Quando Pier Luigi Nervi progettò un edificio a Venezia. Tutta la storia

Eretta tra il 1963 e il 1972 da Angelo Scattolin e Pier Luigi Nervi, la sede di Intesa Sanpaolo in Campo Manin è un raro tassello di architettura contemporanea nel tessuto storico veneziano. Un racconto in due atti dell’edificio, recentemente restaurato

Quello della costruzione della nuova sede della Cassa di Risparmio di Venezia, oggi appartenente al Gruppo Intesa Sanpaolo, fu uno dei rari episodi in cui il vento della modernità del XX secolo prevalse, dopo un lungo e travagliato iter, sul suo opponente avverso al cambiamento: controvento alimentato dagli accesi dibattiti della metà degli Anni Sessanta e che spirava sottile tra le calli della città lagunare, allo scopo di proteggere il tessuto storico da insidiosi innesti di contemporaneità. Se da un lato la città sentì indubbiamente l’esigenza di allinearsi, per ambizioni formali e criteri operativi, ai contributi di altre realtà metropolitane, dall’altro, l’approvazione del nuovo Piano Regolatore e della Carta di Venezia ebbero un ruolo parimenti decisivo in quegli anni. Pensiamo all’eccelso operato di Carlo Scarpa e ad interventi fortunati come la palazzina INAIL di Giuseppe Samonà e la Casa alle Zattere di Ignazio Gardella, ma anche alle occasioni perse ed irripetibili, fra tutti i progetti rimasti su carta di Frank Lloyd Wright, Le Corbusier e Louis Kahn.

La scala a chiocciola. Photo Martina Chiarato
La scala a chiocciola. Photo Martina Chiarato

La storia di Palazzo Nervi-Scattolin a Venezia

L’intenzione della CaRiVe fu inizialmente quella di trasferire gli uffici direzionali del suo storico stabile, sito in Campo Manin, presso il vicino Palazzo Ex-Sullam; o meglio, nel contesto di una nuova costruzione da realizzarsi sul lotto del suddetto. Tuttavia, l’inaspettata notifica di un vincolo che sottoponeva a tutela l’immobile, sorprendentemente riconosciuto “di puro stile Liberty”, mandò a monte il progetto che, verosimilmente, era già stato affidato all’architetto Angelo Scattolin. Professionista di spicco nella Venezia dell’epoca, Scattolin fu autore, fra le tante architetture, del Teatro verde della Fondazione Giorgio Cini sull’Isola di San Giorgio Maggiore (con Luigi Vietti) e del modernissimo palazzo Rio Novo (con Luigi Vietti e Cesare Pea), ex sede della SADE e dell’ENEL che presenta, oltretutto, interessanti affinità con quella della Carive.
La banca, che aveva acquisito il Palazzo Ex-Sullam nel 1957, decise quindi di procedere al restauro conservativo di quest’ultimo per riportarlo in una “condizione di redditività”; parallelamente procedette alla costruzione di una nuova sede nell’ambito del complesso di Campo Manin, le cui fabbriche, risalenti al 1883, oltre a non possedere caratteristiche di pregio, risultarono di impossibile utilizzo dopo un attento esame. Commissionato al veneziano Scattolin e all’ingegnere Pier Luigi Nervi – “professionista di chiara fama” che l’istituto di credito desiderò affiancare all’architetto lasciando a sua discrezione la designazione – l’edificio odierno venne eretto tra il 1963 e il 1972. Un arco temporale a dir poco cruciale per il settore delle costruzioni che già dagli Anni Cinquanta era attivamente coinvolto nel fermento del boom economico, ma che alla vigilia della crisi petrolifera fu costretto a salutare quel vivace ventennio segnato dal superamento di straordinarie sfide strutturali (di cui lo stesso Nervi si rivelò artefice in molte occasioni) e da grandiosi traguardi raggiunti su un terreno fertile di scoperte.
L’economia iniziò insomma a fare i conti con un aumento improvviso e sostenuto del prezzo della sua principale materia energetica, e i conseguenti scioperi, uniti al difficile reperimento dei materiali e alle condizioni metereologiche avverse, furono fattori che contribuirono a rallentare il cantiere della nuova sede della banca e a spostare in avanti la fine dei lavori, preliminarmente prevista per il 1968. 

