Muore a 70 anni Italo Rota, architetto e designer autore del Museo del Novecento di Milano
Ripercorriamo vita e opera del poliedrico e visionario progettista italiano. Dagli esordi parigini, al fianco di Gae Aulenti nell’avventura del Museo d’Orsay, fino alla recente e prolifica collaborazione con Carlo Ratti, tutta la sua carriera è stata caratterizzata dall’attitudine alla ricerca interdisciplinare
“Il metaverso non inciderà sull’evoluzione dell’architettura, anzi. L’architettura è in cerca di forma, di materiali, di risposte all’emergenza climatica, alla viabilità. Siamo nella fase scientifica dell’architettura, dobbiamo dimostrare che funzioni, non simulare”. Con questa inequivocabile affermazione, nel marzo 2023, Italo Rota prendeva parte alla ricognizione sull’architettura ludica coordinata da Mario Gerosa sulle nostre colonne. A poco più di un anno di distanza da quella conversazione, arriva il 6 aprile 2024 la notizia della scomparsa dell’architetto e designer: fondatore dello Studio Italo Rota Building, era nato a Milano nell’ottobre 1953. Formatosi nel Politecnico della sua città, dove si era laureato all’inizio degli anni Ottanta, muove i primi passi nella professione proprio nel contesto del capoluogo lombardo in parallelo agli studi universitari. Tra i suoi maestri figurano Franco Albini e Vittorio Gregotti; negli stessi anni collabora con la rivista Lotus, diretta da Pierlugi Nicolin. È tuttavia alla città di Parigi che Rota lega la propria ascesa, con una serie di esperienze progettuali di indiscusso rilievo.
Italo Rota: dal Museo d’Orsay ai progetti in Italia
Proprio nella capitale francese, infatti, collabora con un altro nome di punta della scena architettonica milanese del secondo Novecento: Gae Aulenti. A lei viene affidata la rinascita (destinata a passare alla storia) della stazione ferroviaria che dal 1986 accoglie in forma permanente alcuni tra i massimi capolavori della corrente impressionista. L’avventura del Museo d’Orsay costituisce il punto d’avvio del percorso oltralpe di Rota, seguito dalla ristrutturazione del Musée National d’Art Moderne all’interno del Centre Pompidou (ancora con Gae Aulenti), dalla realizzazione delle nuove sale della scuola francese alla Cour Carré del Louvre, dalla progettazione dell’illuminazione della cattedrale Notre Dame, tra le altre opere. Risale quindi alla metà degli anni Novanta il rientro in patria, segnato dall’apertura dello studio che porta il suo nome e dall’avvio di una stagione di interventi in cui inizia a emergere tutta la sua versatilità. Rota progetta per aziende di riferimento del made in Italy – da Artemide, per la quale disegna la lampada Calenda, a Driade, che produce la sua poltrona monoblocco Modesty Veiled –, mettendo a segno una lunga serie di interventi nello spazio pubblico (a Rouen, Brescia, Verona e Palermo, con il Foro Italico), nel segmento retail e moda (in particolare per la Maison Cavalli), senza dimenticare gli edifici pubblici (come la Mediateca Sandro Penna a Perugia, in zona San Sisto) e quelli destinati al culto (come il tempio induista di Bombay e la Chiesa di Santa Margherita Maria de Alacoque, a Roma). Opera, in più occasioni, nel campo dell’allestimento, nella progettazione di sedi espositive e di mostre temporanee. In questo ultimo settore si è misurato sia con la dimensione museale – come nei casi celebri del Museo del Novecento a Milano e dei Musei Civici di Reggio Emilia – che con lo specifico contesto delle esposizioni internazionali, occupandosi del Padiglione Kuwait a EXPO 2015 Milano e, in cordata con CRA – Carlo Ratti Associati, del Padiglione Italia a EXPO 2020 Dubai. Direttore scientifico della NABA – Nuova accademia di Belle Arti di Milano, Rota ha insegnato all’École d’Architecture UP8 Paris-Belleville, alla Facoltà di Architettura di Ferrara, presso IED Milano e ha collaborato anche con vari atenei in Italia e all’estero.
