Barcellona celebra Lluís Domènech i Montaner a 100 anni dalla morte
L'architetto del Modernismo catalano viene raccontato in Spagna nel centenario della morte. Tutto il programma delle iniziative
Barcellona celebra il centenario della morte dell’architetto Lluís Domènech i Montaner (1850-1923), uno dei più geniali interpreti del Modernismo, il nome con cui in Catalogna viene identificato quel movimento che in Europa, fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, venne battezzato con diversi appellativi: Art Nouveau in Francia, Liberty in Italia, Jugendstil in Germania, Sezessionstil in Austria.
Chi era Domènech i Montaner
La fama di Domènech i Montaner è stata in parte oscurata, almeno fra il pubblico di non specialisti, dal quasi coetaneo Antoni Gaudí (1852-1926), ma il suo contributo teorico e pratico alla modernizzazione della capitale catalana a cavallo dei due secoli è stato decisivo, al pari dell’architetto della Sagrada Familia.
Le origini del movimento Modernista in Catalogna si fanno infatti risalire ad un articolo dal titolo “Alla ricerca di un’architettura razionale” pubblicato da Lluís Domènech i Montaner nel 1877 sulla rivista La Renaixença in cui si ponevano le basi di un metodo costruttivo moderno che rispecchiasse lo spirito della cultura catalana con riferimenti al passato medioevale e mudéjar considerato un serbatoio a cui attingere per nuovi elementi decorativi e ornamentali. Non del tutto estraneo al delinearsi di queste proposizioni, un forte sentimento nazionalista che lo portò anche ad impegnarsi in politica come fondatore e leader della Lega Catalana, poi dell’Unione Catalana e della Lega regionalista fino ad essere eletto deputato a Madrid per due mandati.
Domènech i Montaner e la Spagna
Domènech i Montaner, che insegnò per 45 anni al Colegio de Arquitectura, si trovò a operare in una città rimodellata dalla rivoluzione industriale – investita da importanti ondate migratorie di contadini inurbati – che aveva dovuto abbattere le mura per cercare nuovi spazi oltre il suo esiguo perimetro storico. Nasce così, sotto la spinta di Ilfefons Cerdà, quell’innovativo progetto di espansione urbana conosciuto col nome di Eixample (Ensanche, in castigliano), con i nuovi spazi organizzati in isolati a blocchi edilizi uniformi, con angoli smussati, ampi cortili interni per assicurare l’areazione che costituiscono ancora oggi una delle immagini caratterizzanti dell’urbanistica barcellonese. Quasi contemporaneamente venivano inglobati nella metropoli che si andava sviluppando quartieri come Gràcia, Les Corts, Sants e Sant Gervasi dove la nobiltà e, in particolare, la nuova borghesia, diventavano la committenza ideale per nuovi e innovativi edifici.
I palazzi di Domènech i Montaner
Un primo esempio delle idee di Domènech i Montaner lo si può osservare nell’edificio che ospitava la casa editrice Montaner i Simón (1879-1885) e che dal 1990 è sede della Fondazione Antoni Tàpies. La razionalità della scelta di una struttura reticolare con travi di acciaio laminato (ottimizzazione degli spazi) si sposa con l’esuberanza e la ricchezza degli elementi decorativi: principi che poi troveranno un’esemplare sintesi nei due edifici e complessi architettonici più noti dell’architetto catalano, il Palau de la Música Catalana e il Recinte Modernista de Sant Pau, entrambi patrimonio UNESCO dal 1997.
Successivi alla realizzazione della sede per la casa editrice (uno dei soci era lo zio dell’architetto) sono i progetti per il Castell dels Tres Dragons, il caffé-ristorante costruito con mattoni a vista in occasione dell’Esposizione Universale del 1888, poi sede del Museo di zoologia e per la Casa Lleó Morera (1902) che contribuì a monumentalizzare il Passeig de Gràcia. Qui le esuberanti decorazioni degli esterni si sposano con gli interni nati grazie alla collaborazione con i migliori artigiani del vetro, della ceramica, del legno, pronti a interpretare le nuove esigenze del Modernismo che in questo esiguo tratto del Passeig – la cosiddetta Manzana de la Discordia – ha una sintesi perfetta. Nel giro di pochi metri, oltre all’edificio progettato da Domènech i Montaner, si incontrano Casa Batlló, opera di Gaudí, e Casa Amatller di Puig i Cadafalch, il terzo grande nome del Modernismo catalano.
Fra gli edifici più significativi di Domènech i Montaner, il Palau de la Música Catalana (1905-1908) colpisce per la sua facciata, variegata nei colori e arricchito da un gruppo scultoreo di Miquel Blay che rappresenta la musica popolare catalana. L’interno presenta ambienti ampiamente decorati, come la sala concerti con ampie vetrate e lucernaio centrale a goccia. Da vedere anche la Sala Prove dell’Orfeó Català (società corale catalana che commissionò i lavori del Palau e che ancora oggi ha sede al suo interno) con un arco semi-circolare di poltrone e caratterizzato da vetrate e decorazioni tipiche del modernismo e la Sala Lluís Millet, con grandi finestre di vetri colorati e alta due piani.
Il modernismo di Domènech i Montaner
Il Recinte de Sant Pau è il complesso modernista più grande al mondo, una città nella città, con 12 strutture immerse nel verde. Costruito a partire dal 1902, fu sede dell’Hospital de la Santa Creu i Sant Pau. Oggi è possibile visitare i suoi padiglioni che dall’esterno colpiscono per le loro forme eclettiche, i mattoni rossi, le vetrate dai contorni geometrici e lobati e le numerose decorazioni in ceramica colorata, i giardini e le sale, a cominciare dalla Sala Ipostila, in origine destinata al servizio di emergenza. La Sala Ipostila ospita (fino a dicembre) la mostra L’architettura ospedaliera studiata da Domènech i Montaner che espone i piani e i dettagli di alcuni degli oltre 240 ospedali di tutto il mondo che l’architetto studiò prima di progettare Santa Creu e Sant Pau. Sempre il complesso di San Pau ospita la mostra permanente I progetti di Domènech i Montaner in situ relativa alla costruzione dell’ospedale: schizzi, dettagli decorativi, capitolati, elementi strutturali, prospetti e sezioni generali.
Da vedere fuori Barcellona: Reus
La città di Reus, a 10 chilometri da Tarragona, oltre a essere il luogo natale di Gaudí, è una delle destinazioni più interessanti per approfondire la conoscenza del Modernismo. Qui Domènech i Montaner costruì alcuni dei suoi edifici più significativi, a cominciare da Casa Navàs che rappresenta una delle migliori esemplificazioni delle sue idee, dalla facciata alle commissioni per le vetrate e i mobili (visite guidate; info qui). Poi l’Institut Pere Mata – un tempo sede di un ospedale psichiatrico – che spicca per la sua eleganza con il “Pavelló dels Distingits” (Padiglione degli Illustri, visite digitazizzate, info qui); Casa Rull, costruita in mattoni a vista, innovazione per l’epoca, con la facciata principale arricchita da motivi decorativi di ispirazione medievale e Casa Gasull, commissionata all’architetto dal commerciante di petrolio di Reus, Fèlix Gasull.
Canet de Mar
Canet de Mar è il paese di origine della famiglia materna di Montaner. Da visitare l’Ateneu de Canet, primo edificio realizzato da Domènech i Montaner in questa località, oggi sede della Biblioteca Comunale. Si possono osservare diversi elementi del progetto originale come le facciate, la torre, il rosone e il caratteristico balcone curvilineo. Casa Roura è un edificio ispirato allo stile olandese che si distingue per l’uso dei mattoni a vista e per una torre circolare sulla facciata principale che fungeva da belvedere. Casa Domènech-Masia Rocosa, sede della Casa Museo dedicata all’architetto, è formata da due edifici, la fattoria Can Rocosa e la Casa Domènech. La prima risale al XVI secolo ed è appartenuta alla famiglia di Maria Roura, moglie dell’architetto, mentre la Casa Domènech era la residenza estiva della sua famiglia.
Dario Bragaglia
Info: www.catalunyaexperience.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati