Quando gli studi di architettura non sono solo studi di architettura
Producono film, documentari, podcast, curano iniziative dedicate a temi tangenti all'architettura e coinvolgono esperti di altri settori, aprono le sedi professionali al pubblico, svelando “spazi-manifesto”: ecco tre esperienze, tra Roma e Milano, di studi che provano a estendere i confini della disciplina
Bisognerà attendere il prossimo 3 aprile per il debutto nelle sale cinematografiche de Il Posto, la nuova opera scritta e diretta dal regista e fotografo Gianluca Vassallo. Ma già in settimana, contestualmente all’XI edizione del Milano Design Film Festival (ancora una volta affidato alla direzione artistica di Cristiana Perrella), il lungometraggio promosso dall’azienda di architettura e ingegneria Lombardini22 sarà al centro del panel Un “posto” tra architettura e cinema (venerdì 8 marzo ore 17 all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano). La “vicinanza” tra il cinema e l’architettura non è certo un fatto senza precedenti. Anzi, proprio il festival milanese testimonia la maturità ormai raggiunta dalla connessione tra queste due discipline, includendo nella propria selezione omaggi a influenti figure del panorama globale – da The Promise – Architect BV Doshi ad Alvaro Siza Vieira: A Tribute to the Master Architect – e promettenti analisi di edifici simbolo dell’ultimo decennio, come la pellicola In the Mood For Art, focalizzata sull’M+ progettato da Herzog & de Meuron a Hong Kong. Sebbene la genesi de Il Posto costituisca un caso a sé – Lombardini22 ha infatti commissionato a Vassallo un film di fiction con il dichiarato proposito di celebrare i 50 anni di DEGW, società specializzata in ambienti di lavoro e Business Unit –, la sua realizzazione può essere inclusa in un più vasto processo che, anche alle nostre latitudini, riconosce negli studi di architettura una sorta di “attivatori culturali”: soggetti, in altre parole, attivi oltre il perimetro della professione con iniziative destinate a un pubblico eterogeneo. E, come accade nel film di Vassallo, talvolta sono gli stessi spazi per il lavoro a divenire la “quinta d’elezione” dei progetti organizzati, siano essi isolati e puntuali, come le riprese cinematografiche, oppure format strutturati, caratterizzati da una loro ciclicità. Con questo articolo, che riunisce tre esperienze in progress tra Roma e Milano, avviamo una mini-ricognizione sul tema.
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Il Prisma live: a Milano la sede di lavoro come luogo di diffusione della cultura
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Podcast, installazioni, produzioni video: l’esperienza di It’s nel contesto capitolino
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Con un film Lombardini22 indaga le metamorfosi degli spazi per il lavoro
Per la società internazionale di architettura e design Il Prisma, il 2024 si è aperto all’insegna della nuova sede di Via Adige, a Milano. Con una vasta esperienza nel campo degli spazi per il lavoro – non a caso, accanto a Cityscape e Destination, Worksphere è una delle tre business unit dell’azienda – lo studio di cui è managing partner StefanoCarone concepisce oggi i 1100 mq della propria sede lombarda come l’ “espressione fisica” del proprio desiderio di apertura e scambio. “Come possiamo creare valore dal tempo passato insieme? I motivi per cui gli esseri umani si aggregano sono diversi per ogni organizzazione. Nel nostro caso, l’aspirazione che ci accomuna è il desiderio di condividere la conoscenza”, indica Carone. Da poche settimane a riflettere questo atteggiamento è lo spazio ribattezzato Il Prisma Live “pensato per i nostri team e aperto all’esterno. È un luogo di condivisione e diffusione di cultura”, prosegue Carone, indicando che in questa sede “raccogliamo gli spunti che osserviamo nel mondo e li elaboriamo per generare visioni e ispirazioni che arricchiscano la nostra riflessione progettuale”. Una visione che, dal punto di vista spaziale, si traduce in una successione di aree flessibili e riconfigurabili: dal Serendipity Garden, con una selezione di piante tipiche della macchia mediterranea, al multifunzionale LiMaLab, fino alla zona che in questa prima fase di operatività accoglie il ciclo di talk sulle Migrazioni (In)Volontarie (inaugurato lo scorso 22 febbraio).
