L’architettura come pratica collettiva. Lo studio messicano TO
Nelle periferie di Città del Messico (ma anche nel resto del Paese), il premiato studio TO utilizza processi comunitari e collettivi per realizzare spazi pubblici inclusivi e sostenibili. La loro storia
Tra i giovani architetti che si sono maggiormente distinti nello scorso 2023 vi è certamente lo studio messicano TO, che ha concluso l’anno aggiudicandosi tanto l’ambìto titolo di migliore emergente dell’Architectural Review quanto un Dezeen Award, assegnato dall’omonima piattaforma di design più cliccata del web.
Alla base di questi successi? Un credo nell’architettura come pratica collettiva, in cui voci, abilità e realtà diverse si incontrano. “Siamo grandi amici fin dall’infanzia”, raccontano José Amozurrutia e Carlos Facio ad Artribune, “siamo stati compagni di squadra di calcio e membri di gruppi musicali: crediamo da sempre che i processi creativi siano la somma coordinata delle diversità, il lavoro collaborativo di molte mani e menti”.
L’impegno dello studio TO in Messico
Emblematica è l’esperienza con gli abitanti di Yuguelito, ai margini sud-est di Città del Messico, dove il duo ha realizzato una scuola di musica. Progettata con i giovani allievi attraverso una serie di workshop, la struttura è stata eretta su un terreno donato dalle famiglie e realizzata con materiali di riciclo e manodopera offerta da costruttori locali. Inaugurata nel marzo 2022, la piccola opera collettiva è diventata in poco tempo un punto di riferimento per la comunità, che organizza regolarmente al di sotto della sua volta affacciata sul vulcano Xaltepec spettacoli, concerti e incontri.
Tuttavia, il concetto di collaborazione non si limita agli utenti del progetto. “Siamo uno studio indipendente”, spiegano Amozurrutia e Facio, “ma in diverse occasioni collaboriamo con altri studi e colleghi, per la gioia di condividere ciò che facciamo e perché questo ci rende più forti e flessibili di fronte agli scenari di crisi”. Sotto il nome di Colectivo c733, TO e altri tre studi sviluppano spazi pubblici a sostegno delle comunità e a protezione dell’ambiente in aree vulnerabili del Paese: in cinque anni di attività, il collettivo ha recuperato il molo di San Blas, trasformato la ferrovia dismessa di Tapachula in un parco lineare, realizzato la casa della musica di Nacajuca, il mercato di Matamoros e una passerella pedonale che permette di visitare la laguna di Quintana Roo riducendo al minimo l’impatto sulle mangrovie.
Una produttività che per TO caratterizza anche questo inizio di 2024: “Siamo al lavoro su tre progetti di residenze rurali sostenibili e su due interventi di recupero di costruzioni preesistenti; abbiamo anche in cantiere un complesso abitativo a Città del Messico”, rivelano gli architetti. Inoltre, proseguono con Colectivo C733 i lavori nel Parco Nazionale Jaguar di Tulum: “È un grande progetto a cui stiamo lavorando da due anni: comprende due strutture per l’accoglienza dei visitatori, un edificio di accesso alla zona archeologica, un osservatorio della flora e della fauna, un museo, servizi e interventi di rigenerazione del paesaggio”.
Marta Atzeni
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Articolo pubblicato su Artribune Magazine #76
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