Progettare hotel di lusso nel mondo: parola a Patricia Viel

Chi meglio dello studio ACPV Antonio Citterio Patricia Viel può raccontare come sta cambiando il settore dell’hôtellerie di lusso nel mondo? In questa intervista, Patricia Viel racconta i percorsi dei due hotel realizzati per la maison Bulgari, a Roma e Tokyo

Il 2023 è stato un anno d’oro per Roma sul fronte delle nuove inaugurazioni dell’hospitality di lusso. I 5* aperti in città – Bulgari, Six Senses, Four Season, Rosewood, Nobu, Edition, Hotel Vilón e Maalot – colmano il gap con le altre capitali europee a destinazione turistica. È freschissima, tra l’altro, la nomina di Roma a capitale mondiale dell’ospitalità luxury: secondo la classifica delle proprietà inaugurate nel 2023, edita ogni anno da Luxury Travel Intelligence (organizzazione globale con membership, che fornisce report digitali per viaggiatori informati ed altospendenti), il Bulgari risulta essere il miglior 5 stelle del 2023, il Six Sense è al settimo posto. Sul terzo gradino del podio – dopo il parigino Place Vendome, un piccolo boutique hotel ultraesclusivo con 15 suite, creato da un altro famoso gioielliere, Chopard – torna Bulgari, con il suo nuovo hotel di Tokyo. Dietro alle due aperture Bulgari c’è la stessa realtà: ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel, che mette così a segno un bel colpo. Fondato dagli architetti Citterio e Viel nel 2000, con sede a Milano, lo studio oggi conta dell’apporto creativo di oltre 160 professionisti e della leadership di 10 soci; si occupa di progetti che vanno dalla pianificazione urbana agli sviluppi residenziali e ad uso misto, dai campus aziendali agli edifici pubblici e alberghieri.  

Bulgari Hotel Tokyo. Photo courtesy of Bulgari Hotels & Resorts
Bulgari Hotel Tokyo. Photo courtesy of Bulgari Hotels & Resorts

Intervista all’architetta Patricia Viel 

Il mondo dell’hospitality, in cui avete una vastissima esperienza, negli ultimi anni – ma specialmente dopo la pandemia – si è trasformato. Quali le prospettive e gli scenari attuali? 
È vero che la pandemia ha cambiato e scardinato molti dei cluster a cui eravamo abituati, mettendo in crisi la rigidità di alcuni equilibri, spaziali e sociali. Alcuni di questi nuovi aspetti sono stati facilmente applicabili alla progettazione nel settore hospitality, ma non solo: pensate ad esempio a come sono cambiati gli spazi per il lavoro, in cui non si parla più di “superficie per addetto”, ma di “workstation” e di servizi. Direi che in generale c’è stata un’evoluzione culturale nell’utilizzo degli alberghi, e nel ruolo che ricoprono nelle città.  

Ovvero? 
Il secolo che organizzava le città per blocchi funzionali è superato. Ormai siamo entrati in quello che in molti chiamano “secolo urbano”, con funzioni ibridate, sovrapposte, miste, aperte alla contaminazione. Di conseguenza si è molto sofisticato l’approccio all’ospitalità e al ruolo urbano che hanno oggi gli alberghi: le loro aree comuni, le lobby e le hall sono diventate brani di città, prolungamento dello spazio pubblico, con mostre, eventi temporanei, offerta enogastronomica. Sono diventati loro stessi delle destination. 

La firma del vostro studio è ormai indissolubilmente legata al brand BVLGARI, con il quale avete collaborato per la realizzazione di hotel in tutto il mondo. Inclusi i più recenti, aperti a Tokyo e Roma.  
Con e per BVLGARI siamo stati pionieri di un concetto di lusso contemporaneo, iniziato 25 anni fa. Dal momento che aprire alberghi non è il core business dell’azienda, devono esserci delle condizioni essenziali affinché questo si verifichi. Prima fra tutte la location: o parliamo di posizioni e strutture di altissimo pregio o non se ne fa nulla. Per BVLGARI, infatti, è molto importante ci sia un rapporto stretto, autentico, con i luoghi e la loro storia. Per l’hotel di Roma è la solennità del Mausoleo di Augusto a Piazza Augusto Imperatore. Per quello di Tokyo, situato tra il 40mo e il 45mo piano del grattacielo Yaesu, è la vista panoramica più privilegiata della città: da un lato la baia e il Monte Fuji, dall’altra il Palazzo Imperiale.  

Bulgari Hotel Roma. Photo courtesy of Bulgari Hotels & Resorts
Bulgari Hotel Roma. Photo courtesy of Bulgari Hotels & Resorts

Gli hotel di ACPV Antonio Citterio Patricia Viel da Tokyo a Roma 

Entriamo nel merito dei due progetti recenti. 
L’albergo di Tokyo ha 98 camere, ospitate su sei piani in cima a un grattacielo, nel Yaesu district di Chūō. Ottavo pezzo della collezione di ospitalità BVLGARI, sceglie un mood volutamente lontano dal minimalismo forzato a cui spesso si associa il Giappone. Offre, piuttosto, una sofisticata miscela di design italiano contemporaneo con tocchi di tradizione nipponica: il modo perfetto per trasmettere, con l’architettura di interni, i valori fondamentali per la maison, quali eccezionale maestria artigiana e cura dei dettagli. 

