Il Centre Pompidou di Parigi chiude. Mega cantiere al Beaubourg dal 2025 al 2030: ecco come sarà
Ci vorranno cinque anni per completare l’operazione di riqualificazione e rinnovamento dell’edificio firmato da Renzo Piano e Richard Rogers nel 1977. Un cantiere ambizioso affidato allo studio di architettura franco-giapponese e finanziato con 262 milioni di euro dal governo francese. Il progetto
Non sono certo state rassicuranti le notizie che, negli ultimi mesi, hanno scandagliato il presente e adombrato il prossimo futuro del Centre Pompidou. Nonostante le entrate regolari e la capacità di diversificare le proprie risorse, infatti, il museo parigino è stato recentemente preallertato dalla Corte dei Conti francese con un “messaggio di estrema vigilanza” circa lo stato delle risorse finanziarie che dovrebbero alimentare i suoi progetti di sviluppo e investimento. Un monito da contestualizzare nell’’orizzonte dell’ambizioso cantiere di ristrutturazione che dalla fine del 2025 costringerà il Centre Pompidou a chiudere battenti, tra le proteste e le preoccupazioni dei dipendenti del museo, in perenne agitazione sindacale in attesa di conoscere l’effettivo cronoprogramma dei lavori.
L’operazione di rinnovamento del Centre Pompidou di Parigi
Con un costo di oltre 260 milioni di euro, l’operazione di ammodernamento dell’iconico edificio progettato da Renzo Piano e Richard Rogers – inaugurato nel 1977 e mai ristrutturato prima d’ora – si protrarrà infatti per ben cinque anni, nonostante l’iniziale auspicio di concludere entro il 2027, per celebrare il cinquantesimo anniversario del museo, che invece resterà chiuso al pubblico fino al 2030.
Lo scorso 21 giugno, intanto, è stato nominato lo studio vincitore del concorso per la ristrutturazione: su una rosa di 6 team finalisti – da una scrematura di oltre 80 candidature – ad avere la meglio è stato Moreau Kusunoki, al momento impegnato con un altro attesissimo intervento in ambito culturale, per la realizzazione della Powerhouse Parramatta che inaugurerà nel 2025 alle porte di Sydney.
Lo studio franco-giapponese che unisce Nicolas Moreau e Hiroko Kusunoki lavorerà sulla sicurezza (eliminando, innanzitutto, l’amianto dalle vecchie superfici), la sostenibilità e l’accessibilità della struttura, adeguandola agli standard moderni. Ma oltre al lato tecnico dell’intervento, avrà modo di confrontarsi con la rifunzionalizzazione degli spazi, in collaborazione con lo studio di design Frida Escobedo.
Il progetto di Moreau Kusunoki per il Centre Pompidou
“Aspiriamo a un’architettura al passo con i tempi, che rispetti i valori e i concetti innovativi e ambiziosi della visione originaria: l’utopia sociale di un centro culturale in perfetta continuità con la città, un organismo ibrido in continua evoluzione”, spiega Kusunoki. E la benedizione arriva dallo stesso Renzo Piano: “Credo che i vincitori del concorso abbiano ben compreso lo spirito del Centre Pompidou. Il loro progetto è rispettoso dell’architettura di questo edificio e allo stesso tempo capace di rinnovarlo per il futuro, pur mantenendone l’integrità”.
Il progetto, dunque, non interverrà sui volumi esterni, né si prevede la realizzazione di spazi aggiuntivi. Le quattro linee guida del masterplan si riassumono in: rispetto dell’esistente, per preservare le relazioni instaurate tra l’edificio e il suo pubblico; riqualificazione e attivazione degli spazi, puntando sulla varietà e la versatilità dei layout perché l’edificio torni a essere piattaforma creativa; trasparenza e fluidificazione dei percorsi, per favorire la fruizione di un pubblico trasversale invitandolo a trattenersi al museo; “porosità” materiale e visiva, aprendo ulteriormente gli spazi con trasparenze e prospettive sulla città.
Come cambia il Centre Pompidou
Nello specifico, l’intervento accentuerà la fruibilità della piazza antistante al museo, con sedute e rampe; si interverrà, inoltre, sull’Atelier Brancusi, rinnovato per ospitare il centro di ricerca del Centre Pompidou, con accesso diretto da rue San Martin, e in collegamento diretto con la piazza. All’interno dell’edificio principale sarà ripensato lo spazio del Forum, punto di accoglienza dei visitatori, che gli architetti struttureranno su tre livelli, in collegamento con il Mezzanino e l’Agora, per amplificare la dimensione teatrale e conviviale. L’Agora, a sua volta, sarà ampliata e allestita per un utilizzo modulare degli spazi.
Il progetto contempla anche la realizzazione di un Pôle Nouvelle génération, un luogo intergenerazionale dedicato alla pratica artistica, ma anche al relax e al gioco: al suo interno, un ambiente sarà espressamente riservato ai bambini, con tanto di biblioteca.
Da qui, tramite una scalinata, si potrà accedere alla Biblioteca del museo, anch’essa riallestita all’insegna della versatilità degli spazi e di un approccio che sia insieme educativo e di intrattenimento. Una nuova area, ribattezzata Archipel, farà dialogare le collezioni del museo con quelle della biblioteca.
I servizi al pubblico – ristorante, caffetteria e bookshop – saranno raggruppati nell’ala sud del Centro, in diretto collegamento con l’esterno. Altre aree relax e punti ristoro scandiranno il percorso tra i piani. Al livello 7 si aprirà la terrazza panoramica del museo.
Il cronoprogramma dei lavori
Il progetto definitivo con le specifiche tecniche e sui materiali sarà presentato a marzo 2025, quando inizieranno le prime chiusure parziali del museo, ai livelli 2 e 5 (il Museo Nazionale d’Arte Moderna e la Biblioteca). A settembre 2025 sarà diffuso il bando di gara per appaltare i lavori, a dicembre 2025 l’edificio chiuderà completamente al pubblico; ma il cantiere partirà solo ad aprile 2026.
Livia Montagnoli
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