La storia del grattacielo di New York aggiustato di nascosto perché rischiava di crollare
È stata una laureanda in ingegneria di Princeton alla fine degli anni Settanta ad accorgersi che il Citicorp Center, progettato da William LeMessurier e da poco concluso, aveva un forte fattore di instabilità. Che non venne mai comunicato
Era il 1977 quando fu inaugurato a New York il grandioso Citicorp Center, al tempo conosciuto anche con il suo indirizzo al 601 di Lexington Avenue. Il grattacielo di uffici in piena Midtown, a Manhattan, era stato progettato dagli architetti Hugh Stubbins, dallo studio Emery Roth & Sons e dall’ingegnere strutturale William LeMessurier per ospitare la sede centrale del colosso Citibank, con i suoi 59 piani (su 279 metri di altezza) e 120mila metri quadri di spazi per uffici. Neanche un anno dopo la sua apertura, però, una studentessa vi trovò un difetto strutturale che avrebbe potuto portare al suo crollo.
La storia del Citicorp Center di New York
Oggi noto come Citigroup Center, il grattacielo (che occupava un intero isolato) aveva diverse caratteristiche di design insolite, in primis una base rialzata, supportata da quattro palafitte sfalsate, e dei rinforzi diagonali che assorbivano i carichi del forte vento che sferza con regolarità la città atlantica. Queste qualità gli conferivano di certo una quale originalità, ma purtroppo anche una sottile instabilità. A rendersene conto fu una studentessa di ingegneria di Princeton, Diane Hartley, che studiando l’integrità strutturale dell’edificio per la propria tesi di laurea la trovò carente, e riportò i propri dubbi all’azienda costruttrice (che li smentì) e nella pubblicazione. Quando il problema arrivò alle orecchie di LeMessurier attraverso un altro studente (Lee DeCarolis, a lungo rimasto ignoto), l’ingegnere fece nuovamente i conti e si rese conto che il palazzo rischiava effettivamente di essere destabilizzato da un vento di almeno 110 km/h, cioè quasi un uragano, e sarebbe davvero potuto crollare sul popolosissimo centro città.
Il restauro del Citicorp Center di New York
Si decise così di effettuare una urgente serie di lavori di rinforzo saldando piastre di acciaio sulle giunzioni bullonate. Per non causare panico – né distruggere la reputazione di LeMessurier, che in questi mesi si dice avesse pensieri suicidi per la preoccupazione – non vennero allertati i residenti dell’area, gli impiegati e la stampa, ma solo la leadership dell’azienda, il sindaco Ed Koch, il commissario ad interim per l’edilizia Irving Minkin e il capo del sindacato dei saldatori. Le operazioni sono iniziate, di nascosto e solo la notte, nell’agosto 1978, tenendo gli uffici regolarmente aperti durante il giorno e senza divulgare i piani di emergenza in caso di crollo (un rischio che si palesò poco dopo con l’uragano Ella, che deviò tuttavia il proprio corso prima di colpire la città). La crisi fu tenuta segreta fino al 1995, quando l’operazione venne resa nota in un lungo articolo sul New Yorker. Cosa che spaccò l’opinione pubblica: secondo l’American Institute of Architecture Trust, le azioni di LeMessurier erano state viste da molti come “quasi eroiche, e molte scuole di ingegneria ed educatori di etica ora usano la storia di LeMessurier come esempio di come agire eticamente”, mentre altri, tra cui l’architetto Eugene Kremer, hanno fatto notare come l’ingegnere strutturale avesse mancato di fare una corretta supervisione e non avesse comunicato il problema ai residenti del quartiere per quasi vent’anni.
Giulia Giaume
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati