L’architettura politica dello studio Social Design Collaborative
Un’idea di architettura come pratica politica, che trova il suo campo di azione negli insediamenti spontanei della regione di Delhi. L’esperienza di Social Design Collaborative
L’eroina dimenticata di Chandigarh Urmila Eulie Chawdhury, la pioniera della terra cruda Revathi Kamath, le promesseRamalakshmi Ramachandran e Surabhi Shingarey. Sono solo alcune delle ottanta progettiste indiane protagoniste della mostra Samatva: Shaping the Built, celebrazione dell’impegno femminile nel dare forma all’ambiente costruito del Paese nell’ultimo secolo. Allestita nelle sale del Forte di Delhi, l’esposizione è curata dall’architetta locale Swati Janu, che dell’inclusione e dell’uguaglianza sociale ha fatto gli obiettivi del suo studio Social Design Collaborative. “Crediamo fermamente che il design abbia il potenziale per affrontare e risolvere molte delle sfide della nostra società”, dichiara l’architetta,“ma non può farlo solo attraverso il progetto […] Il nostro lavoro non si limita all’esecuzione di un brief, ma interagisce criticamente con il sito di progetto, riconoscendolo come un’entità geografica modellata da fattori sociali, economici, politici, temporali e storici”.
L’architettura come pratica politica
Un’idea di architettura come pratica politica, che trova il suo campo di azione negli insediamenti spontanei della regione di Delhi. In risposta agli sfratti forzati lungo il fiume Yamuna, Social Design Collaborative ha reclamato il diritto allo studio delle comunità agricole locali, progettando e realizzando insieme a queste una scuola che può essere smontata (e rimontata); mentre a Bela Gaon ha guidato la costruzione di uno spazio flessibile, asilo al mattino, scuola nel pomeriggio e centro comunitario la sera. Servizi spesso mancanti o inadeguati, come dimostrano gli altri 10 anganwadi (centri rurali di assistenza all’infanzia) su cui lo studio è al lavoro dal 2023: con la loro struttura modulare e la varietà di soluzioni che offrono, potranno in futuro assurgere a prototipi da replicare in altre località del Paese.
Che cosa è il Social Design Collaborative
Alle azioni progettuali partecipate, Social Design Collaborative affianca l’elaborazione di strumenti open source. Tra questi, un gioco da tavolo che permette alle fasce di popolazione della capitale solitamente escluse dai processi di pianificazione di navigare e prendere consapevolezza dei tecnicismi e delle zone grigie del nuovo Master Plan; un archivio che documenta le periodiche politiche di sfratti e ricollocamenti attuate dall’amministrazione cittadina e ne denuncia le conseguenze; una mappa che valorizza gli oltre 500 mercati informali di Delhi; un manuale per avviare e gestire anganwadi.
In qualità di “facilitatrice che dimostra che l’architetto ha un posto accanto agli avvocati per i diritti umani, agli attivisti e ai leader della comunità” Janu è stata insignita del Moira Gemmill Prize for Emerging Architecture. Se la strada verso la parità di genere che la comunità architettonica indiana (e non solo) sta percorrendo è ancora lunga, il contributo di Social Design Collaborative sta accorciando le distanze.
Marta Atzeni
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