Antonia Jannone, la gallerista che ha fatto diventare artisti i grandi architetti 

In questa intervista, Antonia Jannone condivide con Artribune la sua storia e l’appassionato percorso che l’ha portata a diventare una figura di riferimento nel panorama italiano dell’arte e dell’architettura

Dal 1977, Antonia Jannone guida il suo spazio espositivo a Milano distinguendosi come una delle prime galleriste in Italia a concentrarsi su un altro modo di intendere l’architettura: ha infatti contribuito a riconsiderare le intime riflessioni che la precedono come forma d’arte indipendente. In oltre quarant’anni ha esposto le opere dei più importanti architetti del panorama contemporaneo, come Aldo Rossi, Ettore Sottsass, Leon Krier, Carlo Aymonino, Massimo Scolari, Michael Graves, James Stirling e molti altri. A qualche giorno dall’apertura della mostra La nascita della città moderna: da Antonio Sant’Elia a Ludovico Quaroni. Selezione dalla Collezione di Fondazione Cirulli, ospitata dagli spazi della sua galleria dal 12 al 21 aprile 2024 parallelamente alla fiera miart e al Fuorisalone, la gallerista si racconta in questa intervista. 

Intervista ad Antonia Jannone 

Cosa l’ha motivata ad intraprendere questa carriera e qual è stata l’origine del suo coinvolgimento nell’ambito artistico?
Tutto è iniziato dalla mia incessante curiosità. Rimango costantemente sorpresa dalla straordinaria capacità dell’essere umano di costruire. Da sempre osservo con meraviglia strutture come tunnel, ponti e acquedotti: credo che provenga da qui la mia passione per l’arte.  

In quale modo il contesto in cui è nata ha influenzato le sue esperienze?  
Sono originaria del sud, nata a Napoli e cresciuta a Salerno. Il profondo amore per Napoli e le esperienze culturali legate a questa terra hanno definito la mia identità. Ho avuto il privilegio di assistere a rappresentazioni di Eduardo De Filippo e persino di conoscerlo personalmente. Quando torno a Napoli, è sempre come se ci tornassi per la prima volta.  

Ha studiato arte durante il suo percorso di formazione? 
No, la mia formazione non aveva nulla a che fare con l’arte. Inizialmente ho studiato al liceo magistrale. Ho fatto questo percorso di studi perché una professoressa di lettere ha convinto mia madre che, essendo io poco brava nel latino, non ero adatta a frequentare un liceo classico, che prevedeva anche lo studio del greco. Ma la mia curiosità mi ha portato a scoprire un mondo diverso attraverso “Il Catalogo”, una libreria-galleria di Salerno frequentata da figure influenti. Anche Lia Rumma frequentava quel posto: viveva a Salerno in quegli anni, suo padre era il preside della mia scuola.  

Verso la nascita Antonia Jannone Disegni di Architettura a Milano 

Cosa l’ha spinta a lasciare Salerno e quale è stata la sua prima destinazione?  
Dopo gli studi, ho deciso di trasferirmi in Inghilterra nel tentativo di approfondire la conoscenza dell’inglese e di allontanarmi da Salerno, una città affascinante ma con poche opportunità.  

Perché successivamente ha deciso di stabilirsi a Milano? 
Per inseguire il mio primo amore, ma era un uomo molto corteggiato. Poi, una parente mi ha introdotto alla galleria L’Ariete di Beatrice Monti dove ho conosciuto artisti come Andrea Cascella, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Fausto Melotti

Quanti anni aveva? 
Sono arrivata a Milano nel 1968. Sono del 1935: avevo 33 anni. Ora mi avvicino ai 90 anni, ne compirò 89 a giugno.  

Come ha conosciuto il giornalista Guido Vergani?  
Ci siamo conosciuti a casa di amici; scriveva prima per il Tempo Illustrato, poi per La Repubblica per molti anni e infine per il Corriere della Sera. Era una persona di una simpatia unica, contagiosa: un gran senso dell’umorismo ed elegantissimo. Suo padre Orio era tra i fondatori del Premio Bagutta, di cui diventò vicepresidente dal 1976. Quell’epoca era straordinaria: l’amore per la vita e l’ironia permeavano tutto. 

