La controversa piazza di Aldo Rossi a Perugia 40 anni dopo

A quarant’anni dall’avvio dei lavori nei pressi della stazione ferroviaria di Perugia, ripercorriamo la storia dell’opera e la sua complicata relazione con la comunità locale

Piazza del Bacio è inscindibilmente legata alla memoria novecentesca della comunità di Perugia. Dove oggi troneggiano volumi imponenti, dalle linee e dai colori elementari, un tempo trovava sede la vecchia fabbrica del Cioccolato Perugina, azienda che ha plasmato l’identità della città. Il ricordo, l’identità sono temi presenti anche nell’architettura rossiana. È curioso, dunque, come il sito e l’architettura siano connessi non solo fisicamente, ma anche concettualmente. Nonostante il legame intrinseco fra la storia della città e il progetto, la comunità perugina ha sempre mostrato scetticismo nei suoi confronti.

Perugia, Piazza del Bacio, 2023. Photo Giovanni Manfolini

Perugia, Piazza del Bacio, 2023. Photo Giovanni Manfolini

LA GENESI DEL PROGETTO DI PIAZZA DEL BACIO A PERUGIA

Lo sviluppo della città bassa di Perugia è avvenuto in base a un processo di accrescimento che ha tenuto poco conto dei valori urbani tradizionali: questo sviluppo, spesso caotico e avulso dalla storia della città, è stato comune a molte città italiane. Così Aldo Rossi, nel testo del piano particolareggiato esecutivo (consultabile online, N.d.R.) descriveva il processo di costruzione del quartiere nel quale si inserisce il progetto. Come molte realtà urbane italiane negli anni del boom economico, Perugia è oggetto di quel processo urbano chiamato “scivolamento a valle”. Bisognosa di nuove costruzioni per supplire alla richiesta di opere edilizie, la città – che storicamente si sviluppa su due colli, Colle del Sole e Colle Landone – vede l’edificazione del suo tessuto “secondo-novecentesco” a valle. Nel 1970 l’Amministrazione Comunale bandisce un concorso internazionale per la costruzione di un nuovo centro direzionale in quella che era la zona della vecchia fabbrica Perugina, nel quartiere Fontivegge; saranno tantissimi gli architetti a partecipare, sia italiani che esteri, ma solo nel 1983, quarant’anni fa esatti, l’incarico andrà ad Aldo Rossi.
L’architetto, che con il suo progetto vuole omaggiare la storia urbana di Perugia, scrive così del centro storico della stessa e del suo rapporto con quello che sarà il nuovo aspetto di Piazza del Bacio: “[…]  il progetto ha cercato di costruire una parte della città, un centro urbano dove gli edifici pubblici e privati siano integrati, non solo seguendo uno schema sociologico, ma ripetendo la sostanza di vita quotidiana e di antica pietra di cui la città umbra è costruita. In questo senso Perugia può essere considerata città italiana per eccellenza nel rapporto tra strada e piazza, monumento e residenza, commercio e pubblica istruzione: dalla città medievale, nascosta e segreta nella rocca Paolina alla città umanistica segnata tra palazzo dei Priori, la cattedrale, il corso, i vicoli, il tribunale, Perugia è quasi il modello ideale della città d’Italia” (Aldo Rossi, Tre città Perugia, Milano, Mantova, Electa, Milano, 1983). I lavori edili iniziarono nel 1983 per concludersi nel 1988, lasciando però la piazza orfana del teatro e di una parte dell’edificio per abitazioni.

Perugia, Piazza del Bacio, 2023. Photo Giovanni Manfolini

Perugia, Piazza del Bacio, 2023. Photo Giovanni Manfolini

I CARATTERI ESSENZIALI DELL’OPERA DI ROSSI A PERUGIA

L’intervento coniuga perfettamente la poetica rossiana al dichiarato omaggio verso i centri storici delle realtà dell’Italia centrale. La dimensione metafisica, tipica dei progetti dell’architetto, si modella su uno spazio dai caratteri ispirati ai centri storici umbro-toscani. Una vasta distesa di laterizi si dipana seguendo l’inclinazione naturale del lotto di progetto – come per Piazza IV Novembre a Perugia, Piazza del Campo a Siena e Piazza Maggiore ad Arezzo (ma potrebbero essere nominate molte altre realtà di dimensioni minori). La piazza principale, scenografia del negotium in età comunale sulla quale affacciano palazzi pubblici ma anche spazi per la socialità e il commercio, rispetta sapientemente l’andamento orografico, instaurandosi armoniosamente nel centro storico. E, come per i progetti medioevali, anche su Piazza del Bacio affacciano le architetture dedicate al negotium: dall’edificio con fronte timpanato, sede degli uffici amministrativi regionali, al teatro – non costruito –, luogo pensato per il dibattito sociale. Incastonata al centro della piazza si fa spazio una fontana, presenza tipica nella piazza basso medioevale, dalle linee e dai materiali severi che si contrappongono alle tonalità più morbide di ciò che la circonda. È intuibile come anche in questo caso l’obiettivo di Rossi sia stato quello di instaurare un dialogo con le caratteriste urbane locali.

