Il monumentale regesto delle prime architette e designer italiane alla Triennale
Oltre 400 pagine guidano il lettore attraverso le sale delle esposizioni biennali e triennali di Monza e Milano, evidenziando il ruolo delle progettiste in questi eventi dagli Anni Venti agli Anni Quaranta nel XX Secolo
È un arco temporale lungo 17 anni quello preso in esame dal libro Athena. Le presenze femminili delle Biennali-Triennali di Monza-Milano 1923-1940, che mostra opere di architette, scultrici, pittrici, artigiane: con la loro attività testimoniano cosa hanno realizzato le diverse scuole, istituzioni e aziende attive all’epoca nel nostro Paese. Le artefici di tali opere hanno saputo valorizzare i saperi delle donne, nei vari appuntamenti, prima biennali e poi triennali, ospitati nella Villa Reale di Monza e quindi nella sede di Triennale Milano: è proprio in quelle sale che è stato messo in mostra il primo nucleo di quel design che si affermerà con forza dal secondo dopoguerra.
Storie inedite di architette e designer italiane di inizio Novecento
Le autrici – Anty Pansera e Mariateresa Chiricoci – propongono una meticolosa ricerca messa in atto analizzando le pagine dei cataloghi delle esposizioni e di riviste come Emporium e Domus. Il fine è produrre un monumentale regesto di biografie che permette di esplorare e conoscere storie inedite, vicende in grado di restituire la ricchezza di ciò che le donne hanno portato in dono alle nuove generazioni contribuendo nel contempo allo sviluppo dell’Italia. Lo hanno fatto con “determinazione e pragmatismo” precisa Carla Morogallo, dal 2022 direttrice generale di Triennale Milano presentando il volume. Rammentandoci anche che nel 1947 la Triennale di quell’anno fosse “figlia del tempo incerto”, come nota Linda Levi, ma foriero dei futuri successi.
Alle origini delle esposizioni di Triennale Milano
Punto di partenza è il convegno Arti decorative e industriali moderne, che rappresenta “un’esortazione all’evoluzione dell’artigianato come chiave di sviluppo culturale possibile, qualificante e degno di attenzione internazionale. Un invito a spingere l’artigiano in una dimensione nuova, fatta di fiducia verso le proprie capacità e a fargli comprendere le potenzialità e l’importanza sociale del suo lavoro”. Nel 1933, la V Triennale si insedia nel Palazzo dell’Arte opera di Giovanni Muzio, un flessibile “contenitore” per una mostra a quel punto affermata. Gli elementi scultorei sono di Mario Sironi che con Gio Ponti è tra gli organizzatori della polemica in difesa dell’arte e dell’architettura nell’“unità delle arti” che, con il motto pontiano “stile e civiltà”, sviluppa i contenuti della mostra. Ma quali sono le autrici presenti?
Le biografie di decine di progettiste da conoscere
Per Anty Pansera, dopo il volume sulle studentesse del Bauhaus, era indispensabile tornare in Italia per evidenziare queste protagoniste. Ricostruirne le vicende che di certo si arricchiranno nel tempo con l’avvio di nuove ricerche scaturite dall’elenco dei 463 nomi segnalati nel volume. Di questi: 70 di questi si riferiscono a scuole, ditte, istituzioni, 393 fanno riferimento a persone, 31 non compaiono nei cataloghi ma sono emersi da altre fonti. Donne appartenenti alla nobiltà e alla borghesia colta che hanno fondato e aperto scuole professionali per l’insegnamento e la trasmissione di antiche tecniche avviando al lavoro molte altre sottratte alla durezza di quello in fabbrica o nei campi. Alcune straniere, ricercatrici, collezioniste di pizzi antichi e vari manufatti studiano e ripropongono grazie alla nascita con la riforma Gentile degli Istituti d’Arte e con ciò che la precede come le esposizioni di Monza e Milano, i corsi e le iniziative della Società Umanitaria dove hanno insegnato molte donne, a iniziare dalle presenti in mostra alla VII Triennale dedicata ai merletti e ai ricami, curata da Emilia Rosselli in Kuster, con quattro designer: Germana Cattadori, Carla Pagani, Anita Nespoli e Giulia Veronesi.
Da Elvira Luisa Morassi a Stefania Filo Spaziale
Tra il 1908 e il 1923 Maria Montessori è un punto di riferimento per la diffusione e lo sviluppo del suo metodo all’Umanitaria di Milano, sostenuta da Augusto Osimo che ha contribuito al rinnovamento della cultura del tempo. Tra le protagoniste si segnala Gaetana Calvi laureata in Ingegneria al Politecnico di Milano nel 1914; Elena Luzzatto in Architettura a Milano nel 1925. Nel 1927 Elena Campi diviene architetta e il suo lavoro viene pubblicato sul numero 11 di Domus. Elvira Luisa Morassi si diploma all’Istituto tecnico di Gorizia nel 1923, si iscrive ad Architettura a Milano e segue il corso di Piero Portaluppi. Completa la formazione nello studio di Ponti nel 1927 e si laurea nel 1928. È a Parigi l’anno seguente e rientrata a Gorizia è la prima donna italiana ad aprire un proprio studio. Nel 1933 partecipare alla V Triennale in rappresentanza dell’Istituto per l’artigianato e la Piccola Industria con un suo progetto per l’arredamento di Casa Media. Celestina Bellosi frequenta lo studio di Piero Portaluppi nel 1932. Stefania Filo della Torre di Santa Susanna è la prima iscritta all’Ordine degli Architetti di Napoli, con il numero 36. Realizzerà il primo grattacielo costruito nella sua città. La diplomazia rimane negata fino al 1960, quando la Corte Costituzionale stabilisce l’illegittimità della esclusione delle donne. Nel 1967 si aprono anche le porte delle caserme dove però potranno entrare solo nel 1999.
Le autrici del libro sulle progettiste delle Biennali di Monza e Triennali di Milano
Anty Pansera dopo gli studi di storia dell’arte e del design affronta la Storia e cronaca della Triennale (Longanesi, 1978); con Mariateresa Chirico e Cristina Daniele La Galleria Storica della Triennale (Charta editore, 2001) e ancora conChirico 1923-1930, Monza: verso l’unità delle arti (Silvana Editoriale 2004). Per l’interesse verso l’istituzione è nel CDA della Fondazione dal 2012 al 2015 e in seguito nel Comitato Scientifico. Mariateresa Chirico ricercatrice di storia dell’arte del XX secolo studia con particolare interesse il Futurismo, le arti decorative e applicate e il disegno industriale italiano. Recupera l’opera di figure femminili, affronta la produzione vetraria del Novecento con il Museo del Vetro di Altare, cura numerosi archivi di artisti. Il perché della dedica ad Athena la fornisce Chirico stessa ricordando che si tratta della dea della sapienza e della conoscenza, sue ragioni di vita, e la sacra civetta rappresenta la capacità di scorgere nella notte ciò che gli altri non vedono. Dea delle arti, industriosa e patrona di artisti apprezza l’ingegno e le creazioni della mente. Guerriera forte, indomita, armata di elmo, scudo e lancia, indossa la veste ricamata dalle fanciulle e rappresenta le donne segnalate nel volume perché capaci di lottare con capacità di discernimento e equilibrio.
Mario Pisani
Anty Pansera, Mariateresa Chirico ‒ Athena. Le presenze femminili delle Biennali-Triennali di Monza-Milano 1923-1940
Nomos Edizioni, Busto Arsizio (VA) 2024
Pagg. 402, € 29,90
ISBN 9791259581501
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