A Londra il padiglione della Serpentine per l’estate è un arcipelago con cinque isole
A Londra primo weekend di apertura per il ventitreesimo Serpentine Pavilion. Il prestigioso incarico è stato affidato all’ architetto coreano Minsuk Cho, che nel 2014 si aggiudicò il Leone d’oro per la miglior partecipazione nazionale alla Biennale Architettura di Venezia
Si intitola Archipelagic Void il progetto dell’architetto coreano Minsuk Cho per il nuovo Serpentine Pavilion di Londra. Aperto al pubblico fino al 27 ottobre 2024, e come sempre realizzato nei Kensington Gardens, il padiglione ospiterà durante la stagione estiva la consueta programmazione culturale dell’istituzione londinese. Il Serpentine Pavilion è una tradizione ultraventennale, divenuta nel corso del tempo un appuntamento di indiscusso rilievo nel mondo dell’arte e dell’architettura. Inaugurato nel 2000, con il progetto di Zaha Hadid, il padiglione è stato affidato ad alcuni dei più grandi architetti e artisti del nostro tempo, invitati a esprimere la loro poetica attraverso un progetto-manifesto, effimero e aperto al pubblico in occasione del ricco palinsesto di eventi estivi. Tra gli altri, hanno “solcato” i Kensington Gardens i vincitori del Pritzker Architecture Prize Peter Zumthor, Diébédo Francis Kéré, Kazuyo Sejima e Ryūe Nishizawa, Jean Nouvel, Herzog & de Meuron, Frank Gehry, Rem Koolhaas, Álvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura, Oscar Niemeyer, Zaha Hadid, Toyo Ito, oltre ad artisti quali Olafur Eliasson e Ai Weiwei.
Apre a Londra il Serpentine Pavilion disegnato dall’architetto Minsuk Cho
Il titolo evocativo assegnato al padiglione 2024 intende richiamare direttamente il concept alla base del progetto: una coabitazione di differenti scenari che orbitano attorno a un vuoto centrale, sviluppato appositamente per essere il centro nevralgico della struttura. Uno spazio del potenziale, della relazione e di riflessione comunitaria. “Per realizzare il padiglione, abbiamo iniziato a chiederci cosa si potesse scoprire e aggiungere al sito della Serpentine, che ha già ospitato oltre venti iterazioni storiche al centro del prato, da parte di una serie di grandi architetti e artisti. Per affrontare questo nuovo capitolo in modo diverso, invece di considerarlo una carta bianca, abbiamo accettato la sfida di considerare i molti elementi periferici esistenti, esplorando il centro come un vuoto”, afferma Minsuk Cho, progettista della sua “concept machine”, ovvero scatola magica nella quale al pubblico viene lasciata la possibilità della più libera interazione. “Invertendo il centro come vuoto, spostiamo la nostra attenzione architettonica dal centro costruito nel passato, facilitando nuove possibilità e narrazioni”, aggiunte il progettista.
Il progetto del Serpentine Pavilion 2024: cinque isole, cinque funzioni
Il vuoto centrale nasce dalle ispirazioni personali del progettista, richiamando il mandang, ovvero la tipologia tradizionale delle case a corte coreane. Allo spazio centrale si accompagnano cinque “isole”, di diversa forma e dimensione, che si affacciano in modo centrifugo e indipendente verso il parco, articolando le componenti di un programma funzionale sfaccettato e composito. La prima è la galleria, che accoglie il visitatore immergendolo in un’installazione sonora del compositore Jang Young-Gyu, sviluppata sui suoni naturali e artificiali che animano i Kensington Gardens. Successivamente si incontra l’auditorium, configurato come uno spazio di raccoglimento e aggregazione, contrapposto a sua volta alla Biblioteca dei libri non letti, un luogo di raccoglimento e intimità in cui tuffarsi in una libreria partecipata. A costruirla sarà infatti il gesto collettivo del pubblico, che ha modo di lasciare qui i propri libri ancora in attesa di un lettore. Agli spazi citati si aggiunge la Tea House, nell’ala est, uno spazio intessuto nell’originaria funzione del Serpentine South Pavilion del 1934 e la Play Tower, sgargiante estremità piramidale rivestita di rete e aperta a un’esperienza ludica. Il padiglione si propone come oggetto transitorio, esposto al contesto ma anche introverso e autonomo, sviluppato attraverso un sistema strutturale semplice, frutto di un’aderenza forte alla tradizione coreana: ogni spazio vede infatti due pareti poggiate su plinti, cui vengono assegnate diverse funzionalità.
Le memorie coreane nel Serpentine Pavilion di Minsuk Cho
Con la sua particolare conformazione, Archipelagic Void esalta la potenzialità di un palcoscenico vuoto, aperto tanto all’espressione collettiva quanto alla stasi e all’introversione, in armonia con il paesaggio circostante. “Lo scopo dell’architettura è sempre stato quello di mostrare, di rivendicare lo spazio, e il monumento ne è la prova. Forse nel nostro mondo di oggi, il nostro ‘mondo-arcipelago’ di relazioni e rizomi, la base e il ruolo dell’architettura non saranno più quelli di mostrare il monumento, ma di mostrare l’invisibile. L’estetica dell’invisibile ci riporta all’estetica del vuoto e dell’infinito, che non deve produrre angoscia, ma speranza. Questa potrebbe essere la nuova ambizione dell’architettura”, afferma il curatore Hans Ulrich Obrist nel volume The Archipelago Conversations, testo di ispirazione per l’architetto coreano Minsuk Cho.
La storia dell’architetto coreano Minsuk Cho
Laureatosi alla Columbia University, Minsuk Cho (Seoul, 1966) trascorre i primi anni della carriera tra New York e Rotterdam, dove lavora per OMA. Risale al 2003 l’apertura dello studio Mass Studies, con sede nella capitale coreana, con cui sviluppa progetti su diversa scala distinguendosi per l’impegno nella ricerca socio-culturale. Tra i progetti all’attivo si segnalano il padiglione coreano all’Expo di Shanghai nel 2010 e il più recente restauro e l’ampliamento dell’ambasciata francese a Seoul. Nel 2014, Minsuk Cho è stato co-curatore di Crow’s eye view, il padiglione coreano alla 14. Biennale di Venezia (in quell’edizione diretta da Rem Koolhaas): con quel progetto si è aggiudicato il Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale. Come per tutti i precedenti progettisti del Serpentine Pavilion, anche per Minsuk Cho il padiglione rappresenta la prima opera completata nel Regno Unito.
Sophie Marie Piccoli
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