Passato, presente e futuro di piazza Municipio a Napoli
In occasione dell'apertura del tunnel tra la stazione marittima di Napoli e la stazione Municipio, che faciliterà il collegamento con il resto della città, analizziamo storia e futuro di un’area nevralgica del capoluogo campano
A Napoli, il 2024 sarà l’anno dell’apertura dell’interscambio fra la stazione Municipio con la linea 6, diretta verso la parte orientale della città. Un cantiere, che assieme al collegamento con la linea 1, ha impegnato una vasta area capoluogo campano per oltre vent’anni e che solo da poco più di un anno ha visto la liberazione della piazza dalle transenne, dando adito a non poche polemiche. Un cantiere “lungo” una generazione, che ha creato disagi a cittadini e automobilisti, dal quale sono emerse significative tracce archeologiche, con il relativo parco a lato dei bastioni di Castel Nuovo in via di completamento. In sintesi, la piazza progettata dai maestri portoghesiÁlvaroSiza (Matosinhos, 1933) edEduardoSouto De Moura(Porto, 1952), autori anche dell’omonima stazione metropolitana, ci appare metafisica e lineare nel suo minimalismo, in contrasto con l’immagine storica che ne avevano i napoletani. Ripercorriamo alcune fasi salienti della storia di questo “brano” del contesto urbano partenopeo.
Carlo De Cristofaro
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Piazza Municipio dal secondo dopoguerra agli Anni 2000
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Siza e Souto de Moura a Napoli: il progetto della stazione Municipio
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Il parco archeologico della stazione Municipio
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La piazza Municipio di Napoli oggi
Piazza Municipio a Napoli si estende da Palazzo San Giacomo, sede dell’ente comunale, fino a lambire la carreggiata stradale che la divide dalla stazione marittima e dall’area portuale. Quest’ultima è stata caratterizzata da significative trasformazioni effettuate dall’Ente Autonomo Porto a partire dal 1924. L’anno successivo a Napoli fu instaurato dal regime l’Alto Commissariato che avviò poderose opere infrastrutturali e architettoniche, come il completamento dell’isolamento del vicino Castel Nuovo (1925-30) a cura degli archeologi Antonio Muñoz e Corrado Ricci. Il castello era ancora circondato da abitazioni e fabbriche e una volta “liberato” fu attorniato da una vasta area verde fino alla fine del XX secolo. Fu salvaguardata la “porta della cittadella”, originario accesso aragonese al complesso, isolandola e snaturandola della sua funzione. Con l’edificazione della stazione marittima (1936) di Cesare Bazzani si procedeva quindi alla demolizione del molo San Gennaro e dell’antica lanterna, definendo la nuova piattaforma del molo Angioino e completando in tale modo la parte meridionale di piazza Municipio, un tempo concepita come moderno varco di accesso alla città a chi vi giungeva dal mare. Una città, che aspirava a diventare metropoli conquistatrice sui mari, affrancandosi dai cliché del passato.
A metà degli Anni Cinquanta del Novecento, piazza Municipio cambiò di nuovo volto. Nella notte del 9 gennaio 1956, infatti, il sindaco Achille Lauro fece abbattere i lecci secolari per ragioni di pubblica sicurezza, poiché la fitta vegetazione nascondeva e favoriva il malaffare come il meretricio. Gli alberi furono sostituiti con prati e da quattro fontane a vasca circolare e dagli alti zampilli, mentre in corrispondenza del teatro Mercadante vennero previsti alberi da alto fusto, come i pini, e una fontana a gradoni. Per svariati decenni sarà questa configurazione della piazza a imprimersi nella memoria dei napoletani. Sul finire degli Anni 2000 venne spostata la statua equestre di Vittorio Emanuele II, che dal 1897 era disposta nello slargo, per collocarla in piazza Bovio. Dinnanzi palazzo San Giacomo fu collocata, invece, la storica fontana del Nettuno (1601), opera di Michelangelo Naccherino, Angelo Landi, Pietro Bernini e Cosimo Fanzago, che in precedenza si trovava nella vicina via Medina.