Tra gli attori impegnati nei processi di rigenerazione in corso a Roma sulla scia del Giubileo2025, fin dalla sua nascita It’s lega la propria storia all’ibridazione tra le discipline, in uno sforzo di espansione dei confini dell’architettura. Tale impostazione ha condotto i tre soci a progettare la sede operativa romana come un hub per la creatività e l’innovazione. Principio ispiratore è la possibilità di far convivere sotto lo stesso tetto start-up e realtà della scena creativa, che potessero all’occorrenza stringere rapporti lavorativi tra loro e insieme contribuissero al rilancio di un’area della precedente vocazione industriale, a ridosso della stazione Tiburtina. Negli anni, il cosiddetto It’s HUB ha così ospitato varie aziende; in più occasioni, è stato inoltre aperto al pubblico: ai visitatori è stato consentito anche l’accesso negli ambienti sotterranei, testimoni di pagine talvolta drammatiche della storia locale, visto l’impiego come rifugi antiaereo. Più di recente, in questa inattesa dimensione underground, si sono susseguite performance artistiche e sperimentazioni. Lanciata nel 2022 e costantemente arricchita con nuovi contributi, la serie podcast LIVEonHUB prodotta dallo studio indaga poi le relazioni tra uomo e ambiente nella nostra epoca: nei due più recenti episodi, prendono la parola l’ingegnere dei trasporti Giovanni Acciaro e il regista Andrea De Sica. Dall’ascolto alle immagini in movimento, con 8Production e María Margarita Segarra Lagunes, It’s firma anche ll fiume che non c’è. Il video indaga “la grande opera incompiuta di Roma”, ovvero il Tevere. Si tratta di un progetto, spiegano dallo studio, dal quale “emerge è una città nella città, uno strato urbano affascinante ed inesplorato, che evoca la storia di Roma, e racconta di un potenziale forse non del tutto percepito, ma vivido e pulsante. Il rapporto tra Roma e il suo elemento d’acqua, porta a riflettere sui nuovi scenari nell’evoluzione della città”.
Lombardini22 veste i panni di committente con il film Il Posto, che combina un traguardo reale – i 50 anni d’attività di DEGW – con la finzione cinematografica. Un “intreccio” in cui non mancano una dimensione architettonica autentica (ovvero la sede di lavoro della società milanese) e attori non professionisti nel ruolo di loro stessi. Ma quali sfide e accortezze tecniche richiede un lavoro di questa natura? “Siamo abituati ad immaginare la produzione come un piano creativo aggiunto”, racconta ad Artribune il regista GianlucaVassallo. “A differenza del cinema tradizionale l’assenza di reparti, l’annullamento delle gerarchie e l’appropriazione del principio di Wines (non importa di chi è l’idea, importa quale sia la migliore) ci permette di costruire attraverso il solo metro della sensibilità, annullando il potere della tecnica e valorizzando “il possibile” che, a differenza del “desiderato”, è irripetibile, vivo, reale. Sarà la scala economica dei miei film, forse, a farmelo pensare, ma credo che la perfezione formale sia il cruccio di chi si muove in assenza di senso”, precisa il regista, che è anche fondatore di WhiteBoxStudio. Ma come arriva uno studio affermato come Lombardini22 a realizzare un film? “Fin da subito abbiamo pensato a un linguaggio che potesse intercettare un pubblico più ampio dei soli addetti ai lavori, per condividere temi che in fondo riguardano tutti: non solo i luoghi che progettiamo, i posti in cui lavoriamo, ma soprattutto le relazioni tra le persone che si generano in quegli spazi dove spendiamo gran parte delle nostre vite”, precisa FrancoGuidi, Ad di Lombardini22. “Il modello progettuale di DEGW si basa su quelle relazioni, che sono anche inaspettate. Per queste ragioni, ancor più di un documentario, ci siamo lasciati convincere dall’idea di un film di finzione”, spiega ancora, confessando “m+ artrna grande curiosità per il risultato e c’è il desiderio che possa innescare qualcosa”. Seppur ambiziosa, l’operazione non è infatti isolata, perché “Il Posto è per noi il primo importante traguardo di un più articolato progetto di ricerca, già avviato, sui mutamenti del mondo del lavoro e dei suoi spazi dedicati: un programma pluriennale che ci vedrà coinvolti con una serie di attività di natura più scientifica”, conclude Guidi.
Il Prisma live: a Milano la sede di lavoro come luogo di diffusione della cultura
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Con un film Lombardini22 indaga le metamorfosi degli spazi per il lavoro
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Valentina Silvestrini
Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…