Inaugura il nuovo edificio-torre di Mario Botta per il Teatro alla Scala di Milano
Completate le opere di superficie, bisognerà aspettare il 2024 per la piena operatività del nuovo edificio, che amplia il complesso del Teatro meneghino affiancando l’architettura storica di Piermarini ed eguagliando in altezza la torre scenica, anch’essa progettata da Botta nel 2004
Era il 26 aprile del 2021: in Via Verdi si celebrava la posa della prima pietra del nuovo edificio di completamento del Teatro alla Scala di Milano. Un progetto ancora una volta affidato a Mario Botta (Mendrisio, 1943) – in continuità col famoso intervento che all’inizio degli Anni Duemila l’aveva visto al lavoro sulla ristrutturazione della sede storica del Teatro e dell’area tecnica della torre scenica, con l’architetto Emilio Pizzi – e nuovamente giocato sul dialogo tra l’architettura neoclassica del complesso settecentesco di Giuseppe Piermarini e l’architettura contemporanea. Due anni e mezzo dopo, Milano può celebrare ufficialmente l’inaugurazione di alcuni degli spazi della nuova torre (l’effettiva chiusura del cantiere è prevista per il 2024: gli interni sono ancora tutti da allestire, e questo ha generato anche la protesta dei sindacati), realizzata con il contributo dello Stato e della Regione Lombardia, e con il supporto della società regionale Aria Spa come stazione appaltante.
La nuova torre di Mario Botta alla Scala
L’avvio dell’iter per la progettazione di una seconda torre (oltre a quella scenica), a partire dalla trasformazione della palazzina di proprietà dell’Istituto Sanpaolo di Torino in via Verdi (sul retro del teatro), data al 2017. Obiettivo? Ampliare gli spazi a disposizione della complessa macchina della Scala, stanziando un budget di 23 milioni di euro (per un risparmio annuale stimato di 500mila euro). Botta – sempre in collaborazione con Emilio Pizzi – dopo la demolizione della palazzina preesistente, ha scelto di intervenire adottando il suo linguaggio peculiare, fatto di volumi puri e alternanza di pieni e vuoti, sviluppando l’edificio per 19 metri sotto il livello del suolo (spingendosi oltre la falda acquifera cittadina), e per ulteriori 38 metri fuori terra (per un totale di 11 piani, più 6 livelli ipogei), così da eguagliare in altezza la torre scenica del 2004. Dall’esterno, però, il nuovo edificio, volutamente arretrato, non appare invasivo: la comunicazione con il Piermarini è garantita da sette passaggi, a diversi livelli. Pannelli solari sono stati disposti sopra la copertura, mentre l’intero edificio è rivestito da lastre di Botticino fiorito.
Funzionalmente, la Torre ospiterà in gran parte degli ambienti ipogei la sala prove per l’orchestra (al piano -6), in legno, alta 14 metri, che sarà consegnata solo nella primavera 2024 (al momento è stata avviata una gara per la realizzazione dei rivestimenti acustici). I piani superiori sono suddivisi tra spogliatoi e uffici che permetteranno di far rientrare in sede le funzioni attualmente dislocate all’esterno; al nono piano troverà collocazione la sala prove per il balletto, intitolata a Carla Fracci. Due grandi terrazze si aprono al quarto e sesto piano. Beneficia dell’operazione anche il retropalco, che vede ampliati di molto i suoi volumi. Il palcoscenico, del resto, con il nuovo collegamento raggiungerà i 74 metri di profondità. Una struttura che aprirà al più famoso teatro del mondo la possibilità di ospitare nuove e sfidanti produzioni.
Livia Montagnoli
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