La stazione Municipio, progettata da Álvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura, è entrata in esercizio dal giugno 2015 soltanto per quanto concerne la linea 1; mentre bisognerà attendere il 2024 per il completamento dell’interscambio con la linea 6 che corre fino a Fuorigrotta. Particolarmente complesso è stato il suo iter progettuale, che ha richiesto ben 27 modifiche, apportate in corso d’opera a seguito delle importantissime testimonianze archeologiche emerse durante i lavori, risalenti al periodo che va dall’epoca romana all’Ottocento, creando un continuum tra passato e presente. L’approccio minimalista dei maestri lusitani si estrinseca nelle finiture in pietra lavica naturale per i pavimenti interni ed esterni, nelle pareti in mattoni e superfici intonacate di bianco, che ben dialoga con le vestigia riemerse; si pensi al basamento della torre dell’Incoronata (XVI secolo) visibile nel piano atrio o a tutta una serie di reperti – circa tremila, tra cui anfore, navi, caravelle – che saranno esposti all’interno della stessa stazione, mentre parte è già custodita nel museo Stazione Neapolis nella stazione Museo della linea 1.
A lato dei bastioni di Castel Nuovo, sorgerà il parco archeologico, attualmente in via di completamento. Pregevolissime le stratificazioni storiche presenti, come tracce del porto dell’antica Neapolis greco-romana, che hanno consentito di ridefinire il profilo della linea di costa in epoca classica. E ancora un complesso termale, tratti di murazioni intatte o la palazzina “del Balzo” di epoca angioina (XIV secolo). Il progetto finale prevede, in sintesi, la valorizzazione e la conservazione delle strutture ritrovate durante gli scavi archeologici, che diventeranno parte integrante della stazione una volta restaurate per “un rapporto operativo con la storia, piuttosto che contemplativo” (E. Souto De Moura).
Ad aprile 2022 piazza Municipio è stata liberata dalle transenne che la delimitavano da oltre vent’anni restituendola alla città. I più giovani non avevano memoria di come fosse in precedenza. Ben presto sono partite le critiche, da parte degli addetti ai lavori e non solo, riguardanti la drastica riduzione delle aree verdi, con pochi alberi piantati sulla pietra lavica, che di fatto non hanno alcuna azione di ombreggiamento, soprattutto d’estate. Anche sulle pagine di Artribune se ne è discusso, con i contributi di Mario Coppola e Marco Petroni. La linearità della piazza, tra le più grandi di Europa, al di là della qualità degli interventi adoperati, si caratterizza per la lunga asola che illumina la sottostante stazione e per i rarefatti arredi urbani come le sedute in marmo bianco. Il progetto si prefiggeva di essere quanto meno impattante sulle preesistenze architettoniche – Castel Nuovo, Palazzo Reale, la stazione marittima, il municipio, San Martino, i reperti archeologici – e sul paesaggio – il profilo del Vesuvio – ponendosi al contempo come un filtro tra il centro cittadino e il porto turistico. Polemiche simili in città si sono registrate con piazza Dante, a seguito dei lavori dell’omonima stazione della metropolitana di Gae Aulenti, o con piazza del Plebiscito per l’assenza di panchine o di spazi verdi e, in generale, per quei luoghi iconici della città a cui sono assegnate funzioni rappresentative vestendole di un’aurea metafisica.
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Piazza Municipio tra le due guerre mondiali
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Piazza Municipio dal secondo dopoguerra agli Anni 2000
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Siza e Souto de Moura a Napoli: il progetto della stazione Municipio
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Il parco archeologico della stazione Municipio
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La piazza Municipio di Napoli oggi
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Carlo De Cristofaro
Carlo De Cristofaro, architetto-designer, si forma presso le università di Napoli Federico II e di Roma La Sapienza. Dal 2014 al 2020 ha collaborato presso il Dipartimento di Architettura di Napoli (DIARC), come Cultore della materia in Storia dell’Architettura. Dal…