L’intensa e prolifica collaborazione tra Italo Rota e Carlo Ratti
“Sarà un padiglione atmosferico, leggero, permeabile. Proprio per questo, una delle innovazioni tecnologiche sarà legata al trattamento dell’aria e alla capacità di rispondere alle condizioni esterne. Quasi come se fossimo a bordo di un’imbarcazione”, raccontavano ad Artribune Ratti e Rota all’indomani della scelta del loro progetto in rappresentanza dell’Italia alla prima esposizione universale organizzata negli Emirati Arabi Uniti. Proprio con quell’esperienza ha preso il via una nuova fase della carriera di Italo Rota, che insieme a CRA nell’ultimo quinquennio ha sviluppato progetti in Italia e all’estero, anche in ambito culturale. Si va dal restauro dell’ex Ospedale S. Agostino di Modena, ovvero il futuro polo interdisciplinare denominato AGO Modena Fabbriche Culturali, al Master Plan per l’EXPO 2030 Roma (elaborato con l’urbanista Richard Burdett e con le società ARUP, LAND e Systematica, nell’area di Tor Vergata), passando per il recentissimo Padiglione Francia per Expo 2025 Osaka, per la riqualificazione storica e la rifunzionalizzazione del complesso Cascina Ri-Nascita, a Milano, e per l’allestimento al Museo Poldi Pezzoli della mostra Il polittico agostiniano riunito, inaugurata pochi giorni fa. Risale, infine, al dicembre 2023 l’uscita dell’ultimo libro di Italo Rota, intitolato Solo diventare natura ci salverà: formato da due volumi, prende in esami i temi che hanno attraversato l’intera carriera del visionario progettista (a partire dalla dicotomia natura-artificio); riunisce i suoi progetti più significativi e include le conversazioni con Fulvio Irace, Carlo Antonelli e Carlo Ratti.
Muore Italo Rota. I messaggi di cordoglio
“L’architettura è la risposta, ma qual è la domanda? Beh, Italo è stato un grande innovatore – uno di quei rari designer in grado non solo di dare nuove risposte, ma di porsi nuove domande”, ricorda proprio Carlo Ratti via social, nel suo commosso saluto al collega. “Siamo diventati amici lavorando insieme a Expo Milano 2015. Ma è stato dopo un’altra esperienza Expo – quella di Dubai 2020 – che abbiamo avviato una collaborazione su larga scala. Abbiamo realizzato insieme tutti i progetti degli ultimi 5 anni“, prosegue. “Con Italo Rota perdiamo oggi un protagonista assoluto dell’architettura e della cultura italiana”, scrive sui propri profili social Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano. “Ci mancheranno le sue idee potenti e appena sussurrate, le sue visioni controcorrente, le sue composizioni ricchissime e sempre intelligenti. Un pezzo della nostra storia, della storia della nostra generazione, della storia di Triennale e della creatività italiana nel mondo se ne va“. Per il sindaco Beppe Sala, la scomparsa di Italo Rota “ci priva di uno dei massimi architetti mondiali, uno degli spiriti più liberi e geniali di Milano. Quando nessuno credeva in Expo, mi è stato vicino con le sue idee ed energia. La sua opera continuerà ad accrescere il fascino di Milano nel mondo“. Non manca, inoltre, il cordoglio del Presidente, del Direttore generale, del Consiglio di amministrazione, del Direttore artistico del settore Architettura e de La Biennale di Venezia tutta “per la perdita di un visionario progettista e designer italiano“, come indica la nota ufficiale dell’istituzione lagunare, specificando che “Italo Rota collaborava da tempo con Carlo Ratti, direttore artistico del settore Architettura della Biennale, su idee innovative attente alla sostenibilità e alla economia circolare. Rota aveva un’idea ben precisa: la felicità dell’architettura“. Il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano afferma come “con la scomparsa di Italo Rota perdiamo un maestro dell’architettura e del design italiano. Dalle scenografie teatrali alle realizzazioni di musei e spazi pubblici come il Museo del Novecento, Rota ha saputo coniugare bellezza e funzionalità, dando vita a opere innovative e di grande impatto emotivo, con una attenzione particolare alla valorizzazione del patrimonio culturale e alla creazione di spazi di incontro e di dialogo”.
Valentina Silvestrini
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati