Laurea Honoris Causa in Architettura per l’artista Alfredo Pirri. La sua lectio
Ad assegnarla Il corso di laurea di Scienze dell’Architettura dell’Università Roma Tre il 2 ottobre 2023. Qui il testo dell’intervento che l’artista ha tenuto nel corso della cerimonia di conferimento
Sono onorato di ricevere la Laurea Magistrale ad Honorem in Architettura – Progettazione architettonica con la seguente motivazione: “riconoscimento per Il grande rilievo nel panorama artistico ed architettonico della sua opera e per rappresentare i valori etici della creatività italiana in ambito nazionale e internazionale”. Quello che mi colpisce maggiormente di questa motivazione è il passo dove la parentela fra artistico e architettonico è rafforzata dall’uso di un bellissimo termine, dall’apparenza accessoria: panorama.
Il panorama secondo Treccani
A questo termine il vocabolario Treccani attribuisce il seguente significato, veduta generale di un paesaggio, di un territorio, di una città o di parte di essa, da un luogo sopraelevato… quindi, esso, indica quello che si vede dall’alto e chiuso in un solo sguardo. La vista ampia di un paesaggio che si spinge lontano, dove tutto si confonde in una visione indistinta fatta di vapore e di luce piena. Proprio dentro quell’orizzonte visivo, indistinto e unitario dove si collocano l’arte e l’architettura: sullo sfondo del paesaggio e al suo interno. E cosa dobbiamo intendere esattamente per paesaggio? Torniamo a leggerlo dallo stesso dizionario: porzione di territorio considerata dal punto di vista prospettico o descrittivo, per lo più con un senso affettivo cui può, più o meno, associarsi anche un’esigenza di ordine artistico ed estetico.
Ecco, quindi, evocare la dimensione artistica (e implicitamente quella architettonica) come funzione essenziale del paesaggio, tanto da definirla come fattore che collabora alla sua definizione emotiva ed affettiva. Il rapporto fra arte e architettura ci porta a rafforzare quello esistente fra panorama e paesaggio, spingendoci ad immaginare una combinazione fra le due parole che porterebbe ad un termine dalla natura binaria ma congiunta: panorama-paesaggio da affiancare all’altra ibridazione: arte-architettura. Da questo raffronto, si potrebbe anche dedurre la seguente equazione: l’arte sta al panorama come l’architettura al paesaggio.
Alfredo Pirri: disegni per lo spazio pubblico
Siamo portati ad immaginare che l’arte e il panorama agiscano in combinazione con l’architettura e il paesaggio, dando vita a punti di fusione, grazie ai quali si creano forme unitarie, che hanno come collante il disegno, che, qui, va inteso come strumento che serve a creare ponti e rapporti fra quanto appare normalmente distante. Da qui il titolo del mio intervento di oggi: Disegni per lo spazio pubblico, dove col termine spazio pubblico deve intendersi una delle declinazioni possibili del binomio panorama-paesaggio (qui intesi come insieme di forme sia esteriori sia interiori). Il disegno può essere inteso come strategia e come premonizione oppure modello mentale. In tutti questi casi rappresenta un gesto preparatorio. Da questo punto di vista, mischiando i significati, potremmo dire che un disegno preparatorio è un atto meditativo che si esprime per gesti. Infatti, il disegno preparatorio, non serve solo a presagire le fattezze reali di un’opera, ma a determinarne gestualmente la sua necessità, a definirne il territorio, a educarne lo spirito, a garantirne l’ancoraggio al suolo (sia in termini materiali che culturali): infine a custodirne il senso.
Che cos’è il disegno secondo Alfredo Pirri
Il significato di disegno, così inteso, deborda dai suoi argini interpretativi e tecnici. Esso non si limita a preparare l’opera, ma, ne custodisce la parte essenziale. Per esempio, quando l’opera subisce alterazioni, bisogna tornare al disegno per ritrovarne la natura vivente. Attraverso il disegno, le opere d’arte-architettura agiscono dentro il panorama-paesaggio incistandosi in esso, facendosene (stabilmente o meno) parte integrante e reinventandone di volta in volta la pianta, il punto di fuga, l’assonometria, oppure lo sguardo aperto. In questo senso le opere, d’arte e d’architettura, sono disegni inseriti nel paesaggio. In altre parole, si potrebbe dire che: Il disegno custodisce l’opera nel “panorama-paesaggio” convertendola in una loro componente essenziale. Torniamo ancora al vocabolario Treccani per riflettere sul significato da attribuire al termine custodire: il preservare-conservare in modo vigile e consapevole; il mantenere-nutrire; il proteggere sé stessi, inteso in senso riflessivo… Tre significati che, riassuntivamente, potrebbero essere dentro una generale locuzione: quella del ‘prendersi cura’. Con l’apporto di questi termini, si comprende meglio, ampliandone ulteriormente il significato, il senso del termine disegno (inteso, ricordiamocelo, non solo come traccia premonitrice ma anche come impronta nel paesaggio). Il disegno, nella sua interpretazione estesa, si prende cura dell’esistente, custodendolo e nutrendolo attraverso la sua ri-creazione costante nel tempo.
Architettura tra tangibile e irreale
Quando si realizza qualcosa, si parte da un disegno per poi tornarvi affettivamente dopo aver compiuto l’opera. Per questo, ogni disegno è tangibile e irreale allo stesso tempo. Possiede la grazia, abbinata alla potenza del battito di un’ala, insieme alla solidità di un sogno che prende forma concreta. Ogni opera d’arte e architettura, disegna, custodendone il senso, una parte di mondo essendo protetta dal suo disegno preparatorio. Tanto più il disegno riesce a farsi carico di questa tutela espressiva, tanto più il mondo, o quella sua singolare porzione disegnata dall’opera, ne risulterà viva. Dovremmo riuscire sempre a includere la tutela e la custodia dentro l’atto creativo. Senza di essa, creare risulta un gesto arbitrario, incapace di allargare le sue ali per prenderci, anche solo per poco, sotto la sua protezione. Anche il lasciar stare, il non toccare, il semplice indicare da lontano, sono parti essenziali del disegnare nello e per lo spazio. Perfino, ancora più semplicemente, limitarsi a guardare diventa fondativo per il disegnare accudente, dentro il panorama-paesaggio e nel suo infinito vivente. Perché, citando Adriano Olivetti, noi sogniamo il silenzio. Vorrei, adesso, salutarvi notando una strana coincidenza. Quando ho comunicato alla Dottoressa Clarelli e a suo marito Filoreto la data della cerimonia di oggi, mi hanno immediatamente fatto notare che, oggi, 2 ottobre, la liturgia cattolica ricorda la figura dell’angelo custode. E, forse per conseguenza, mi è parso quanto mai suggestivo evocare qui il tema della custodia come prioritario, per noi, oggi. Inoltre, questo legame fra opera e custodia mi arriva rafforzato dalle sensazioni che provo trovandomi, fra voi, dentro la vostra comunità, accudente, generosa e forte.
E di questo vi ringrazio ancora.
Alfredo Pirri
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