Case-vacanza d’autore: il Parco Architettonico di Torre del Mare di Mario Galvagni
Sull’opera architettonica di Mario Galvagni, e in particolare sulle prime ville realizzate a Torre del Mare, in Liguria tra Bergeggi e Spotorno, si è concentrato un festival di architettura dedicato alle vacanze. Ricostruiamo la storia del progetto
Come ogni anno, passati i mesi del letargo invernale, la stagione estiva torna ad animare le case-vacanza di Torre del Mare. E come ogni anno i tornanti che, a picco sull’acqua avvolgono questo scosceso sperone di roccia, tornano a brulicare di turisti vorticanti tra le residenze e la spiaggia. Tra questi – ben riconoscibili – notiamo i sempre più numerosi architetti quasi in pellegrinaggio tra le ville di Galvagni.
Emanuele Piccardo (architetto, critico di architettura, fotografo e filmmaker, con il contributo di Francesca Olivieri, Andrea Canziani ed Elena Vergnano ha diretto l’ultimo spin off del festival di architettura “Abitare la Vacanza”, ndR) ci ricorda che tutte le case che costituiscono l’attuale Parco Architettonico di Torre del Mare furono realizzate da un giovane Galvagni – appena ventiseienne – tra il 1954 e il 1960 su commissione di Pierino Tizzoni, imprenditore milanese e proprietario delle aree.
La storia del Parco Architettonico di Torre del Mare disegnato da Mario Galvagni
L’intento era quello di redigere un ampio Piano Urbanistico, capace di controllare minuziosamente lo sviluppo del sito. Il paesaggio, rimodellato da Galvagni, divenne il soggetto principale del piano, che dettò le linee guida per la realizzazione di tutte ville. In questi termini l’architetto osservava che “la peculiarità del terreno scosceso imponeva di costruire con il principio di adagiare le costruzioni al suolo […] a gradoni […] come le fasce dei terreni agricoli liguri, anche per preservare le vedute verso valle, libere” (M. Galvagni, Torre del Mare, in E. Piccardo (ed.) Holiday Houses (archphoto2.0, 2013)).
In un primo momento – seppur con quello scetticismo che ogni novità porta con sé – il progetto fu generalmente apprezzato dalla stampa locale e nazionale, riscuotendo un discreto successo mediatico. Torre del Mare, definita come una “modernissima città sorta dal nulla” (T. Malerba, Un paradiso terrestre tra l’azzurro: si chiama Torre del Mare, nd.) e dotata di tutti i comfort, fu descritta, su probabile indirizzo di Tizzoni, come un “verde angolo di paradiso […] costruito nella viva roccia” (V. Bessi, La prodigiosa nascita di Torre del Mare, Gazzetta del lunedì, 22 agosto 1960), perfino etichettata quale “la Brasilia italiana” (T. M., Torre del Mare è la Brasilia italiana, Reporter, nd.). E tra i suoi ospiti più noti, insieme alla modella Edy Campagnoli e al calciatore Lorenzo Buffon, Torre del Mare poté contare anche la giovane Ornella Vanoni che, innamorata della spiaggia di Bergeggi, posò per una famosa campagna pubblicitaria sul sito.
Le polemiche e lo stop al progetto dell’architetto Galvagni
Ma l’arrivo degli Anni Sessanta coincise anche con la grande battuta d’arresto del progetto. Le polemiche dell’opinione pubblica montarono in occasione della realizzazione della vasta piazza centrale, che l’architetto prevedeva circondata da alti edifici, il complesso delle Ninfee, descritti quale “attentato ai residui valori paesistici di Bergeggi” (G. Beniscelli, Torre del Mare, Il Secolo XIX, 14 febbraio 1962). È ancora lo stesso Galvagni a ricordarci che, su messaggio del soprintendente Armando Dillon, “una commissione dell’ordine degli architetti di Savona e di Italia Nostra, chiedeva di farmi togliere l’incarico” (M. Galvagni, Torre del Mare, op. cit.). L’obiettivo era quello di tornare verso una architettura neo-vernacolare, ben lontana dalle intenzioni del milanese. A seguito di numerose pressioni, Tizzoni vendette le proprietà e Galvagni, impossibilitato a proseguire sulla sua linea di progetto, si ritirò dal sito, abbandonando la sua opera morfologicamente incompleta.
Quale eredità per i “sondaggi anomali” di Galvagni a Torre del Mare?