Perugia, Piazza del Bacio, 2023. Photo Giovanni Manfolini

Perugia, Piazza del Bacio, 2023. Photo Giovanni Manfolini

ALDO ROSSI A PERUGIA TRA MEMORIA E IDENTITÀ

Seppur più marginale rispetto ad altri temi progettuali dall’architetto, è presente anche il tema della preesistenza: lateralmente al Palazzo della Regione, Rossi conserva quella che era la ciminiera in mattoni della vecchia fabbrica Perugina, perseverando nel rapporto tra memoria locale e progetto contemporaneo che caratterizza il progetto. Spostando l’attenzione verso l’edificio per gli uffici amministrativi, chiamato anche Broletto in omaggio alle radici lombarde di Rossi, si porrà l’attenzione su una soluzione di facciata di gusto postmodernista: una composizione di forme elementari crea una soluzione templare che ospita al centro del timpano un orologio, elemento che vuole sia omaggiare gli edifici medioevali destinati alla res publica (in questo caso il riferimento è ovviamente l’orologio di Palazzo dei Priori a Perugia) sia allinearsi con l’estetica metafisica dell’architetto (basti pensare agli orologi presenti nelle opere di Giorgio de Chirico).
La scelta della facciata templare è un chiaro rimando al tema dell’archetipo di Rossi: nell’immaginario comune, se si è portati a pensare all’aspetto di un edificio destinato a funzione pubblico-amministrativa (un municipio), ci si figurerà nell’immediato un edificio dalle fattezze classicheggianti, con un fronte templare. Rossi, quindi, sceglie per il suo progetto un linguaggio che nella maniera più diretta lasci intendere la destinazione degli edifici.

Perugia, Piazza del Bacio, 2023. Photo Giovanni Manfolini

Perugia, Piazza del Bacio, 2023. Photo Giovanni Manfolini

LE REAZIONI DEI PERUGINI ALL’OPERA DI ALDO ROSSI

Seppur il progetto omaggi dichiaratamente il contesto urbano perugino, questo non ha mai particolarmente goduto dell’affetto della comunità. Piazza del Bacio non è mai stata scenografia della vita sociale come i suoi modelli di età comunale, complici i linguaggi estremamente inusuali per il contesto perugino, le caratteristiche intrinseche della piazza e il quartiere di difficile gestione in cui si colloca. Probabilmente, la scelta di optare per un progetto metafisico inserito in un quartiere delicato (come può essere un quartiere nel quale è presente la stazione cittadina, che mal riesce a creare una comunità che garantisca la fruizione degli spazi pubblici) ha contribuito alla diffidenza, giustificabile, dei cittadini. A prescindere dalla claudicanza con cui il progetto è sorto, avvicinare la comunità e valorizzare il sito diventano ora azioni dovute a questa architettura, che è indubbiamente espressione del primo Premio Pritzker italiano, ma anche una testimonianza di come l’architettura novecentesca italiana si avvicinasse al tema del ricordo e della preesistenza locale.
In un periodo in cui il dibattito architettonico si sta avvicinando al tema della riqualificazione e del restauro del Novecento, in maniera scientifica e distaccata dalle correnti di pensiero del tempo, Piazza del Bacio chiede di non essere dimenticata. Essa potrebbe suggerire per quali ragioni, durante gli anni del Postmodernismo, si avvertisse la necessità di un riaccostamento ai rassicuranti canoni locali.

Giovanni Manfolini

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Giovanni Manfolini

Giovanni Manfolini

Giovanni Manfolini è nato a Perugia, città nella quale ha compiuto gli studi classici. Dopo il liceo ha conseguito il titolo triennale in “Scienze dell’Architettura” presso l’Università degli Studi di Firenze, per poi concludere il percorso laureandosi, con il massimo…

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