La storia della Villa E-1027 in Costa Azzurra, un manifesto del modernismo
Le Corbusier e Eileen Gray sono i protagonisti di vicende intrecciate, risultate nella costruzione di due edifici simbolo dell’architettura moderna. Da poco riaperti al pubblico
La piccola stazione di Roquebrune, poco prima di Monaco Monte Carlo, dove fermano i treni locali che collegano Ventimiglia a Nizza, è la porta d’accesso a quello che è stato ribattezzato Cap Moderne, un sito che, nello spazio di poche decine di metri, ospita tre edifici iconici dell’architettura moderna: la Villa E-1027 di Eileen Gray e Jean Badovici, il Cabanon di Le Corbusier, le Unités de camping e il bar-ristorante Étoile de mer.
Bastano pochi minuti a piedi sul sentier des douaniers, che percorre tutto il Cap Martin, per arrivare all’ingresso della villa progettata e costruita dalla coppia di designer-architetti fra il 1926 e il 1929. L’edificio, rimasto di proprietà di Jean Badovici fino al 1956, anno della sua morte, fu successivamente molto trascurato dagli altri proprietari e svuotato di parte degli arredi originali. Acquistati dal Conservatoire du Littoral (ente pubblico) nel 1999 ed entrati a far parte della rete del Centre des monuments nationaux, la villa e gli edifici vicini sono stati progressivamente restaurati, riarredati con scrupolo filologico e progressivamente riaperti al pubblico. Dal 1° aprile 2024 ripartono le visite guidate a cui si accede prenotandosi su questo sito.
Villa E-1027: un simbolo del modernismo
Il nome della villa, E-1027, sta per E di Eileen, 10 per J di Jean decima lettera dell’alfabeto, 2 per la B di Badovici e 7 per la G di Gray. All’esterno appare come un edificio esemplare delle idee del Movimento Moderno teorizzate da Le Corbusier. Eileen Gray era stata particolarmente colpita dalla villa Le Lac costruita nel 1923 dall’architetto franco-svizzero per i genitori a Vevey, sulle rive del Lago di Ginevra. Fra il 1926 e il 1929, assieme al suo compagno, redattore capo della rivista parigina L’Architecture vivante, elabora il progetto della villa che, nelle intenzioni, sarebbe dovuta diventare il buen retiro della coppia fra la macchia mediterranea di Cap Martin. Eileen si applica in particolare al design d’interni e all’arredamento discostandosi in parte dalle idee elaborate dal movimento modernista, giudicate troppo fredde e mancanti di comfort e intimità. “Ciascuno, anche in una casa di dimensioni ridotte, deve poter restare libero, indipendente. Deve aver l’impressione di essere solo” scriverà la Gray nel numero speciale che L’Architecture vivante dedicherà nel 1929 alla villa. La visita guidata permette di scoprire le molte idee, innovative per l’epoca, che la designer irlandese mette in atto per rendere confortevole il soggiorno in questa villa balneare affacciata su una scarpata rocciosa sul mare, con piano a “L” su due livelli, tetto piatto e pilotis. Ogni ambiente, intimo e autonomo, dispone di un accesso diretto all’esterno e di una piccola terrazza. Alcuni mobili e tappeti che Gray usa per arredare la villa sono creazioni già in vendita nella sua galleria parigina Jean Désert, altri sono creati su misura, come la poltrona Transat, ispirata a quelle delle navi, o la poltrona Bibendum. Creazioni originali sono il divano letto in cuoio nero con struttura in acciaio cromato, il tappeto Marin d’abord e l’ingegnoso comodino rotondo cromato, battezzato Table E-1027, regolabile in altezza grazie a una catenella metallica. Nella camera degli ospiti si può vedere il celebre Satellite, uno specchio a muro circolare con il braccio articolato su cui è montato un piccolo specchio rotondo (oggetto poi brevettato da Jean Badovici). Tutti elementi che sono stati riprodotti da artigiani specializzati o restaurati fedelmente utilizzando i disegni di Eileen Gray, le foto del numero speciale de L’Architecture vivante e i mobili conservati nei musei e nelle collezioni private.