Oggi, superata la “retorica del genio incompreso” (A. Benetti, L’architettura di Mario Galvagni oltre la retorica del genio incompreso, Domus, 09 aprile 2020) oscurato dalla sua stessa aurea sfortunata, il tema dell’eredità modernista e della futura conservazione di Torre del Mare viene a porre nuovi interrogativi. Come osservava Bruno Zevi “Galvagni resta problematico, sfuggente, in parte almeno contraddittorio. I suoi meriti sono però incontestabili” (B. Zevi, Mario Galvagni: quattro decenni di sondaggi anomali, L’architettura: cronache e storia, 449, 1993). E questo preciso atteggiamento caratterizza in modo inequivocabile le sue prime opere, i suoi “sondaggi anomali” (ibid.). Il corpus edilizio del parco architettonico, spalmato in sei anni di intensa attività, offre in prima istanza una chiara testimonianza della visione progettuale unitaria di Galvagni come anche dell’evoluzione nelle sperimentazioni architettoniche e tecnologiche.
Le prime ville e l’originaria palazzina per uffici (1954), che, come un manifesto, apre le porte dell’intero complesso, sono iscrivibili “in un intenso discorso ecologico-formale unitario di quegli anni” (M. Galvagni, Itinerario geo-biografico architettonico, L’architettura: cronache e storia, 449, 1993), dove la forma è indagata in relazione al contesto paesaggistico. Per Galvagni, infatti, l’Ecologia della Forma è una sperimentazione compositivo-progettuale, un insieme di componenti morfologiche e sociali, che trova le sue origini nella “ricerca delle forme madri (le matrici Formali) presenti e stratificate sul territorio estetico locale” (M. Galvagni, La mia architettura a Torre del Mare – Experimental, in Archphoto, 2013). Su queste premesse vengono elaborate quasi tutte le case, finché sul finire degli Anni Cinquanta, si osserva l’introduzione di ulteriori sperimentazioni costruttive, basate sull’impiego di gusci autoportanti con orditura di rete metallica e malta di cemento intonacata. Ne sono esempi Casa Gianoglio (1958-1960) e Casa Reale (1958-1960), con il gruppo plastico del portico “in mimesi simbolica con le corolle dei fiori selvatici locali” (M. Galvagni, Itinerario geo-biografico architettonico, op. cit.).
Il futuro del Parco Architettonico di Torre del Mare
Complessivamente, Galvagni realizzò a Torre del Mare venti edifici residenziali, coordinati da un piano urbanistico d’insieme, il sistema di arredo urbano, il piano paesaggistico e del verde, la rete infrastrutturale, con il passaggio sotterraneo che, superando la via Aurelia, collega il sito direttamente alle spiagge. Qui l’architetto disegnò anche parte dei bagni e le cabine per i turisti, concepite esse stesse come piccole architetture in dialogo formale con le soprastanti abitazioni. Rimasero invece su carta la grande piazza di Torre d’Ere, con il Complesso delle Ninfee, un maggiore centro balneare e il porto, necessario per un servizio sottomarino pensato a collegamento del litorale con l’antistante isola di Bergeggi.
Appare allora evidente il carattere moderno di una progettazione pressoché totale, in cui le singole ville non sono altro che organi di un sistema più ampio e articolato. Purtroppo, oggi, complici l’incompiutezza del progetto e la sovrascrittura del sito con numerosi altri edifici estranei, risulta complesso percepire la portata unitaria del piano urbanistico. In questa direzione opera la soprintendenza locale, con il vincolo paesaggistico e la normativa urbanistica relativa al Parco Architettonico, inteso come zona omogenea e diffusa del piano regolatore. E in questa direzione si potrebbe porre l’interrogativo sull’eredità di un delicato corpus architettonico, la cui conservazione dovrebbe superare la scala dell’intervento sul singolo oggetto per integrarlo in una più approfondita strategia d’insieme.
Giuseppe Galbiati
Abitare la Vacanza_off è promosso da Comune di Bergeggi e Area Marina Protetta Isola di Bergeggi nell’ambito del progetto finanziato da Fondazione Compagnia di San Paolo “Le rotte dell’isola – Territori in luce. Valorizzare le identità culturali dei luoghi per sviluppare il turismo sostenibile”, ed è curato da Francesca Olivieri, Emanuele Piccardo, Elena Vergnano, con la collaborazione e supervisione scientifica di Andrea Canziani. Il festival è organizzato dall’associazione culturale plug_in, con il supporto dell’associazione Proloco Bergeggi, dell’associazione culturale l’Izua di Bergeggi, la collaborazione delle Guide del golfo e con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti PPC di Savona.
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