A Cosenza c’è un collettivo di creativi che sta riattivando il centro storico
CosMo - Cosenza Micromondi. Il secondo episodio di rigenerazione dal basso firmato da La Rivoluzione delle Seppie. A raccontarlo sono i protagonisti: Rita Elvira Adamo, architetta e co-fondatrice del collettivo, e Francesco Alimena, consigliere della città
Individuare vuoti urbani, recuperarli e riabitarli. È questa la grande sfida lanciata da La Rivoluzione delle Seppie (LRDS), gruppo transdisciplinare composto da giovani professionisti internazionali e nomadi creativi che si è fatto conoscere, fin dal 2016, con un fortunato progetto a Belmonte Calabro. Sviluppato in collaborazione con la Metropolitan University of London, ha reso un edificio abbandonato del paese in provincia di Cosenza un punto di riferimento per artisti, creativi e designer alla ricerca di uno spazio che si potesse definire “casa”. Seguendo la stessa filosofia, recentemente è stato inaugurato CosMo – Cosenza Micromondi, progetto a sua volta sostenuto e promosso dal programma di Agenda Urbana del Comune di Cosenza: un contenitore digitale che collega tutte le piccole realtà imprenditoriali della parte antica della città con l’obiettivo di supportarle e crearne di nuove. Ecco come.
Intervista a Rita Elvira Adamo, co-fondatrice La Rivoluzione delle Seppie e coordinatrice CosMo
Come nasce l’esperienza di CosMo – Cosenza MicroMondi e in cosa consiste il progetto?
LRDS ha partecipato a un bando del Comune di Cosenza finalizzato alla realizzazione di un hub digitale e culturale per la valorizzazione del centro storico. La sfida è quella di coordinare – ma come Seppie noi preferiamo usare la parola mediare – le nuove aziende che, grazie all’utilizzo di fondi europei, si vanno insediando nel centro storico e promuovere la riattivazione di tre poli culturali: cinema Italia, casa delle culture e labOratorio, un coworking space – spazio ibrido allocato nel complesso della chiesa di San Gaetano e strettamente connesso con il territorio e il contesto locale. Si vuole così ridare vita a un’area che per molti anni è stata considerata marginale.
Da dove arriva l’esigenza di mappare il centro storico?
Nasce dall’esperienza sviluppata negli anni scorsi a Belmonte Calabro e, quindi, riportata a Cosenza ovviamente in un tempo molto più rapido e breve. Per sviluppare il progetto in modo organico sul territorio e creare un certo tipo di relazioni, abbiamo intercettato dei “consulenti” (nome tecnico del bando) da remoto per la parte digitale e di comunicazione, con cui abbiamo lavorato sia per lo sviluppo del sito che della grafica ma soprattutto della strategia di comunicazione. E poi degli agenti di animazione locali, che hanno permesso di aprire le porte della realtà sociale della città antica in modo molto più veloce, soprattutto per poter scoprire le specificità all’interno delle “vineddre” (vincoli) di Cosenza vecchia.
E cosa avete scoperto di questo pezzo di città?
È stato proprio grazie alla possibilità di entrare nel centro storico, nonostante il poco tempo ancora trascorso, accompagnati da chi già conosceva ed era conosciuto, che abbiamo scoperto dei “micromondi”. ognuno con una sua identità da far emergere. La mappa ha questo obiettivo: evidenziare quello che già esiste, aiutare a creare una rete locale (ma anche globale) grazie all’esperienza che come Rivoluzione delle Seppie siamo riusciti a creare e portare sul territorio calabrese negli ultimi anni. Così come a BelMondo abbiamo un contenitore fisico, la Casa, che abbiamo costruito stanza per stanza man mano che lo si abitava, speriamo in uno sviluppo simile per Cosmo ma con un contenitore virtuale che si svilupperà mentre cresceranno le relazioni sul territorio.
La Calabria tra cura, rigenerazione e complessità
CosMo – e in generale La Rivoluzione Delle Seppie – nasce dall’unione di un gruppo di giovani di diverse nazionalità che ha investito il proprio know how in Calabria. In che modo è stato percepito questo luogo dai tuoi colleghi e cosa ha spinto te, originaria di questa terra, a ritornare?
Credo che alla base della pratica di CosMo e della Rivoluzione delle Seppie ci sia la cura. La cura delle relazioni e dei luoghi nella loro fragilità e complessità. Luoghi in cui nascono conflitti e anche sofferenza ma in cui, proprio per questo, si riescono a creare opportunità e realizzarle, nonostante le difficoltà di un territorio come la Calabria. Ritornare non è mai stato nei programmi e ancora oggi, se penso al ritornare come ad un verbo di moto a luogo senza invece pensare ad una continua migrazione, non sono sicura di essere completamente tornata in Calabria. Poi penso a tutto il lavoro, il tempo, l’amore ma anche le difficoltà che si dedica al territorio e al progetto. Non solo io, ma le persone che partecipano alle varie progettualità. E allora penso che si torni anche in questo modo.
La comunità locale come ha accolto il lavoro delle Seppie e, oggi, CosMo?
E una domanda che ritorna spesso. A cui spesso mi sento in difficoltà di dover rispondere, anche perché il punto di vista cambia. La comunità locale è un insieme di relazioni, soprattutto nei piccoli centri. I progetti delle Seppie variano sempre in base alle persone che li sviluppano, a quelle che partecipano e alle relazioni e sinergie che si creano. Sono come delle azioni di agopuntura sul territorio che è difficile generalizzare.
