A Montefiascone c’è la quarta cupola più grande d’Italia che ora compie 350 anni

L’architetto svizzero completò la cupola della Cattedrale di Santa Margherita nel 1674. Quarta per diametro nella classifica delle cupole più grandi d’Italia, è stata anche usata dal cinema come “controfigura” di San Pietro. Ora una mostra la celebra

Nell’appropinquarsi a Montefiascone, la grande cupola della Cattedrale intitolata a Santa Margherita ruba la scena, catturando l’attenzione da chilometri di distanza. Certo per effetto della peculiare topografia della cittadina laziale, distesa sul declivio di un colle che affaccia sul cratere del lago di Bolsena: a 640 metri di altitudine, Montefiascone svetta sul territorio della Tuscia (ne è il Comune più in altitudine), offrendo un panorama che nelle giornate più limpide spazia ben oltre la conca del più grande lago vulcanico d’Europa, fino a permettere di avvistare il Mar Tirreno. Per contro, il profilo della cattedrale – con la cupola che la sovrasta affiancata da due ben più modeste torri campanarie, che quasi cercano di contenerla – è riconoscibile da buona parte della provincia di Viterbo. E non solo per la sua posizione svettante. Il principale merito si deve proprio alle dimensioni imponenti della cupola progettata da Carlo Fontana (1638 – 1714), la quarta più grande in Italia per diametro, pari a 27 metri, considerando gli edifici religiosi, in una classifica che vede sul podio, in ordine crescente, San Pietro, Santa Maria del Fiore a Firenze e il Pantheon. Negli anni Settanta, non a caso, il cinema italiano utilizzò a più riprese la cupola di Montefiascone come “controfigura architettonica” di San Pietro.

Montefiascone. Photo Giancarlo Breccola
Montefiascone. Photo Giancarlo Breccola

Carlo Fontana e la rilettura del Barocco

Un’invenzione architettonica di grande impatto scenografico, riflessione matura sulla stagione del Barocco romano che l’architetto svizzero, trasferitosi giovanissimo a Roma, aveva avuto modo di respirare dapprima accanto a Pietro da Cortona e Carlo Rainaldi, poi diventando collaboratore prezioso di Gian Lorenzo Bernini, che di lui apprezzava la competenza ingegneristica e l’abilità nel disegno. Fontana stesso sarebbe stato continuatore di quella stagione, interpretandone gli esiti alla luce di un eclettismo misurato, ispirato dal nume tutelare di Bernini, Borromini e Berrettini. Grazie a questa visione, a Roma Fontana fu intestatario di molti grandi cantieri architettonici del secondo Seicento, dalla Cappella Ginetti in Sant’Andrea della Valle alla Chiesa di San Marcello al Corso, alla cupola della Cappella Cybo in Santa Maria del Popolo. A lui si devono anche il completamento di Palazzo Montecitorio, dopo la morte del Bernini, e la realizzazione della Biblioteca Casanatense, già nel XVIII secolo (1708). Ma l’architetto esportò l’opulenza delle forme appresa a Roma anche in Spagna, dove nel paese natale di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia del Gesù, realizzò un edificio con basilica centrale, ispirato alla struttura dell’Escorial.

La cupola di Carlo Fontana a Montefiascone
La cupola di Carlo Fontana a Montefiascone

La cupola di Carlo Fontana a Montefiascone

A Montefiascone, Fontana arrivò nel 1670: quell’anno, nel giorno del Venerdì Santo, un incendio divampato nella cattedrale aveva provocato danni ingenti alla struttura, compromettendone soprattutto la copertura. L’edificio originale, completato nell’arco di oltre un secolo, tra il 1483 e l’inizio del Seicento, non era stato dotato di una cupola, pur prevista da progetto iniziale: passato di mano in mano (probabilmente fu coinvolto anche Antonio da Sangallo il Giovane), il progetto si rivelò troppo costoso, e i lavori si fermarono al tamburo, chiuso con un semplice tetto.
Ma l’incendio del ’70 riportò in auge l’idea originale: a Fontana fu chiesto dal cardinale Paluzzo Paluzzi Albertoni Altieri, già vescovo di Montefiascone, di realizzare la cupola mai completata. L’architetto svizzero – che per gli Altieri aveva già lavorato nel palazzo di famiglia a Oriolo Romano – la ridisegnò aggiornandone l’estetica: ricoperta in piombo e coronata da una lanterna, all’esterno la superficie è scandita da costoloni e scanalature, dovute tanto a motivi strutturali che stilistici. Il cantiere si concluse nel 1674, con l’inaugurazione celebrata il 16 dicembre. Solo alla metà dell’Ottocento, Paolo Gazola fu incaricato di riprogettare la facciata della chiesa, e con l’occasione aggiunse le due torri campanarie.
Nel 2024 ricorrono quindi i 350 anni dal completamento della magniloquente cupola di Carlo Fontana, diventata – chissà se l’architetto l’aveva previsto – elemento distintivo dello skyline di Montefiascone e attrazione turistica tra le più note della Tuscia.

La cupola di Carlo Fontana a Montefiascone
La cupola di Carlo Fontana a Montefiascone

“Carlo Fontana – Fra la terra e il cielo”. La mostra

E la cittadina laziale approfitta dell’anniversario per celebrare l’architetto con la mostra Carlo Fontana – Fra la terra e il cielo, visitabile dal 20 giugno al 15 agosto presso i Giardini della Rocca dei Papi. Promossa da Banca del Fucino, l’esposizione, a cura di Lydia Saraca Colonnelli, è anche un’occasione per omaggiare l’antico attraverso l’arte contemporanea. Accanto a testimonianze e documenti dell’opera di Fontana, sono infatti autori come Alfredo Rapetti Mogol, José Angelino e Sergio Gotti a interpretare il simbolismo della cupola attraverso sculture e installazioni, instaurando un dialogo tra passato e presente.
La mostra inaugura in concomitanza con la tre giorni del Festival dell’ecologia integrale promosso dall’Associazione Rocca dei Papi, che dal 20 al 23 giugno porterà a Montefiascone docenti e rettori universitari, filosofi, storici dell’arte, cardinali per discutere di sostenibilità e impegno sociale.

Livia Montagnoli

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