Pier Luigi Nervi a Venezia

Palazzo Nervi-Scattolin, così rinominato, venne inaugurato quattro anni dopo, in occasione del centocinquantenario della Carive; aprì le porte al termine di una lunga e complessa parabola costruttiva che più volte inciampò sul trattamento della facciata prospiciente Campo Manin, il cui curtain wall dal carattere “schiettamente moderno” – in una prima versione spezzato da una fascia a losanghe esagonali vagamente ispirata a Palazzo Ducale e per la quale venne quasi contestato ai progettisti il reato di tentato mimetismo stilistico – non avrebbe mai potuto sfuggire al confronto-scontro con il contesto storico. E nemmeno ai velenosi articoli di giornale che si susseguirono dopo il critico intervento di Bruno Zevi su L’Espresso. Nessuno ebbe tuttavia da ridire, invece, sulle sofisticate concezioni adottate e sulle peculiarità tecnologiche dell’edificio: qualità architettoniche ravvisabili ancora oggi e proprie di una macchina eccezionalmente moderna, inspiegabilmente passata in sordina nella letteratura specializzata. Un caso a dir poco singolare, se pensiamo all’eco mediatica che suscitò e all’esplicito contributo di Pier Luigi Nervi, l’ingegnere italiano più famoso del XX secolo.

La struttura di Palazzo Nervi-Scattolin

Costruito nel volume delle fabbriche esistenti, a condizione di mantenere l’edificio settecentesco retrostante con affaccio su Campo San Luca, Palazzo Nervi-Scattolin rispondeva a particolari esigenze distributive, fra queste la necessità da parte del committente di avere un pian terreno flessibile e libero da ingombri dove poter sistemare gli sportelli della filiale. Sulla base di questa ed altri elementi oggettivi – vedasi la natura del sottosuolo lagunare e la dubbia efficienza statica delle preesistenze adiacenti – Nervi tirò fuori dal cilindro una delle sue soluzioni più brillanti e scenografiche: il solaio a nervature isostatiche. Adottato per la prima volta nel 1951 al Lanificio Gatti di Roma e riproposto nel corso degli Anni Sessanta al Palazzo dello Sport di Roma, nella chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria a Bologna e presso l’Aula delle Udienze Pontificie (sebbene qui sia eccezionalmente privo di funzione statica), questo piano tecnico in cemento armato svolgeva un ruolo determinante nella concezione strutturale dell’edificio. Alto poco più di due metri e sorretto da quattro flessuosi pilastri a sezione variabile, permetteva di distribuire orizzontalmente tutti gli impianti all’interno delle sue cavità e di sorreggere non solo i piani soprastanti, ma anche il mezzanino perimetrale adibito ad uffici ad esso appeso. I tiranti binati in acciaio brunito esibiti in facciata, posti immediatamente sotto il sobrio fascione in pietra d’Istria che nasconde il profilo in calcestruzzo del solaio tecnico, denunciano proprio questo meccanismo; tali elementi scandiscono inoltre verticalmente il prospetto che è a sua volta suddiviso in due sezioni orizzontali distinte: quella chiara superiore, e quella più scura e arretrata inferiore. Benché ultimata in una versione più semplificata rispetto alle intenzioni iniziali, la facciata mostra un’apprezzabile alternanza tra pieni e vuoti, unitamente a dinamici contrasti tra luci ed ombre impreziositi da curatissimi rivestimenti e finiture. 

Soluzione d’angolo. Photo Martina Chiarato
Soluzione d’angolo. Photo Martina Chiarato

Le soluzioni tecniche di Pier Luigi Nervi

È sorprendente infine osservare come il criterio dell’ottimizzazione sia stato declinato in ogni singolo aspetto: da quello strutturale e funzionale, per cui una piastra di fondazione offre supporto ai pilastri e risolve la sistemazione del tesoro della banca all’interno di due piani scantinati; a quello estetico e di dettaglio, per cui solo i getti dei macro componenti a vista vengono eseguiti con cemento bianco e graniglia di marmo (inerte speciale utilizzato anche per la contemporanea Aula Nervi) e persino le cavità nell’intradosso del solaio nervato diventano alloggi per preziose lampade a plafone in vetro di Murano. Frutto di un pensiero architettonicamente ardito è anche la scala a chiocciola d’angolo, il cui raffinato sistema di gradini in noce massiccio e acciaio inox, sospeso ad un albero centrale in pasta cementizia, viene strategicamente svelato dallo spigolo vetrato dell’involucro: operazione di svuotamento eseguita al crocevia tra Salizzada San Luca e Ramo de la Salizzada, nonché unica concessione da parte della Soprintendenza alla continuità delle trasparenze.

Maria Chiara Virgili

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Fonti bibliografiche
Cassa di Risparmio di Venezia (a cura di), La nuova sede, Grafica moderna, Verona 1975A. De Magistris, F. Deambrosis, Palazzo Nervi-Scattolin. Venezia, Skira, Milano 2020

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Maria Chiara Virgili

Maria Chiara Virgili

Architetta e storyteller, ha collaborato con Studio Fuksas e David Chipperfield Architects, realtà internazionali presso le quali inizia il suo percorso professionale in qualità di visualisation artist. Spinta del desiderio di rendere altrettanto tridimensionale un racconto fatto di parole, il…

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