Come sono nate le prime intuizioni che l’hanno portata a sviluppare i suoi progetti nel campo della grafica?  
Avendo stabilito contatti con artisti particolarmente interessanti, negli anni Settanta, ho avviato la produzione di edizioni grafiche, proponendole come strenne aziendali. In quel periodo alcune banche, in determinati momenti dell’anno, offrivano opere d’arte ai clienti più affezionati: stampe o dipinti di artisti locali. 

Quali incontri sono stati determinanti per la sua carriera?  
Ho instaurato le mie relazioni con le persone principalmente per curiosità. Ricordo di aver conosciuto per caso la sorella di Carlo Ripa Di Meana, che era in vacanza a Positano, la quale mi aveva incoraggiato a incontrare suo fratello che viveva a Milano. Attraverso Carlo, compagno in quegli anni di Gae Aulenti, ho avuto l’occasione di conoscere Vittorio Gregotti, che era legato a molti architetti e artisti. Così ho incontrato Massimo Scolari e Arduino Cantafora, entrambi amici e collaboratori di Aldo Rossi. 

Come è nata l’idea di aprire uno spazio espositivo? 
Con Massimo Scolari ho iniziato a frequentare gli architetti e i loro studi. Nel 1977 ho organizzato la prima mostra collettiva in via Lanzone, ospitata in uno studio di amiche architetto. Sempre lì, nel 1978, ho inaugurato la prima mostra di Ettore Sottsass Jr., Disegni di passaggio. Dato il successo, ho cercato uno spazio tutto mio e così nel 1979 mi sono trasferita in via del Carmine 5, nel cuore di Brera, dove ho continuato ad esporre. Qui ho inaugurato, nello stesso anno, la prima mostra di Aldo Rossi. Ho così consolidato il mio impegno in quella direzione, esponendo anche architetti internazionali come Raimund Abraham, Leon Krier, Michael Graves, James Stirling, Stefan Wewerka. 

Presente e futuro secondo Antonia Jannone 

Come si rapporta al mondo dei social network? 
Io amo la vita e nutro una predilezione per le persone che traggono gioia da essa, lontani dall’ambizione superficiale o dalla ricerca di notorietà. Non mi interessa chi persegue scopi meno autentici. Per me è più attraente il piacere di vivere e di dedicarsi alle proprie passioni, e non l’ossessione per l’immagine, la ricerca della fama o l’attenzione mediatica. Non mi piace l’idea di essere fotografata a tutti i costi; faccio quello che mi piace, e cerco di farlo bene. Quello che faccio è dettato dalla mia passione e dal desiderio di condividerla con gli altri.  

Qual è la chiave vincente per ottenere i risultati sperati?  
Bisogna essere attenti. Devo premettere che io ho avuto la fortuna di vivere in un’epoca culturalmente molto interessante e in una città con me molto generosa. In quegli anni non c’era ancora internet o la televisione come la conosciamo oggi, vivevamo un’atmosfera diversa. Adesso è più difficile essere attenti, e osservando la contemporaneità, dove chiunque può comunicare, mi rendo conto che spesso si tratta più di apparenza che di autenticità.  

Mantiene ancora attivo il lavoro che aveva iniziato nell’ambito della grafica? 
Si, parallelamente alle mostre, continuo il mio lavoro con la grafica e ho un nuovo piccolo progetto per l’immediato futuro.  

Attualmente si occupa da sola del lavoro in galleria? 
Continuo l’attività in galleria con mia figlia, Viola Vergani, che ho avuto con Guido. Ha maturato esperienze amministrative e gestionali nel cinema e nella televisione per più di vent’anni tra Roma e Milano. Oggi, lavora al mio fianco. 

Se avesse l’opportunità di tornare indietro nel tempo, quale momento vorrebbe rivivere? 
Se fosse possibile mi piacerebbe molto rivivere gli Anni 70 e 80 con la stessa atmosfera e gli stessi protagonisti. 

Quali consigli darebbe ai giovani?  
Consiglierei di essere attenti e curiosi. 

E ai giovani artisti?  
Anche. Di osservare, perseverare ed esprimersi usando tutti i mezzi a disposizione  

Come può un artista entrare in contatto con lei?  
Venendo da me, mostrandomi il lavoro e parlando delle proprie idee. 

Donatella Giordano 

https://www.antoniajannone.it/

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Donatella Giordano

Donatella Giordano

Nata in Sicilia, vive a Roma dal 2001. Ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove nel 2006 ha conseguito il diploma di laurea con una tesi che approfondiva la nascita dei primi happening e delle azioni performative…

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