Biennale Architettura 2023: negati i visti a tre membri del team curatoriale
Mentre la mostra curata da Lokko espande il racconto dell’architettura, provando ad agire come “agente di cambiamento”, la mancata concessione dei visti a tre collaboratori della curatrice ci riporta a una realtà in cui “Not all teams are equal”. Almeno per ora
“La speranza è una moneta potente. Essere fiduciosi significa essere umani”. È trascorso quasi un anno da quando Lesley Lokko pronunciava queste parole, contestualmente all’annuncio del titolo della 18. Mostra Internazionale di Architettura. Legittimo chiedersi se quanto balzato agli onori della cronaca nei giorni di pre-apertura della kermesse lagunare – con la vicenda dei visti negati a tre membri del team ghanese della curatrice, a quanto riferisce la Farnesina non concessi per l’assenza dei requisiti individuali necessari – abbia fatto vacillare questa convinzione dell’architetta, docente e scrittrice. Affermazioni come “Not all teams are equal”, da lei pronunciata nella conferenza stampa inaugurale, suonano come amare e dolenti constatazioni di una disparità immutabile. E sintetizzano il probabile stato d’animo di fronte a una vicenda sulla quale il Presidente Cicutto si è espresso in termini di “spiacevole episodio, retaggio forse di una visione non aggiornata delle relazioni anche culturali fra Europa e Africa”.
ARCHITETTURA E POLITICA
La Biennale di Lokko non sarà probabilmente ricordata per la querelle in cui viene chiamato in causa l’operato dell’ambasciata italiana in Ghana. Ma l’accaduto agisce da indubbio acceleratore nel processo di presa di coscienza delle condizioni con cui intellettuali, ricercatori, progettisti, cittadini di base nel continente africano devono ogni giorno misurarsi nel tentativo di accedere a gran parte del continente europeo, Italia inclusa. Specie in assenza di istituzioni di rilievo, come la Biennale di Venezia, e del sostegno economico di sponsor e partner. Una pagina non edificante, che evidenzia il lavoro ancora da compiere, in sede anche europea, da sommare al parallelo contributo proveniente da una mostra internazionale di architettura per la prima volta focalizzata sull’Africa e sulla sua diaspora. Perché, come raccontava ancora Lokko nel maggio 2022, “la visione di una società moderna, diversificata e inclusiva è seducente e persuasiva, ma finché rimane un’immagine, resta solo un miraggio. È necessario qualcosa di più di una rappresentazione e gli architetti, storicamente, sono attori chiave nel tradurre le immagini in realtà”. Intanto non abbiamo neppure i meri mezzi burocratici per far viaggiare verso l’Europa dei curatori con un visto temporaneo.
Valentina Silvestrini
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