Com’è cambiato il contesto in cui avete operato nel corso di questi anni, attraverso il vostro lavoro?
Come Seppie, come practice, siamo sempre più concentrati verso la Calabria, e i piccoli centri, il Sud. L’esperienza sul campo a Belmonte Calabro ha permesso di aprire la strada a collaborazioni anche in altri Paesi dell’area del Mediterraneo.
Quali altri progetti vorreste attivare?
Ora siamo proiettati a potenziare il nostro impegno su Cosenza e Belmonte, con l’ambizione di farli divenire due progetti prototipali da poter replicare ed esportare come modelli del nostro metodo di lavoro di welfare culturale nelle aree più periferiche.
Il ruolo della politica in CosMo. Parola a Francesco Alimena, Consigliere Comune di Cosenza e delegato Agenda Urbana
CosMo è stato finanziato con i fondi dell’Agenda Urbana di Cosenza. Come sono state ottenute queste risorse?
Agenda Urbana Cosenza Rende 2014/20 è un programma finanziato attraverso i fondi di coesione dell’UE per le regioni europee economiche più arretrate. Tale programma è suddiviso in tre macro aree: Opere pubbliche; Aiuti all’Inclusione Sociale; Aiuti ai Settori Produttivi. Grazie a quest’ultimo, siamo riusciti a finanziare, attraverso avvisi pubblici, 12 imprese nel centro storico di Cosenza nel campo della cultura, dell’arte, della creatività e del turismo. Una di queste è CosMo. Era la prima volta che l’UE e il Dipartimento Programmazione europea della Regione Calabria lanciavano questo programma: era il 2017 e tali finanziamenti erano fermi da allora. A dicembre 2021, data d’insediamento della nostra amministrazione, ne abbiamo ripreso le fila, consapevoli della loro grande importanza. Volevamo dimostrare che anche i comuni del Sud sono in grado di spendere e bene i finanziamenti europei, se vogliono.
Quali sono state le difficoltà che l’amministrazione ha dovuto affrontare?
Sono state principalmente legate ai tempi ormai divenuti molto stretti e difficili da rispettare poiché l’intero programma andava concluso entro dicembre 2023. È stata una corsa contro il tempo, insomma, non solo per i nostri bravissimi tecnici ma anche per le imprese e le associazioni beneficiarie che, però, hanno accettato la sfida con grande coraggio e voglia di mettersi in gioco. L’entusiasmo, la voglia di fare e soprattutto le idee hanno fatto il resto e di questo devo ringraziare tutti coloro che hanno raccolto questa sfida.
Il programma include diversi interventi di rilancio della città. In che modo sono stati scelti i progetti da finanziare e quali sono?
La strategia di Agenda Urbana ha previsto sin dall’inizio una fase di co-progettazione da attuarsi con i portatori di interesse della città: il Comune e gli altri enti, le associazioni di categoria ma anche i comitati di quartiere. Sono stati presentati tanti progetti di notevole interesse. La selezione è dettata da criteri di valutazione multilivello che arrivano fino a quelli della Commissione europea, con i suoi obiettivi per le città sostenibili e le comunità resilienti, e a quelli all’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile. Con questa prima Agenda Urbana abbiamo realizzato 11 opere pubbliche e finanziato 12 imprese e 19 enti del terzo settore con una spesa complessiva di oltre 27 milioni di euro.
A che punto siete con la realizzazione?
Il programma è terminato con successo il 31 dicembre 2023 e oggi cominciamo a vedere dispiegarsi i suoi effetti. E stiamo già cominciando a progettare la nuova Agenda Urbana, quella 2021/27. L’impegno è risultato premiante con un nuovo finanziamento e così siamo entusiasti di trasferire il know-how acquisito nella prossima strategia che, naturalmente, partirà dall’ascolto di tutte e tutti, cittadinanza attiva in primis.
Quali sono le ricadute sul territorio di queste iniziative?
Questi progetti sono già riusciti ad ottenere consensi portando attività che conciliano contemporaneità e tradizione in luoghi considerati fino a poco tempo fa come “marginali”. Oltre a CosMo, siamo riusciti a garantire 13 nuovi alloggi per social housing, ristrutturando due edifici storici, a riqualificare 32 alloggi pubblici già esistenti, a creare 3 nuovi spazi pubblici di partecipazione, efficientare energeticamente le due scuole elementari storiche della nostra città. Sono stati riaperti 3 poli culturali chiusi da decenni in una nuova versione 4.0: la Casa delle Culture, il Cinema Teatro A. Tieri e il LabOratorio di San Gaetano.Abbiamo finanziato 12 imprese nel centro storico di Cosenza e 19 associazioni di welfare in tutta l’area urbana che ad oggi contano, tra gli altri, 3 persone avviate al lavoro a tempo indeterminato, 48 impegnate in un percorso di accrescimento competenze e 12 coinvolte nell’apprendere un mestiere. Niente male, dico io, per un piccolo comune del Mezzogiorno d’Italia dove le opere pubbliche non finiscono mai e dove chi cerca aiuto nel campo della cultura e del sociale ha più difficoltà che altrove.
Carolina Chiatto
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