David Chipperfield e l’incarico per far rivivere il Teatro Romano di Brescia
All’architetto inglese, Fondazione Brescia Musei e il Comune della città hanno chiesto di presentare un progetto per la valorizzazione del sito archeologico, per ripristinarne la funzione di teatro. La Sovrintendenza invoca prudenza, l’Ordine degli architetti chiede un concorso
L’incarico di ideare un progetto di valorizzazione del Teatro Romano di Brescia, in grado di conciliare il rispetto del sito archeologico con la volontà di tornare a fruirne, è stato affidato a David Chipperfield (Londra, 1953) lo scorso dicembre. Ma l’ufficialità è arrivata solo in questo inizio d’anno, con l’annuncio congiunto da parte del Comune della Capitale italiana della Cultura uscente, di Fondazione Brescia Musei e della Camera di Commercio. Allo studio dell’archistar inglese – probabilmente sotto la diretta supervisione del suo distaccamento milanese – l’amministrazione cittadina ha, per ora, demandato il compito di sviluppare “un progetto di massima, propedeutico al progetto di fattibilità tecnico economica” per l’area strettamente identificabile con il teatro dell’antico Brixia – costruito in epoca flavia, tra il 79 e l’81 d.C., come il vicino Capitolium, e rimaneggiato nel III secolo durante l’impero di Settimio Severo – cui si aggiunge il corpo settentrionale di Palazzo Maggi Gambara, che occupa la parte occidentale della cavea.
La rinascita di Brixia, il Corridoio Unesco e il ruolo del Teatro Romano
Sul sito di Brixia – il più importante parco archeologico italiano a nord di Roma, tutelato dall’Unesco – sotto la gestione di Fondazione Brescia Musei, si sta investendo da tempo per potenziare l’operazione avviata, ormai oltre 40 anni fa, con l’apertura del Museo di Santa Giulia. In tal senso, si è anche scelto, con efficacia, di “risemantizzare” l’archeologia attraverso un palinsesto di attività di arte contemporanea. E complice l’anno da Capitale italiana della Cultura, nel 2023 si è concretizzato anche il progetto Corridoio UNESCO, che collega Brixia, il Parco Archeologico di Brescia romana a il Museo di Santa Giulia; mentre all’architetto Juan Navarro Baldeweg è stato affidato l’allestimento del “nuovo” Capitolium che, fino all’estate scorsa, ha ospitato il confronto tra la restaurata Vittoria Alata e il Pugile in riposo in prestito temporaneo dal Museo Nazionale Romano. L’impegno per garantire nuove accessibilità dei siti monumentali e archeologici è dunque alimentato da una visione di lungo corso.
Nella parte orientale del sito archeologico, il Teatro Romano è “cerniera” con il complesso di Santa Giulia: riqualificazione e riuso della struttura, riportata alla luce nell’Ottocento, sono letti quindi dall’amministrazione come un passaggio essenziale per il completamento degli interventi di valorizzazione dell’area, con l’obiettivo di restituire al teatro la sua funzione originale, ripristinando l’allestimento di spettacoli.
Il recupero e il riuso del Teatro Romano. L’incarico a Chipperfield
Già in passato si era tentata l’impresa, complicata dal non ottimale stato di conservazione del sito: un precedente si rintraccia nel progetto di restituzione e riabilitazione del Teatro Romano presentato nel 2000 dall’architetto Giorgio Grassi, mai concretizzato, cui seguì la partecipazione del Comune a un bando nazionale per il finanziamento di uno studio di fattibilità, pure disatteso.
“Una decina di anni fa” spiega ora il sindaco di Brescia Laura Castelletti “l’area del Teatro Romano aveva erba alta e papaveri. Quando siamo arrivati come amministrazione abbiamo lavorato per valorizzare l’area archeologica, e l’estate scorsa abbiamo riaperto il Teatro alla fruizione, organizzando anche spettacoli in accordo con il Teatro Grande. Adesso è importante che quest’area archeologica abbia un recupero completo”. Per questo, prosegue Castelletti, Brescia Musei ha identificato David Chipperfield, che consegnerà “un’ipotesi per la valorizzazione di questo spazio. Una volta avuta l’idea, si lavorerà al progetto e alla ricerca delle risorse”. Al momento, una convenzione con la Camera di Commercio assicura 150mila euro per il 2024, cifra che raddoppierà nel 2025; voci non confermate, però, anticipavano nei mesi scorsi la necessità di reperire cifre ben più cospicue, nell’ordine di diverse decine di milioni. Di sicuro, l’architetto inglese – già firma della ricostruzione del Neues Museum di Berlino e del Mudec di Milano, del recente restauro delle Procuratie Vecchie di Venezia, attualmente impegnato nel progetto di valorizzazione e ampliamento del Museo Archeologico di Atene, premio Pritzker 2023, anche per merito della sua riconosciuta capacità di lavorare nel rispetto dei contesti storici – ha accettato la “sfida”. Da qualche giorno, il sito del suo studio presenta l’incarico ricevuto, evidenziando l’intenzione di “proseguire il processo di liberazione del Teatro, bilanciando ciò che resta con ciò che non è più visibile, il presente con il passato, alla ricerca di un equilibrio molto delicato”.
Le voci in disaccordo con la scelta di Chipperfield
Si attende, ora, il progetto, ancora in fase di disegno: il primo incontro tra Chipperfield e la Soprintendenza di Brescia, che dovrà esprimersi sulla fattibilità, è fissato a tre mesi dalla presentazione dei materiali di lavoro. Tra il 21 e il 23 febbraio prossimi, l’architetto sarà a Brescia per un ulteriore sopralluogo del sito. Intanto c’è chi solleva perplessità sulla decisione della Fondazione di procedere con incarico diretto: l’Ordine degli Architetti di Brescia, per bocca del presidente Stefano Molgora, fa sapere che avrebbe preferito l’apertura di un concorso pubblico per individuare il progetto migliore, magari a firma di un architetto italiano. Allineato sull’idea di una gara internazionale è anche il Sovrintendente Luca Rinaldi, che invita alla prudenza (conservatorismo?) rispetto al riuso del Teatro, privilegiando “la pura conservazione, per la fragilità estrema dei materiali costitutivi”: “Prima si deve mettere ordine alle conoscenze, dopodiché si potrebbe promuovere un concorso di idee inserendo il vincolo della tutela programmata; c’è ancora molto su cui indagare e poi si può aprire un tavolo. Non possiamo avere fretta”. Partendo dalle stesse premesse, Brescia Musei ha scelto di risolvere la questione in chiave opposta: “Data la complessità del sito archeologico, era necessario comprendere che cosa si può fare qui, in che modo e in che termini, prima di poter procedere con uno strumento come una gara”. E la professionalità di Chipperfield è sembrata una garanzia.
Livia Montagnoli
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