In vendita a Torino la “reggia” di Gianni Agnelli. Ma Villa Frescot dovrebbe diventare museo?
Sulla collina torinese, Villa Frescot è stata palcoscenico della Torino capitale industriale d’Italia, residenza prediletta dell’Avvocato Agnelli. Ora è in vendita per 10 milioni di euro, ma avanza la proposta di farne un museo per la città
Com’è noto, Gianni Agnelli è stato, con sua moglie Marella Caracciolo, un grande collezionista d’arte. E la “misteriosa sparizione” di alcuni dei capolavori di quella che è considerata, a ragione, una delle più importanti collezioni d’arte d’Italia – in massima parte, però, non notificata al Ministero della Cultura – è stata oggetto, negli ultimi giorni, di un acceso dibattito, veicolato dall’inchiesta trasmessa da Report lo scorso 15 ottobre (rinsaldata, nella puntata del 22 ottobre, dalle dichiarazioni di alcuni testimoni informati dei fatti). Ma mentre ci si interroga sulla sorte delle opere coinvolte in poco chiare contese legali di natura ereditaria, si torna a parlare anche del patrimonio immobiliare della famiglia Agnelli. Dopo la morte dell’Avvocato, le sue proprietà immobiliari – a Torino, Villar Perosa e Roma – sono passate “per usufrutto vitalizio” alla moglie (scomparsa nel 2019) e per “nuda proprietà” ai figli Margherita ed Edoardo (morto suicida nel 2000). Ora Villa Frescot – la residenza torinese, la più amata da Gianni Agnelli – è in vendita per volontà di Margherita, che avrebbe deciso di liquidare l’immobile non più utilizzato, nonostante il bagaglio di ricordi (familiari e pubblici) custodito dal luogo, iconica cornice degli incontri con i potenti del mondo – come Henry Kissinger – e personalità sportive e di spettacolo – da Platini ad Abbado – che gravitavano intorno alla famiglia. Dieci milioni di euro è la richiesta presentata al mercato, dopo un primo tentativo di raccogliere l’interesse dei familiari, da John e Lapo Elkann ad Andrea Agnelli, che hanno tutti declinato l’offerta.
La storia di Villa Frescot sulla collina di Torino
Sulla collina torinese, al civico 291 di strada San Vito Revigliasco, l’edificio di costruzione ottocentesca è circondato da un grande parco, che alterna prati all’inglese, viali ombreggiati dalle fronde dei castagni, un frutteto, il giardino di lavanda voluto da Marella Agnelli, una piscina interrata. Il nome della villa deriva dai proprietari di fine Ottocento; in precedenza la proprietà era conosciuta come Vigna Ladat, e fu abitata da artisti come lo scultore Francesco Ladetto, autore del cervo che sovrasta la palazzina di Stupinigi, o la famiglia di pittori Cignaroli. Tra le curiosità legate al fondo, è da segnalare anche la scoperta di un deposito di monete dell’imperatore romano Massenzio (IV secolo d.C.), durante alcuni lavori all’interno della villa. Gianni Agnelli e sua moglie Marella – che curò personalmente la decorazione degli interni con le stoffe d’arredamento di cui, dal 1973, fu stilista – la trasformarono con la collaborazione dell’architetto Sergio Hutter Jontof e del progettista di giardini Russel Page (già al lavoro a Villar Perosa).
Villa Frescot dovrebbe diventare museo?
Ma il valore della “reggia” Agnelli – dove l’Avvocato è morto il 24 gennaio del 2003 – si misura innanzitutto in relazione all’immaginario evocato proprio dai suoi trascorsi, simbolo della Torino (capitale industriale d’Italia) che è stata e non è più. Per questo il Corriere Torino si è fatto promotore di una proposta che mira a valorizzare la storia della Villa in relazione al suo legame con la città, pensando di farne un museo. Il complesso – esteso per una superficie catastale di circa mille metri quadri, per un totale di tre ville, tra cui Villa Bona, progettata da Amedeo Albertini e già residenza di Edoardo Agnelli, e 53 vani – comporta indubbiamente dei costi di manutenzione (e improcrastinabili lavori di ristrutturazione) onerosi. Anche per questo ancora non avrebbe suscitato l’interesse di potenziali acquirenti, tanto da arrivare a contemplare un frazionamento della proprietà, con la vendita dei diversi immobili a più soggetti.
Ma oltre il 50% dei votanti che hanno risposto al sondaggio promosso dal Corriere Torino – sull’opportunità di preservare la memoria della Villa in quanto luogo di identificazione collettiva – si è detto favorevole all’ipotesi museo (per contro, si registra un 45,8% che ritiene prioritaria la natura privata dell’immobile). Qualcuno invoca l’intervento del Ministero della Cultura, altri già si interrogano sull’eventuale gestione del sito, ritenendo necessario il coinvolgimento di una fondazione; altri ancora auspicano la beneficenza come destinazione dei proventi del museo che potrebbe nascere.
Nel frattempo, Margherita Agnelli avrebbe messo in vendita anche l’abitazione romana dei suoi genitori, appartamento (che vanta l’intervento di Mario Schifano sulle pareti della sala da pranzo) all’ultimo piano di Palazzo Mengarini Albertini Carandini, sul colle del Quirinale, per la cifra di circa 20 milioni di euro.
Livia Montagnoli
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