Muore Maurice Nio, l’architetto dell’ampliamento del Centro Pecci di Prato
Architetto, artista e autore, Maurice Nio è scomparso a 63 anni. Conosciuto in Italia per l’ampliamento della sede del Centro Pecci a Prato, aveva stretto un particolare legame con il territorio toscano
“Come progettisti bisogna saper toccare le corde giuste per poter influenzare la frequenza unica delle cose. E questo vale soprattutto quando si tratta di materia. Si ottiene davvero qualcosa quando si è in grado di animare la materia con una vibrazione precisa che, a sua volta, ne rilascia un’altra. Animare la materia significa influenzarne la frequenza. Influenzare una frequenza significa creare un’esperienza, e creare un’esperienza significa che, in un modo o nell’altro, questa avrà un effetto su qualcuno e libererà un’emozione.” Raccolte nel saggio The Principle of Animation – incluso nel volume SupraSensitivity in Architecture, associato all’omonima mostra ospitata al Centro Pecci in occasione della riapertura –, queste riflessioni di Maurice Nio contribuiscono a tratteggiare il profilo dell’architetto e artista olandese. Scomparso l’11 luglio 2023, anche nel suo più noto progetto italiano – l’ampliamento del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, ultimato nel 2016 a dieci anni dall’incarico –, Nio aveva scelto di “animare la materia con una vibrazione”: sulla cima dell’inusuale volume che estende l’originario edificio di Italo Gamberini, si erge infatti una sinuosa “antenna”.
Maurice Nio e il Centro Pecci di Prato
Molto più di un provocatorio segno urbano, quell’elemento ricopre un ruolo preciso: è un “sensore”, capace di captare e diffondere, attraverso gli spazi espositivi sottostanti disposti nella peculiare forma ad anello, le espressioni artistiche e le traiettorie creative del nostro tempo. Le “frequenze”, potremmo dire, adottando il lessico di Nio. “Rispetto al carattere rigido e meccanico della struttura preesistente – in parte ispirato all’architettura industriale di Prato –, il nuovo progetto propone un linguaggio intessuto di forme fluide e sognanti. Abbraccia e circonda l’edificio originario, sfiorandolo solo quando è necessario”, spiegava l’architetto durante la riapertura del museo pratese, presto ribattezzato “la navicella” per lo sviluppo tridimensionale evocativo di dimensioni altre. Non è dunque un caso il riferimento proprio a questo distintivo elemento nei messaggi di cordoglio diffusi via social, in seguito alla notizia della sua morte. “Da sette anni, la maestosa antenna che svetta sopra l’edificio è simbolo della ricerca e dell’impegno del Centro a recepire ogni nuova tendenza culturale. L’obiettivo è quello di mantenere ben forte il segnale nel tempo”, si sottolinea nel profilo ufficiale dell’istituzione pratese. Per l’Assessore Urbanistica, Ambiente, Economia Circolare del comune toscano, Valerio Barberis, “L’ampliamento del Centro Pecci è un’opera simbolica la cui l’antenna ‘recepisce’ i segnali dei fermenti della contemporaneità che avvengono nel mondo e, allo stesso tempo, ‘rilancia’ nel mondo le attività che vengono svolte all’interno. Nell’antenna, nel suo essere funzionalmente “inutile” ma simbolicamente così potente sta il lascito di Maurice a Prato. E il lascito di Maurice all’architettura sta nel suo aver donato un'”anima” a quei luoghi e infrastrutture che, normalmente, venivano semplicemente scordati dall’architettura, facendoli diventare protagonisti di nuovi scenari e pratiche urbane.”
I progetti dell’architetto Maurice Nio
Nato nel 1959, Maurice Nio si era formato alla Facoltà di Architettura della University of Technology di Delft. Laureatosi nel 1988, con il progetto di una villa per Michael Jackson, incarnava la figura del “progettista ibrido”, più interessato a travalicare i confini della disciplina che a sostare in territori noti e rassicuranti. Un approccio testimoniato già all’inizio degli anni Novanta con l’esperienza del gruppo NOX Architects, la cui pratica combinava arte e architettura per dare vita a esiti eterogenei: video, installazioni, ma anche una rivista. Architetto nello studio BDG Architekten Ingenieurs (1991-1996), Nio si è occupato di interventi come l’inceneritore di rifiuti AviTwente ad Hengelo, nei Paesi Bassi, evocativo della forma di un coleottero. Agli anni Duemila risale quindi la fondazione dello studio NIO architecten, con il quale ha operato nell’edilizia pubblica e privata e sul fronte infrastrutturale. Anche artista – un anno fa, aveva concluso il ciclo espositivo Sýnolon nella galleria romana Piano Zer0 presentando le sue maschere dorate stampate in 3D, a compimento di un lavoro ispirato all’alfabeto greco, alla scrittura cirillica e a segni universali – Nio ha scritto una serie di testi di riconosciuto rilievo.
I saggi di Maurice Nio
SupraSensitivity in Architecture ha rappresentato la terza tappa di un percorso editoriale con cui, attraverso il confronto con artisti e architetti, il progettista ha indagato ed esplorato territori meno battuti di entrambe le discipline. Avviata nel 1998, questa “serie” include anche i libri You Have The Right to Remain Silent e Unseen I Slipped Away (2004). Opere che attestano la centralità della parola scritta nella parabola professionale di Maurice Nio, che era solito coniare e attribuire nomi speciali ai suoi progetti. Sensing from the Waves, scelto per il Pecci, ma anche Kiss the Bridge, I’m No Angel, Touch of Evil, fra gli altri. Il motivo lo aveva raccontato proprio lui, in un’intervista concessa ad Artribune: “Senza un nome simbolico, metaforico, concettuale niente vive, niente acquisisce una vera essenza. L’identità meccanica o tecnica che sia, da sola, non dà la vita. Con un nome, invece, tutto cambia: quell’entità inizia a respirare. È semplice”.
Valentina Silvestrini
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