A Firenze il nuovo aeroporto potrebbe avere un tetto-vigneto
A poco meno di un anno dall’improvvisa scomparsa dell’architetto Rafael Viñoly, il suo studio ha diffuso le prime immagini del nuovo terminal dell’aeroporto fiorentino. Un progetto, che se diventasse realtà, unirebbe trasporto aereo e produzione di vino alle porte del capoluogo toscano
Per una delle infrastrutture più dibattute, osteggiate, controverse d’Italia – definizione associabile a svariati casi nell’intero territorio nazionale – arriva da oltreoceano un progetto destinato, a sua volta, a far discutere. Non solo perché affronta lo spinosissimo tema del futuro dell’Aeroporto Amerigo Vespucci di Firenze, che ormai da anni divide la comunità residente nella piana fiorentino-pratese, gli amministratori locali e nazionali e la società di gestione. Il progetto reso noto a inizio settimana dallo studio Rafael Viñoly Architects introduce in questo (forse inestricabile) groviglio una proposta che a una prima lettura potrebbe apparire sorprendente, finendo poi per sollecitare qualche domanda nell’analisi immediatamente successiva. Pur vivendo nell’epoca dell’architettura green a tutti costi, del possibile mix tra vigneti, aerei e produzione enologica non ci era ancora capitato di dare notizia. Almeno a nostra memoria.
Il progetto del nuovo aeroporto di Firenze
Procediamo con ordine. Al momento, del resto, le informazioni in merito al nuovo terminal internazionale dell’hub fiorentino – che, come noto, si trova a meno di 5 chilometri del centro città ed è rapidamente collegato alla stazione ferroviaria Santa Maria Novella da una tramvia –, sono limitate. Nel progetto messo a punto dal team del compianto Viñoly a colpire immediatamente è la scelta adottata per la copertura, presentata come il segno distintivo dell’intero impianto. Ispirandosi alla tradizione vinicola italiana, che proprio in Toscana e nelle colline fiorentine raggiunge una delle sue massime espressioni, gli architetti hanno concepito un tetto-vigneto: esteso per poco più di 7 ettari e ritmato da 38 filari. A curarlo, precisano i progettisti, sarà “un importante viticoltore della regione”, destinato a occuparsi delle fasi produttive direttamente in loco: “il vino sarà prodotto e invecchiato in cantine specializzate sotto il tetto del terminal”, indica la nota stampa. Ammesso che il progetto prosegua con il suo iter, dal punto di vista strettamente funzionale le attività previste – trasporto aereo, coltivazione della vite, produzione di vino – possono entrare in conflitto tra loro? Sono, in altre parole, “compatibili”? E, alla fine del processo, cosa aspettarsi nel calice dalla ovvia vicinanza tra la pista (con il suo inevitabile flusso di decolli, atterraggi e conseguenti emissioni) e i vigneti? Quesiti che, senza dubbio, nella successiva fase di definizione della proposta progettuale troveranno adeguate risposte.
Una piazza interna per il futuro terminal dell’aeroporto di Firenze
Più in generale, il progetto si misura con la questione tecnica dell’attuale lunghezza della pista, che unita alla vicinanza con le colline, incide da sempre sulla tipologia di aerei in transito in questo aeroporto. Sono quindi previsti una pista più lunga, e riorientata rispetto all’attuale, ma anche un rinnovato terminal di quasi 50mila mq per accogliere, ogni anno, oltre 5,9 milioni di passeggeri internazionali. Per farsi un’idea, si tratterebbe di circa il doppio degli attuali, almeno stando ai dati riportati in t24.ilsole24ore.com che indica il 2023 come l’anno in cui il Vespucci ha superato, per la prima volta, la soglia dei 3 milioni di passeggeri. Completa il programma, il riposizionamento dei “poli” destinati agli arrivi e alle partenze, collocati uno di fronte all’altro, alle estremità della cosiddetta “piazza”: destinata a rappresentare il centro dell’hub, quest’ultima sarà dotata di tutti i servizi del caso. In assenza per ora di dati sull’entità dell’investimento, sono intanto noti gli orizzonti temporali dell’operazione, scandita da due fasi progettuali: la prima attesa per il 2026, la seconda e ultima per il 2035.
Valentina Silvestrini
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