Ecco com’è il Serpentine Pavilion di Lina Ghotmeh a Londra
Il padiglione estivo disegnato dell’architetta franco-libanese nei Kensington Gardens di Londra è improntato all’ospitalità e alla generosità. E ci invita tutti a tavola
Di fronte alla Serpentine Gallery, in uno dei più affascinanti parchi di Londra, l’architetta franco-libanese Lina Ghotmeh (Beirut, 1980) racconta una nuova storia, un nuovo capitolo di architettura, una nuova esperienza.
L’imprinting del padiglione temporaneo recentemente inaugurato come ogni estate ha radici lontane: inizia dalla tradizione “majlis”, espressione della cultura nomadica preislamica. Il termine “majlis” indica, in arabo e in persiano, quel luogo in cui ci si riunisce per discutere, scambiare opinioni, conoscersi, intrattenere ospiti. L’ospitalità e la generosità sono elementi caratterizzanti della cultura araba, come lo è l’attitudine a creare legami tra la comunità e le persone che la abitano.
IL SERPENTINE PAVILION DI LINA GHOTMEH
À Table vuole essere tutto questo: un invito all’incontro, allo scambio e alla condivisione.
Si ritorna alla funzione tradizionale della Serpentine Gallery, luogo che fu costruito come casa da tè nel 1934 per offrire ristoro ai visitatori di Hyde Park, con tavoli all’aperto su prati dove i clienti potevano mangiare en plein air. Il caffè è stato trasformato in una galleria d’arte nel 1970 e, trent’anni dopo, è stata inaugurata con Zaha Hadid la tradizione dei padiglioni estivi temporanei: un’opportunità per gli architetti di progettare una struttura sperimentale per conferenze e spettacoli. Il nuovo padiglione, costruito attorno a un grande tavolo comune in rovere scuro, visibile già dall’esterno tra le colonne alte e sottili, è stato realizzato in legno lamellare incollato (glulam) e compensato di betulla. Situato al di sotto del livello degli alberi circostanti e della galleria vicina, offre una veduta privata sul parco. Sono tanti i riferimenti che hanno portato a questa progettazione: dall’ombrello di Mary Poppins per l’occhio al centro del tetto circolare, passando per Stonehenge per la pianta circolare, alle strutture toguna dal tetto basso dei Dogon del Mali, fino ad arrivare alla vena di una foglia di palma per la trave centrale della struttura.
UNA DELICATA MERAVIGLIA CHE RIEMERGE
Malgrado tutti questi riferimenti, la progettazione è sorprendentemente semplice e ordinata. La struttura è definita da numerose colonne che creano un perimetro e da un tetto-origami in compensato piegato. La pianta, leggermente smerlata, permette di mitigarne la pura circolarità. All’interno del chiostro di colonne c’è una parete di schermi apribili con motivi organici che riecheggiano la luce variegata della volta verde del parco.
Un altro fattore chiave di questo progetto è la sostenibilità: la scelta del legno, che ha un contenuto di carbonio inferiore rispetto ai materiali tipici da costruzione, rende À Table più facile da smontare e riutilizzare dopo l’esposizione alla Serpentine Gallery.
Lina Ghotmeh invita a una profondità di esperienza che, partendo dalla serietà della sua ricerca su tradizione, cultura e lucidità del progetto (si tratta del metodo definito “Archaeology of the future”, NdR), accompagna i visitatori in un processo di ricordo collettivo. Attraverso una delicata meraviglia che riemerge.
Antonella Zaccuri
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