Addio a Jean-Louis Cohen, autorevole storico dell’architettura del Novecento
A 74 anni è morto l’architetto e docente francese, autore di decine di libri e curatore di mostre in tutto il mondo. Aveva guidato il Padiglione francese alla Biennale di Architettura diretta da Koolhaas
Ancora un lutto scuote in profondità la comunità architettonica internazionale, questa volta costretta a dire addio a un autentico fuoriclasse, nonché a un “militante” nella difesa del patrimonio moderno. L’architetto, professore e storico dell’architettura francese Jean-Louis Cohen è scomparso improvvisamente lo scorso 7 agosto. Era “il migliore nel suo campo”, come ha efficacemente sintetizzato nel suo commosso tweet di commiato Rowan Moore. Quello del critico d’architettura inglese è solo uno dei tributi condivisi via social nelle ultime ore, da quando adottando l’efficace immagine di “enciclopedia vivente” per definirlo la giornalista di Le Monde Isabelle Regnier ha diffuso, via Twitter, la notizia del decesso. E senza dubbio titanica era la cultura architettonica dell’autorevole Cohen, autore di una vasta e influente produzione letteraria di settore (quaranta i titoli all’attivo, alcuni dei quali disponibili anche in italiano), docente e curatore. Tra gli altri incarichi ricoperto nell’arco della sua brillante carriera, rientra quello di responsabile della nascita della Cité de l’architecture et du patrimoine (1997-2003) su nomina del Ministero francese della cultura.
È morto l’architetto e storico Jean-Louis Cohen
Nato a Parigi nel 1949, Jean-Louis Cohen si era formato in architettura all’École Spéciale d’Architecture e Pedagogical Unit n° 6, laureandosi nel 1973. Al 1985 risale il conseguimento del dottorato in Storia dell’Arte all’École des Hautes Etudes en Sciences Sociales. Direttore dal 1983 al 1996 del Programma di ricerca architettonica del Ministero francese di Housing, a partire dalla metà degli anni Novanta ha svolto attività di docenza soprattutto in Francia (insegnando, come ricercatore, alla Scuola di Architettura Paris-Villemin e tenendo poi, fino al 2004, la cattedra di Storia dell’Urbanistica all’Institut Français d’Urbanisme dell’Università di Parigi) e negli Stati Uniti. Il tema del moderno, analizzato tanto in ambito architettonico che urbanistico, era l’essenza del suo orizzonte di ricerca, che negli anni lo ha reso un punto di riferimento nello studio della produzione di Le Corbusier, della corrente costruttivista russa, della storia urbana di Parigi. Tra i suoi più recenti e ambiziosi progetti editoriali, rientra il poderoso catalogo in (annunciati) otto volumi (due dei quali già pubblicati) sui disegni di Frank Gehry. Un’opera senza precedenti, esito della stretta collaborazione tra Cohen e il celebre architetto originario di Toronto, concepita per esplorare fin dagli esordi la visione concettuale di Gehry facendo leva sulla forza del materiale grafico. Membro della Akademie der Künste a Berlino, dell’Accademia Russa di architettura a Mosca e dell’Accademia Nazionale di San Luca, a Roma, Cohen ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, tra i quali si ricorda la Médaille de l’analyse architecturale (2003) dell’Académie d’Architecture a Parigi. Era inoltre stato insignito del titolo di Chevalier des Arts et des Lettres (2001) dal governo francese.
L’ultima mostra su Paulo Mendes da Rocha in corso in Portogallo
Di assoluto rilievo anche il contributo di Jean-Louis Cohen come curatore di mostre, ruolo che gli ha consentito di operare in alcune tra le massime istituzioni culturali internazionali: dal MoMA di New York, sede delle rassegne Le Corbusier: An Atlas of Modern Landscapes e The Lost Vanguard, al CCA – Centre Canadien d’Architecture di Montréal, per il quali concepì Scenes of the World to Come e Architecture in Uniform (legata al fondamentale volume Architecture in Uniform: Designing and Building for the Second World War; la mostra venne riproposta, in versione adattata, anche al MAXXI di Roma, nel 2014-1015). Nella sua Parigi, fu il Centre Georges Pompidou ad accogliere Paris-Moscou e L’Aventure Le Corbusier, mentre in Italia – terra alla quale era legato e in cui significativa è la presenza di suoi estimatori e studiosi – è stato commissario del padiglione francese alla 14. Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia. Nell’ambito dell’edizione affidata all’architetto olandese Rem Koolhaas, che sviluppò il progetto espositivo in tre parti Fundamentals, Cohen scelse di porre l’accento sulle contraddizioni che attraversano la storia della modernità (e dell’architettura) in Francia con la partecipazione dal titolo Modernity, Promise or Menace?. Fino al 24 febbraio 2024 è la Casa da Arquitectura di Porto ad accogliere la sua ultima mostra: curata insieme alla ricercatrice brasiliana Vanessa Grossman, Constructed Geographies: Paulo Mendes da Rocha ricostruisce sette di decenni di attività del compianto architetto e urbanista brasiliano, non limitandosi a seguirne asse biografico o le tipologie con cui si è misurato nell’arco della lunga carriera. La peculiare impostazione curatoriale di Cohen si base infatti “sull’espansione geografica degli edifici e dei progetti di Paulo Mendes da Rocha e dei suoi colleghi tra gli anni ’60 e il 2010”. Una mostra destinata a divenire parte integrante della sua eredità culturale.
Valentina Silvestrini
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