Da Eileen Gray a Le Corbusier: il fascino di Cap Martin
Il sito di Cap Martin era però destinato a intrecciarsi con un altro grande personaggio dell’architettura moderna. Anni dopo la partenza di Eileen Gray, che lascia la villa nel 1932 per costruirne un’altra “solo per lei” sulla strada che porta al villaggio di Castellar, Le Corbusier vi soggiorna per qualche giorno fra il 1937 e il 1939. Nel 1938, con il sostegno di Jean Badovici, vi realizza due affreschi murali e l’anno dopo ne completa altri cinque. La guerra provoca dei danni, ma sarà Le Corbusier stesso (nel 1949 e poi ancora nel 1963) a restaurare le sue opere, non particolarmente apprezzate da Eileen Gray che preferiva il minimalismo dei muri bianchi. Ai giorni nostri ne sono rimasti quattro, recuperati nel corso degli ultimi restauri. L’opera nel salone è stata schermata da un pannello per permettere di apprezzare appieno le linee pure volute da Eileen Gray nel suo progetto originario.
Il Cabanon di Le Corbusier e la storia dell’Etoile de mer
I legami di Le Corbusier con questo luogo incantato della Costa Azzurra erano destinati a protrarsi fino al giorno della morte avvenuta il 27 agosto del 1965 per un malore, mentre stava nuotando nella baia sottostante. Innamorato dell’ambiente mediterraneo che, come detto, aveva scoperto anni prima, l’architetto ormai di fama mondiale non perdeva occasione per trascorrervi le vacanze estive. Nel 1949 è uno dei primi clienti dell’Etoile de mer, una serie di spartani cabanon (sorta di bungalow) fatti costruire da Thomas Rebutato, un intraprendente idraulico di Nizza (ma nato a Sanremo nel 1907) che amava trascorrere con la famiglia i giorni di festa in riva al mare e a questo scopo due anni prima aveva acquistato un terreno proprio a fianco della villa E-1027. Quando l’Etoile de mer si trasforma anche in un bar ristorante, Le Corbusier e la moglie Yvonne diventeranno degli habitués. Nel 1950, l’architetto che non ha mai abbandonato la sua vena di pittore, dipinge un quadro in cui ritrae Thomas e André (un pescatore di ricci di mare) che verrà affisso sulla facciata del locale. “À l’Etoile de mer règne l’amitié” è il titolo dell’opera, simbolo di quell’amicizia con Rebutato che permetterà a Le Corbusier, nel 1952, di far installare il suo Cabanon (un prefabbricato fatto costruire in Corsica su suo progetto alla falegnameria di Charles Barberis) proprio a fianco del ristorante. Qualche tempo dopo Le Corbusier acquisterà da Rebutato il terreno su cui poggia il Cabanon, in cambio della progettazione di cinque “unités de camping”, degli spartani alloggi per vacanze ispirati alla filosofia del Modulor, che daranno ospitalità ai turisti per molti anni e che oggi sono inclusi nella visita guidata.
Manifesto dell’architettura moderna, il Cabanon permette a Le Corbusier durante i suoi soggiorni a Roquebrune Cap Martin di vivere in simbiosi con la natura. Negli esigui spazi (3,66 x 3,66 metri e 2,26 metri in altezza), tutto è pensato in modo estremamente razionale: una finestra del minuscolo studio affaccia verso il mare, l’altra verso l’imponente albero di carrubo, che sembra fare tutt’uno con il modulo abitativo.
Le Corbusier e Yvonne sono sepolti nel cimitero del villaggio di Roquebrune che domina dall’alto la baia. Un piccola e colorata lapide dipinta e vergata con la scrittura dell’architetto costituisce l’epitaffio di un lungo amore per quest’angolo luminoso del Mediterraneo.
Dario Bragaglia
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