVILION
Campeggia di fronte all’ingresso dell’Arsenale, in una casa-patio veneziana, ma è destinata a trovare sede permanente nei boschi del Parco nazionale Curonian Spit (da dove proviene il legname usato per la sua realizzazione) l’installazione lituana. Prossimamente sede in patria di laboratori di educazione ambientale e area di sosta nelle passeggiate nei boschi, questo intervento con un’area giochi centrale restituisce nella peculiare dimensione di Venezia gli esiti di attività svolte con i bambini nei boschi di Lituania e Finlandia. I piccoli partecipanti, con il contributo di. educatori ambientali, attivisti, artisti, architetti e guardaboschi, sono stati invitati a pensare alle foreste come “a spazi negoziati in cui nessun singolo attore ha un ruolo centrale”. E chissà cosa hanno appreso… (Valentina Silvestrini)
Curatori: Jurga Daubaraitė, Egija Inzule, Jonas Žukauskas
Sede: Castello 2125, Campo della Tana
UCRAINA – BEFORE THE FUTURE
“Oggi la resistenza ucraina offre, con le sue intrinseche complicazioni, nuovi e diversi concetti di futuro, le cui forme sono disegnate dalle azioni quotidiane di tutti i soggetti coinvolti. Questa visione si basa sulla cooperazione tra auto-organizzazione, contributo personale e costruzione dello Stato. Questo futuro, per cui vale la pena combattere, è aperto alla sincera collaborazione di oggi.” Così i tre curatori della partecipazione ucraina, declinata in due distinti capitoli. Claustrofobica e senza prese di luce, l’installazione all’Arsenale intende evocare la dimensione dei luoghi abbandonati e potenzialmente vitali nei piani di ripresa per il futuro. Concepita invece all’aperto, l’opera nei Giardini pone l’accento sulle fortificazioni risalenti al X secolo attorno a Kiev che a seguito dell’invasione russa è stata ripristinata e ha rallentato l’attacco alla martoriata capitale. (Valentina Silvestrini)
Curatori: Iryna Miroshnykova, Oleksii Petrov, Borys Filonenko
Sede: Arsenale (Sale d’Armi) e Giardini (Spazio Esedra)
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