La Biennale Architettura 2023 dà spazio a cambiamenti inevitabili

L’architetto Francesco Napolitano parte dai lavori di David Adjaye e Ibrahim Mahama per leggere la Biennale di Lesley Lokko come un racconto del legame fra l’architettura e le persone

Lesley Lokko, la curatrice della 18. Biennale di Architettura, ha dedicato la sua mostra all’Africa e alla diaspora degli architetti di origine africana che lavorano nel mondo. Ha selezionato una serie di practitioner – persone che esercitano la professione – e li ha descritti come una “forza maggiore”, con esplicito riferimento alla clausola spesso inserita nei contratti: sono cioè interpreti di un cambiamento che avviene in modo “imprevisto, inevitabile e irresistibile”. Questa radicale presa di posizione è ben rappresentata da due opere che sintetizzano altrettanti modi molto diversi di declinare il tema suggerito dalla curatrice.

Lesley Lokko, curatrice della Biennale Architettura 2023, Venezia. Photo Irene Fanizza

Lesley Lokko, curatrice della Biennale Architettura 2023, Venezia. Photo Irene Fanizza

L’OPERA KWAEE DI ADJAYE ASSOCIATES PER LA BIENNALE ARCHITETTURA 2023

La prima è la grande installazione di David Adjaye. Kwaeε è una struttura in listelli di legno neri, che si erge davanti al bacino dell’Arsenale. Semplice nella sua forma esterna quasi carbonizzata, ma complessa nel suo spazio interno, l’opera di Adjaye può sembrare, a seconda del punto dal quale la si osserva, una capanna o una piramide nera, una forma archetipica e primordiale che in qualche modo rappresenta l’Africa stessa. La bellezza assoluta dell’installazione di Adjaye non teme e anzi regge il confronto con Aravena, Siza, Souto de Moura e gli altri grandi maestri che hanno esposto le loro installazioni nello spazio esterno dell’Arsenale.

David Adjaye, Kwaeε, Biennale Architettura 2023, Venezia. Photo Irene Fanizza

David Adjaye, Kwaeε, Biennale Architettura 2023, Venezia. Photo Irene Fanizza

PARLIAMENT OF GHOSTS DI IBRAHIM MAHAMA AI GIARDINI DELLA BIENNALE

La seconda opera è Parliament of Ghosts di Ibrahim Mahama, un’installazione che è stata poi trasformata in un’architettura vera e propria, raccontata con una serie di quaranta fotografie delle sue fasi costruttive. Si tratta di un edificio semplice, povero ma raffinato, una specie di teatrino, uditorio o piccolo parlamento a Tamale, in Ghana. In occasione di ogni fase costruttiva, Mahama ha organizzato e fotografato una performance, che mette in relazione lo spazio o il pubblico o tutti e due con oggetti di vita quotidiana, piante, animali, relitti di un altro tempo, ricordi rimossi, spesso dolorosi, del passato coloniale. È stupefacente come la stessa architettura, fotografata dal medesimo punto di osservazione e con lo stesso obiettivo, cambi radicalmente a seconda della fase costruttiva e del significato che le persone e gli oggetti portano al suo interno.

Ibrahim Mahama, Parliament of Ghosts, Biennale Architettura 2023, Venezia. Photo Irene Fanizza

Ibrahim Mahama, Parliament of Ghosts, Biennale Architettura 2023, Venezia. Photo Irene Fanizza

FARE ARCHITETTURA IN AFRICA E NEL RESTO DEL MONDO

Le due opere esprimono concezioni radicalmente diverse dell’architettura.
Il controllo formale e soprattutto la qualità di tutti i lavori di Adjaye (esposti al Padiglione Centrale, nei Giardini) mettono l’autore e altri practictioner selezionati da Lokko su un piano diverso: sono architetti nati in Africa ma formatisi in Occidente, che lavorano in Occidente, con budget occidentali, che producono un’architettura occidentale di alto livello. L’architettura di Adjaye è eccellente, non è rivoluzionaria. Esprime la capacità degli africani di produrre l’architettura allo stesso livello degli occidentali, ma nel solco che essi hanno tracciato, nel modo in cui l’Occidente ha definito e definisce l’architettura. Testimonia contemporaneamente le possibilità che l’Occidente ha tolto all’Africa e che solo ora inizia, difficoltosamente, a dare agli africani. Forse il cambiamento è proprio questo: dopo il conferimento del Premio Pritzker a Diébédo Francis Kéré, un altro architetto africano è la star della Biennale. Mahama invece non è propriamente un architetto: anzi è proprio un artista. La sua architettura, peraltro pregevole, trova il proprio significato non tanto nel suo esito formale ma in ciò che accade agli uomini durante il processo della sua costruzione. Questo è un aspetto che riguarda molte altre opere della Biennale di Lokko: l’attenzione a ciò che il processo dell’architettura genera o ambisce a generare nella vita delle persone, come se il punto centrale del discorso sull’architettura fosse proprio questo e non l’opera finita e l’ottenimento di un oggetto costoso, lustrato e pronto per essere pubblicato su una rivista.

Ibrahim Mahama, Parliament of Ghosts, Biennale Architettura 2023, Venezia. Photo Irene Fanizza

Ibrahim Mahama, Parliament of Ghosts, Biennale Architettura 2023, Venezia. Photo Irene Fanizza

IL CAMBIO DI PARADIGMA PROPOSTO DA LESLEY LOKKO

Come era già accaduto in Reporting from the front, la Biennale diretta da Aravena nel 2016, anche questa mostra mette spesso in secondo piano il risultato formale dell’architettura e il capitale investito per la sua realizzazione, per raccontare significati forse più profondi che riguardano le persone. Lokko riesce a raccontare come gli africani, se messi in parità di condizioni di partenza, siano in grado di ottenere gli stessi esiti formali degli architetti occidentali (la prova è l’installazione di Adjaye e tutta la sua opera), ma il punto non è soltanto questo. C’è anche altro e riguarda la collettività, come nell’opera di Mahama. Non so se tutto questo è “imprevisto, inevitabile e irresistibile”, non so se questo genererà nei visitatori lo “scambio”, il cambiamento auspicato o previsto da Lokko. Forse un po’ sì, altrimenti non sarei qui a scriverne.

Francesco Napolitano

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Francesco Napolitano

Francesco Napolitano

Francesco Napolitano (Roma, 1979) è un architetto e un dottore di ricerca; è il fondatore dello studio LAD, la cui attività si concentra sulla progettazione di edifici di alta qualità e sulla proposizione di idee creative per risolvere, attraverso l'architettura,…

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