I vincitori del Premio italiano di Architettura 2023
Una chiesa nell’entroterra sardo, la sede torinese di un istituto di ricerca, un padiglione sull’acqua concepito per durare un decennio: questi sono gli edifici premiati nel corso della quarta edizione del riconoscimento curato da MAXXI e Triennale
Si conclude con un ex-aequo il Premio italiano di Architettura 2023, il riconoscimento promosso congiuntamente da MAXXI e Triennale. Sul futuro di questa “alleanza Roma-Milano”, istituita dal 2019 in nome della valorizzazione dell’architettura italiana, durante la cerimonia di premiazione si è espresso Alessandro Giuli, che presiede la Fondazione MAXXI. “L’accordo scade a settembre di quest’anno”, ha evidenziato il presidente, sottolineando che “il mio auspicio e il mio impegno sono per rinnovare questa collaborazione, che fa bene sia alle due istituzioni che al movimento tutto dell’architettura italiana”. In attesa di conoscere i prossimi passi dell’iniziativa, e sue eventuali evoluzioni, ELASTICOFarm e il team formato da Carlo Atzeni, Maurizio Manias, Silvia Mocci e Franceschino Serra si sono intanto aggiudicati il premio per il miglior edificio realizzato nell’ultimo triennio, evidenziando due tra le distinte traiettorie che attraverso la produzione architettonica nel nostro Paese. Vittoria (probabilmente?) sfiorata per Labics, cui va la menzione d’onore per il complesso intervento di restauro, valorizzazione e ampliamento di Palazzo dei Diamanti, nel centro storico ferrarese. Chiudono la rosa dei premiati gli emergenti diStudio Ossidiana, co-protagonisti del Padiglione Italia “corale” concepito da Fosbury Architecture, e Aimaro Oreglia d’Isola. Classe 1928, l’architetto torinese ha dato vita per decenni con Roberto Gabetti a uno dei sodalizi più rilevanti dell’architettura italiana, fondando poi nel 2000, in seguito alla scomparsa dello storico socio, lo studio Isolarchitetti: una parabola umana e professionale appassionante, che lui stesso racconterà ai nostri lettori in un’intervista di prossima pubblicazione. Nell’attesa, ecco tutti i premi attribuiti e le motivazioni espresse dalla giuria composta da Stefano Boeri e Nina Bassoli per Triennale, Lorenza Baroncelli e Pippo Ciorra per MAXXI, Matteo Scagnol di MoDusArchitects (vincitore del Premio miglior edificio nel 2022), Valentina Merz e Lara Monacelli Bani di Atelier Remoto (vincitore di NXT_MAXXI L’Aquila nel 2022), Iñaqui Carnicero, architetto fondatore di Rica Studio, e Giancarlo Mazzanti, architetto e fondatore dello studio El Equipo Mazzanti.
Valentina Silvestrini
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Miglior edificio realizzato negli ultimi tre anni
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Studio Ossidiana vince come miglior progettista under 35
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Menzione d’onore a Labics per Palazzo dei Diamanti
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Premio alla carriera ad Aimaro Oreglia d’Isola
Il Complesso parrocchiale di Santa Chiara, opera degli architetti e ingegneri Carlo Atzeni, Maurizio Manias, Silvia Mocci e Franceschino Serra “si colloca nell’area centrale del piccolo abitato di Sini, nella Sardegna interna, con rigore formale e consapevolezza contestuale, cogliendo l’occasione per ricucire una serie di elementi spaziali, espressivi e relazionali del tessuto centrale. Interpretando elementi tipici dell’edilizia spontanea locale e di un’architettura sobria della koiné mediterranea, il progetto agisce in un contesto difficile per rinnovare i nessi di senso con le comunità”. Alla chiesa sarda è stato attribuito il Premio per il miglior edificio realizzato negli ultimi 3 anni ex-aequo con ELASTICOFarm, autore del nuovo complesso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN)S-LAB. (Torino, 2020). Fondato da Stefano Pujatti, Alberto Del Maschio e Sara dal Gallo nel 2005, con sede a Chieri (TO), Pordenone e a Toronto, ELASTICOFarm si è distinto grazie a “uno degli esempi più rappresentativi del lavoro di ricerca linguistico-tecnologica dello studio. Conferisce un forte carattere a una tipologia edilizia teoricamente ‘generica’ trasformandola in occasione di ricerca. L’edificio, infatti, trasforma la tecnologia tradizionale per gli edifici produttivi, la prefabbricazione pesante in cemento armato, in un’occasione di sperimentazione a tutto campo nella sua relazione con il contesto, e nelle sue declinazioni ambientali, atmosferiche, percettive e paesaggistiche”.