E l’hotel di Roma? 
È ospitato nel palazzo monumentale razionalista costruito poco prima della Seconda guerra mondiale da Vittorio Ballio Morpurgo; a inaugurarlo fu Alcide De Gasperi, nel 1950, come sede dell’INPS. Il BVLGARI hotel di Roma accoglie 114 tra camere e suites, una statua originale romana di Augusto, restaurata per l’occasione, ristoranti e bar, una spa con piscina coperta di 20 metri e una biblioteca, aperta anche al pubblico non cliente (su prenotazione).  

Quanto è stato complesso portare a termine un lavoro di questa natura nella Capitale? 
Fondamentale era rendere l’edificio – per quanto possibile, data l’imponenza del fabbricato e la sua storia – una quinta porosa, in relazione con lo spazio urbano, la piazza, la Roma imperiale, unendo il rigore estetico dei materiali d’eredità romana con un design contemporaneo. Dal punto di vista normativo e autorizzativo paradossalmente è stato poco complicato: abbiamo lavorato in stretta sinergia con la Sovrintendenza per tutto il tempo. La città era tanto che aspettava questo progetto e quindi ci ha facilitato l’iter. Diverso è invece stato l’aspetto tecnico e tecnologico per il recupero del manufatto architettonico, dove c’è voluta molta cura e attenzione per mascherare, nascondere, mettere sottotraccia gli impianti e gli elementi funzionali senza intaccare la bellezza complessiva. 

Architettura contemporanea e hôtellerie di lusso 

Rispetto ad altre tipologie architettoniche, quali gli aspetti che non possono mancare? 
Il comfort, innanzitutto. E la facilità d’uso. Da un albergo di questi livelli ci si aspetta che sia comodo, pulito, curato in ogni dettaglio – dall’interior all’illuminazione, dai servizi proposti al food&beverage – con una bella vista, silenzioso e legato al luogo in cui si inserisce. E deve essere inaspettato: offrire cioè quel qualcosa in più, capace di rendere l’esperienza memorabile.  

Il Made in Italy fa ancora la differenza?  
Il know how italiano non si batte! Sia per il progetto di Roma che di Tokyo abbiamo scelto di avvalerci di artigiani iper-qualificati, quasi “resuscitando” antichi mestieri: il mosaico, l’ebanisteria, la gommalacca, alcuni restauri specifici. Le nostre maestranze sono depositarie di un saper fare, a metà tra artigianato e arte, impossibile da trovare nel resto del mondo, le assicuro.  

Che cosa cerca il cliente tipo di questi hotel? 
L’audience colta e cosmopolita che frequenta questi hotel cerca due cose: da una parte la tensione urbana del genius loci – vale a dire che vogliono capire subito di stare nel Bulgari Hotel di Roma, a Roma –; dall’altra, la privacy e il comfort degli spazi privati. In sostanza cercano servizi di altissima qualità, ma dispensati in “modo informale”, diciamo. Gli ospiti di questi alberghi non sono comparse, sono quasi sempre clienti abituali, che tornano, che si affiliano al brand. Ecco perché diventa fondamentale farli sentire a casa. 

Si può parlare di trend o di format nell’hôtellerie di lusso? 
Partiamo da un presupposto: a dividersi il monopolio del settore, con l’80% dell’offerta alberghiera, sono due grandi gruppi nel mondo. Questo implica pro e contro, naturalmente. Da una parte che il mercato è diviso, spartito da due soggetti giganteschi, dall’altro questo consente però di applicare degli standard, ormai di livello, sotto i quali non si può andare. Quello che si richiede ad un hotel oggi è che sia efficiente, che faccia sentire sicuri e a proprio agio, e che offra un’esperienza emotiva al viaggiatore.

Avete un contesto geografico o una collaborazione che vorreste proprio sviluppare? 
Ci piacerebbe collaborare di più con la committenza pubblica italiana per utilizzare e mettere a sistema l’enorme patrimonio edilizio esistente attraverso lo strumento potente della rigenerazione: pensi a tutte le ex caserme, le manifatture, gli ospedali. Il potenziale da sfruttare, prima di costruire ex novo, è immenso. Servirebbero molti più concorsi di architettura in tal senso: noi da ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel, intanto, proviamo a farne il più possibile.  

Giulia Mura 

www.acpvarchitects.com 

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Giulia Mura

Giulia Mura

Architetto specializzato in museografia ed allestimenti, classe 1983, da anni collabora con il critico Luigi Prestinenza Puglisi presso il laboratorio creativo PresS/Tfactory_AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica) e la galleria romana Interno14. Assistente universitaria, curatrice e consulente museografica, con…

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