La riqualificazione di Villa Aldobrandini a Roma. Potrebbe arrivare finalmente una caffetteria (e un ascensore)
Rendere la villa cinquecentesca più accessibile: è questo l'obiettivo del progetto di recupero storicoartistico presentato lo scorso dicembre al Comune di Roma. I lavori partiranno a gennaio 2026 con un investimento di oltre 8 milioni di euro
A Roma, in prossimità della Piazza del Quirinale, si erge quel che resta di Villa Aldobrandini, dimora cinquecentesca del cardinale Pietro Aldobrandini donatagli da papa Clemente VIII nel Seicento. Un edificio animato da logge e dotato di un grande parco alberato, ricco di statue e fontane, che venne drasticamente ridotto con l’apertura di via Nazionale nel 1870. Per restituire l’antico splendore a una delle ville più belle della Capitale, è stato approvato il progetto di recupero che vedrà il restauro delle logge e del giardino, nonché la nascita di un punto di ristoro e un ascensore per rendere la dimora accessibile e fruibile a tutti. I lavori partiranno a gennaio 2026.
Il progetto di riqualificazione di Villa Aldobrandini a Roma
“Il progetto di recupero storico, artistico, architettonico e urbanistico è il frutto di un lungo lavoro di ricerca coordinato tra diversi uffici di Roma Capitale”, spiegava l’Assessore alla cultura di Roma, Miguel Gotor, quando è stato presentato il progetto di riqualificazione di Villa Aldobrandini a dicembre 2023. “La reintegrazione della Villa nel tessuto cittadino è il fulcro del piano di riqualificazione, che prevede infatti, oltre al ripristino del verde e la ristrutturazione di spazi interni dei fabbricati, la riapertura di ingressi chiusi da ormai molto tempo, permettendo peraltro l’accesso anche ai disabilie garantendo alla città nuovi spazi culturali e d’incontro”.
Villa Aldobrandini a Roma. L’investimento
A distanza di qualche mese, il 14 maggio 2024 sono partiti gli investimenti da parte di Roma Capitale per il recupero dello storico immobile che ammontano a oltre 8 milioni di euro (suddivisi in due lotti: il primo da 2,7 milioni e il secondo da 5,6 milioni), che comprendono il ripristino del giardino e del suo verde, il restauro del padiglione all’angolo tra via Nazionale e largo Magnanapoli (dove è prevista l’apertura di una caffetteria, che se ben gestita sarà uno spazio davvero molto affascinante in una posizione magica), un ascensore di collegamento con il giardino e il restauro della loggia cinquecentesca.
Villa Aldobrandini a Roma: la storia
Era il 1566 quando monsignor Giulio Vitelli, originario di Città di Castello, acquistò una villa con vigna e orti a Monte Magnanapoli a Roma dai genovesi Luca e Giovanni Battista Grimaldi.
L’immobile cinquecentesco comprendeva un giardino segreto e un parco che si sviluppava fino al palazzo del cardinale Scipione Borghese (diventato poi palazzo Pallavicini Rospigliosi), e Vitelli decise di affidare il restauro e l’abbellimento all’architetto Carlo Lambardi. Questi ne ampliò il portone di ingresso, costruendovi sopra una loggia, ovvero il padiglione su largo Magnanapoli. Nel Seicento Clemente Vitelli (figlio di Giulio) vendette la Villa a papa Clemente VIII che la donò al nipote, il cardinale Pietro Aldobrandini. Giacomo Della Porta, architetto di fiducia del nuovo proprietario, dotò il palazzo di scale e logge, di una facciata continua sul giardino e i viali arricchiti con statue, piante, vasi, fontane e una peschiera (oggi perduta). Ai piani superiori del palazzo, invece, era ospitata una ricchissima collezione di opere d’arte lasciate in eredità al cardinale nel 1598 dalla duchessa di Urbino, Lucrezia d’Este, con cui Aldobrandini aveva trattato la donazione di Ferrara alla Santa Sede.
Villa Aldobrandini a Roma: la storia fino a oggi
Dopo la morte del cardinale, la Villa passò per via ereditaria alle famiglie Pamphilj e Borghese, che spostarono nelle Gallerie dei propri palazzi gran parte della collezione Aldobrandini. Dopo essere stata la sede del governatore francese, Sextius de Miollis, la storica dimora tornò nelle mani degli Aldobrandini che la tennero sino al primo Novecento, per poi essere di proprietà dello Stato italiano. Nel corso degli anni la Villa ha visto l’aggiunta di elementi, come il corpo neocinquecentesco negli anni Trenta a opera dell’architetto Marcello Piacentini, e la scalinata per il nuovo ingresso pubblico su via Mazzarino realizzato su progetto di Cesare Valle nel 1938.
La collezione di Villa Aldobrandini a Roma
La collezione Aldobrandini ospitata nella Villa era formata da alcuni pezzi particolarmente importanti, oggi divisa e ripartita tra Galleria Borghese e Pamphilj. Le opere offrivano un ampio spettro della produzione pittorica italiana cinquecentesca e degli inizi del Seicento, dove spiccavano quadri di Giovanni Bellini, Tiziano, Dosso Dossi e più in generale della scuola veneta e ferrarese, oltre a quella dei Carracci e di Raffaello. Nel padiglione cinquecentesco, invece, era collocata la pittura di epoca romana raffigurante un matrimonio, noto come Nozze Aldobrandine, rinvenuta nel 1601 a Santo Giuliano, nel quartiere Esquilino, e ora conservata ai Musei Vaticani.
Valentina Muzi
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