Già protagonista della nostra serie sulle realtà italiane emergenti nel settore architettura, Studio Ossidiana ha scelto Rotterdam come propria base operativa. Proprio nei Paesi Bassi ha messo a punto l’opera che gli è valsa il Premio under 35 e i 10mila euro da investire nella formazione o per altri progetti: l’Art Pavillion M. di Almere, inaugurato nel 2022. Per la giuria “coniuga in un unico gesto sintetico le principali caratteristiche del lavoro dello studio, avviato con grande chiarezza seppur da pochi anni, tra ricerca formale e indagine sensibile sui temi ambientali e di relazione interspecie dell’architettura e del paesaggio.” Da segnalare, nella medesima categoria, anche le menzioni agli interventi Paraphernalia di (ab)Normal e More with Less del collettivo orizzontale.
Labics merita la menzione d’onore del Premio Italiano di Architettura per l’intervento di restauro, valorizzazione e ampliamento di Palazzo dei Diamanti, per la giuria “un esempio virtuoso di intervento architettonico come strumento di rilettura e attualizzazione funzionale e culturale di un edificio storico di enorme valore. Il progetto merita il riconoscimento non solo per la sua qualità intrinseca ma anche per essersi affermato nonostante la presenza dei pregiudizi e resistenze pseudo-preservazioniste che ha dovuto affrontare.” Un iter articolato, ripercorso e spiegato proprio da Labics in una lunga intervista ad Artribune contestualmente alla riapertura dello storico edificio ferrarese.
La parabola professionale di Aimaro Oreglia d’Isola “ha nutrito il dibattito architettonico intorno ai temi del rapporto tra modernità e tradizione, naturale e artificiale, territorio e paesaggio, per tutta la seconda metà del Novecento, traghettandoli fino ad oggi, dove ci appaiono più che mai attuali. L’originalità dello studio si impone fin dai primi anni di attività, per arrivare ben presto a scatenare un intenso dibattito a livello internazionale sul senso dell’architettura moderna rispetto alla storia e alle culture locali. Unitamente all’intensa attività accademica e al valore del disegno che costituisce a sua volta un ulteriore percorso di ricerca parallelo, il pensiero e la pratica di Aimaro Oreglia d’Isola hanno dato e continuano a dare un contributo decisivo all’architettura, intesa come palinsesto culturale e come paesaggio.” Questa la motivazione con cui la giuria all’unanimità ha scelto di assegnare il riconoscimento alla carriera all’architetto con all’attivo opere come l’ipogea Unità Residenziale Ovest Olivetti ad Ivrea (1968-71), il Nuovo Museo Egizio di Torino (2007-2015), il restauro e la valorizzazione di Palazzo Te a Mantova e la rifunzionalizzazione espositiva del MANN-Museo Archeologico di Napoli (2019-2022).
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Miglior edificio realizzato negli ultimi tre anni
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Studio Ossidiana vince come miglior progettista under 35
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Menzione d’onore a Labics per Palazzo dei Diamanti
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Premio alla carriera ad Aimaro Oreglia d’Isola
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Valentina Silvestrini
Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…